CAPITOLO 27

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Ci misero un giorno intero a tornare verso la locanda. Avevano cancellato le tracce e impiegato incantesimi per evitare che i cadaveri potessero essere utilizzati da altri negromanti.

Durante il ritorno, Dyra forzò Ben a parlare o, per meglio dire, a sfogarsi. In effetti non sapevano neanche se il ragazzo era stato avvisato in merito a cosa avrebbe potuto vedere. Lashrael stette al gioco, ma era di cattivo umore.

Una volta raggiunta la locanda cercarono Warren per incontrarlo il prima possibile e affidargli Ben. Gli raccontarono tutto, con il giovane presente, poi Warren li lasciò andare, perché attendeva ancora il ritorno degli altri. Sporchi di sangue, terra e muschio, il Drow e la donna si presentarono al bancone, con l'oste che li rimproverò.

«Mi spaventerete la clientela. Filate a pulirvi, disgraziati!»

In effetti non dovevano essere un bello spettacolo, considerò il ranger. Si rivolse quindi a Daw. «Vieni con me?»

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Si alzò dal bancone e lo seguì. Una volta nella stanza gli disse di spogliarsi mentre preparava l'acqua. «Ti aiuterò a lavarti i capelli,» disse, notando che erano pregni di sangue secco e gli dei solo sapevano cos'altro.

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«Farei prima a tagliarli, ma adesso non ne ho proprio voglia,» replicò. Tra lividi scuri, sangue e quant'altro avrebbe dovuto cambiare l'acqua almeno tre volte. E tutto per un nulla di fatto.

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«Mi piacciono i tuoi capelli.» Preparò dei panni puliti e il sapone. Lanciò un'occhiata a Lashrael, tanto sapone.

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«Forse quando sono puliti, ora sono un groviglio di non so neanche cosa,» osservò il sapone. «Fai bene a fare scorta, perché prevedo un bagno lungo e insaponato!» sorrise. «Pensi che Ben si riprenderà dall'esperienza?» chiese divertito.

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«Deve farlo, questa è la vita che si è scelto.» Si sistemò dietro di lui e gli fece scendere acqua sul capo, bagnando i capelli e le spalle. E poi sfregò bene il sapone, iniziando a insaponarlo. «Hai delle ferite di cui non mi sono accorto?»

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«Purtroppo per la maggior parte di noi non è una scelta, ma una necessità,» mormorò. «Tranne tagli sul viso, sulla gamba destra, un ginocchio e un fianco battuti, credo di no. Forse in fronte.» Disse, mentre si rilassava.

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La schiuma si tinse di uno sgradevole color marrone. Gliela sciacquò via. «Hai ragione, meglio cambiare l'acqua.» Mentre si alzava gli osservò la fronte, c'era un taglio vicino al sopracciglio, ma non sembrava grave. «Chiamo il garzone per l'acqua,» disse, poco prima di uscire.

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Annuì stancamente.

Quando Daw fu uscito, si tirò su,ma non uscì dalla vasca. Il pensiero fisso lo martellava, aveva intenzione di tornare là sotto, doveva solo trovare i tempi giusti. Si strizzò le ciocche dei capelli, che grondavano acqua mista a sapone e schifezze varie. Uscì mettendo i piedi sul panno steso a terra che si macchiò dello stesso colore dell'acqua.

Poco dopo rientrò Daw seguito dal garzone con i secchi di acqua pulita. Quanto sarebbe rimasta limpida?

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Quando il garzone terminò di riempire la tinozza, Daw riprese in mano un altro pezzo di sapone. Di nuovo gli insaponò i capelli e le spalle. «Allora, cosa ne pensa Warren della situazione? Avete preso una qualunque decisione in merito?»

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«Quando lo abbiamo incontrato stava ancora aspettando gli altri perlustratori. Non è contento, ovvio. So che ha contattato i suoi alleati, dovrebbero incontrarsi nei prossimi giorni,» spiegò. «Gli ho proposto di tornare là, dire che si è irritato è poco!» sorrise ironico. «Ma ci sto veramente pensando, con il suo permesso o senza.»

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«Tornare nel Sottosuolo? E quale sarebbe il tuo piano, esattamente?»

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Lo guardò. «Farne fuori il più possibile. Mi sento impotente e ho bisogno di sfogarmi. Ti sembra sensato?» disse ridendo.

Strange Story - Daw e LashraelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora