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Sento il rumore scomparire del tutto. Sono i miei pensieri mescolati alla mia vergogna ad affogarli. Non ascolto le urla di Aiden, probabilmente mentre dice a Kyle di "andare a fanculo". Non voglio alzare lo sguardo sul finestrino, incontrare lo sguardo del ragazzo che pensavo di conoscere, almeno quel che bastava per non pensare fosse un mostro. Mentre adesso...

Rimango immobile sul sedile, lo sguardo puntato sulle mie ginocchia e le mani posate su esse. Kyle si siede accanto a me per partire con rapidità e lasciare la spiaggia in pochi secondi. Non lo faccio, ma so che se mi voltassi vedrei Aiden dare un calcio a qualcosa per la rabbia.

«Ju. Ti senti bene?», mi domanda preoccupato Kyle. «Perché stai piangendo?»

Mi posa una mano sul braccio e alzo lo sguardo sul suo viso con confusione. È impallidito, probabilmente perché Aiden lo ha spaventato.

Mi sta venendo la nausea. «Non lo so... Non... Non sento niente.»

È la verità, è tutto così surreale che parte di me non ha ancora accettato ciò che è successo. 

«Cosa è successo, Ju? Puoi dirmelo. Sempre se te la senti», mi rassicura, ma io annuisco piano.

Non me la sento, ma so che parlandone con Kyle forse quel vuoto nel mio petto potrebbe cessare.

Mi asciugo le guance ancora umida dalle lacrime per tirare su col naso.

«Penso- cioè-so che mio padre... e il signor Houston hanno pagato Aiden per uscire con me-»

«Cosa? Tuo padre? Che significa che lo hanno pagato?», domanda perplesso, per poco non frena di colpo.

Neanche io so cosa significhi. Non ho idea di come tutto ciò possa fare senso. Sbuffai per lasciarmi andare sul sedile.

«Non so cosa significhi. Aiden non è mai stato con me perché mi trovava interessante... ero il suo lavoro suppongo», rispondo in un sussurro.

Dirlo ad alta voce rimpiazza il vuoto nel mio stomaco col dolore.

«Lo hanno pagato?», mi chiede a bocca aperta e io annuisco. Kyle si volta sconvolto verso la strada e io faccio lo stesso. «Che pezzo di merda... Sai perché?»

«No», rispondo secca.

Non ho idea di come Aiden abbia trovato la crudeltà per fare una cosa del genere. Kyle mi prende la mano nella sua per accarezzarla con compassione.

«Non pensavo fosse capace di una cosa del genere», ammette. Neanche io.

Sento la nausea in me crescere, non voglio più pensare a lui. 

«Ma tuo padre? Cosa... perché?», domanda sconvolto, più a sé stesso che a me. Un'altra domanda a cui non ho una risposta. Un'altra domanda che fa crescere il dolore in me, ma anche il bisogno di ricevere una risposta.

«Non lo so. Non capisco niente, Kyle», singhiozzo per affondare il viso nelle mani. È come se la mia realtà fosse stata capovolta di colpo. 

«Vedrai che si sistemerà tutto...», prova a consolarmi, ma sappiamo entrambi che non è così. Non penso sia possibile.

Sento il mio telefono vibrare ma quando vedo il nome di Aiden sullo schermo lo silenzio. Leggere il suo nome mi fa pentire di tutto le scelte che ho preso da quando lo conosco.

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