Way back home

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(Way Back Home - SHAUN)

Quella fu un'estate da record per Lormetto - borgo remoto del nord, immerso nel più bel verde del Paese. Stava soffrendo il caldo molto più che la capitale, dove trentacinque gradi erano la prassi, e le conseguenze si potevano ben vedere riflesse sulle vite dei suoi circa novecento villeggianti, solo settecento che vi dimoravano tutto l'anno.

L'anziana proprietaria del negozio di stoffe di Via Montalcini seguiva con sguardo dispiaciuto i turisti stranieri passeggiare, cartina alla mano e macchina fotografica penzolante sul petto. Talvolta metteva fuori dalla porta del piccolo localetto una cesta di vimini piena di bottiglie d'acqua, vendute ad appena cinquanta centesimi. Le dispiaceva, del resto, non poter essere utile tanto quanto il signor Brozzi, che gestiva l'unico bar di tutto il paesino e si trovava lontano dalla piazza principale.

Tutti volevano bene all'amorevole signora Park, che pochi anni prima, alla morte del marito, aveva lasciato la lontana Corea del Sud per trovare pace nel suo paese preferito, l'Italia. Le guance piene, gli occhi vispi e il sorriso sempre spalancato sul volto. Ella era proprio una donna in gamba: in un paio d'anni e senza l'aiuto di nessuno aveva trovato una sistemazione ed era riuscita ad avviare una piccola attività, e non perché i soldi le mancassero, anzi. Il figlio era avvocato e il nipote un cantante di fama mondiale. Entrambi si occupavano di lei a distanza (più economicamente che altro) e lei accettava la cosa senza troppi complimenti. Era arrivato il suo turno di fare la bella vita, anche se la compagnia degli anziani di Lormetto poteva soddisfarla solo fino ad un certo punto.

La gioia più grande, però, non tardò ad arrivare. Il suo vecchio Nokia le squillò dal bancone della cucina, mentre una grande pentola di riso borbottava sul fornello - la signora Brozzi le aveva portato della verdura fresca, sarebbe stato uno spreco non farci del buon bibimbap!

Il nome di suo nipote spiccò sullo schermo, e con gioia la donna rispose: «Mio piccola Jiminie!»

Dall'altro capo la voce sottile del ragazzo le scaldò il petto. Parlava sottovoce, probabilmente lì era notte fonda: «Ciao halmnonie, ti disturbo?»

«Certo che no, caro. Come stai? Come state tutti? I tuoi amici? L'altra sera hanno parlato di voi alla televisione...»

Due cose erano sicure riguardo la signora Park: la prima, era una bella chiacchierona. La seconda, era la fan numero uno del nipote. Guardava sempre il telegiornale, la sera, sperando che il volto del suo bel bambino comparisse in primo piano. A parte qualche foto incorniciata, il suo volto non lo vedeva mai. Certo tutti i cambi di colore di capelli che il suo Jiminie faceva la lasciavano un po' confusa, ma voleva sincerarsi che almeno il suo sorriso rimanesse sempre lo stesso nel tempo.

«Stiamo tutti benone, nonna. Hanno detto cose belle, vero?» Accennò ad una risata genuina.

«Dicono che andrete in vacanza finalmente!» La signora Park sapeva che il ragazzo viveva la sua carriera tanto con passione quanto con stress, e non vedeva l'ora che si riposasse un po'.

«Esatto. Sei pronta a vedere il tuo nipote preferito dopodomani?»

La signora Park rispose a due toni più alti: «Oh, che bello, joka. Non vedo l'ora di averti fra le mie braccia.»

Un nuovo sorriso si aprì sul volto dell'anziana signora, che si preparava a riverire il ragazzo come fosse stato il principe di Corea più illustre di sempre.

Qualche giorno addietro (il ventidue agosto duemiladiciotto, per la precisione) giunse a Lormetto la nipote dei signori Brozzi, che da piccola era solita passare l'estate nel piccolo paese. Le giornate allora si srotolavano tutte fra una partita a palla e gare in bicicletta nella piazzetta con i suoi amici, per poi la sera guardare i fuochi d'artificio del paese vicino dalla torre di guardia delle vecchie mura. Poi tutti i bambini si erano fatti ragazzi, e nelle loro vite non c'era più stato spazio per Lormetto. Ma si sa, prima o poi nella vita si vuole ritornare nei propri luoghi d'infanzia, e così fece Rachele, che ormai ventiduenne ed indipendente pensava sempre più con nostalgia alla sua bambinezza. Era ormai la sua terza estate consecutiva che tornava a Lormetto da quando aveva dodici anni, giusto per stare qualche giorno in un posto fresco ed in compagnia dei nonni materni. Non che con loro avesse mai avuto chissà che rapporto: erano il tipo di anziano tradizionalista e un po' ottuso, che vede solo il suo orto e al massimo quello del vicino, nulla di più. Le volevano bene, certamente, ma erano sempre pronti a guardarla con occhio critico... e per quello bastavano i suoi.

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⏰ Last updated: Aug 19, 2020 ⏰

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