Niente, non è successo niente

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capitolo 38

«quindi, se il volume si sottrae

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«quindi, se il volume si sottrae..»

«il risultato è diciotto metri cubi!»

«esatto, strano che sia così ma è esatto!»

Angelica gettò le braccia al collo di Cristian e lo strinse così forte che a breve gli avrebbe staccato la testa dal resto del corpo, ma almeno era per una buona causa.
Era il giorno successivo a quando presero insieme quel gelato, dato che avevano entrambi il pomeriggio libero, Angelica aveva convinto Cristian senza troppi sforzi a fare almeno una parte dei compiti.
Aveva appena scoperto che il ragazzo era perfino molto più bravo di lei in geometria e anche un po' in matematica, solo che non avendo mai aperto un libro neanche per sbaglio, non sapeva neanche lui che in realtà quell'abominio chiamato scuola, impegnandosi non era troppo difficile.

«è il quinto problema che risolvo senza intoppi, capisci?» disse il rosso ancora sbalordito di sé stesso.

Lei gli lasciò un bacio tra i capelli e ritornò sulla sua parte del letto a gambe incrociate, senza però togliersi quel sorriso dal volto che non intendeva scomparire a breve.

«mi sa che domani la prof cade dalla cattedra, il che non sarebbe un male dato che ogni anno mi mette il debito..»

«ehi fai il bravo tu, non rispondere male e mostrale i problemi fatti bene, poi se serve rifalli alla lavagna per dimostrarle che non hai copiato o robe del genere» disse Angelica lasciandogli un bacio in guancia e alzandosi dal letto.

«perché mi sa di "devo andare e ci vediamo domani?"»

«perché se torno di nuovo dopo l'una a casa mio padre mi polverizza con lo sguardo, però se vuoi domani mattina prima di scuola ripetiamo»

«ehi okay che ho capito come si fanno questi benedetti problemi, ma non intendo usare il nostro tempo solo per studiare»

«allora ci vedremo direttamente dopo scuola»

«e chi ha detto che non voglio vederti di mattina, però potremmo fare altro invece di studiare..»

La frase del ragazzo venne interrotta da uno schiaffetto sulla nuca da parte di lei, la quale roteò gli occhi al cielo divertita e lo baciò soffermandosi forse un po' troppo su quel contatto.
Quando però la situazione stava degenerando, facendo leva su quel briciolo di lucidità che aveva ancora si staccò da lui, per poi mandargli un bacio volante ed uscire di casa.
Sul suo display c'era segnato "23:06", non era neanche troppo tardi rispetto a quando stava serate intere in compagnia di Cristian.
S'incamminò e intanto canticchiava vagamente una canzone col labiale, le strade erano totalmente isolate, ma non voleva ugualmente cantare ad alta voce come se nulla fosse.
Passarono diversi minuti, si trovava a metà della strada tra casa sua e quella di Cristian, almeno finché il silenzio tombale di quella notte venne sostituito da alcuni sussurri a poca lontananza da lei.
Iniziò a girarsi intorno senza smettere di camminare, e a circa venti metri di distanza due ragazzi andavano nella sua direzione, guardandola e parlando sottovoce.
La ragazza deglutì a fatica e afferrò il telefono per qualsiasi evenienza, infondo era sempre una ragazzina in confronto a due uomini molto più grandi.

«ehi bambolina, dove te ne vai tutta sola?» disse uno di loro ad un tratto facendole gelare il sangue nelle vene.

Velocizzò il passo e aprì la chat dei di suo padre per chiedergli di arrivare quanto prima, nel mentre cercava di notare se ci fosse qualche luogo pubblico nei dintorni.
I due uomini continuavano a chiamarla, quando ad un certo punto vide le luci di un pub a pochi metri.
Non ci pensò neanche un secondo, ci entrò e si diresse verso la parte con più gente per non essere in pericolo.
I due non entrarono nel pub, ma ugualmente non si sentiva bene al cento per cento.

«ehi, devi ordinare qualcosa?» chiese il barista vedendola col braccio poggiato al bancone e l'affanno.

«eh? No no, dovevo.. nulla lascia stare, due minuti e vado» balbettò lei aprendo la chat di suo padre sperando che rispondesse, aveva appena letto il messaggio.

«posso darti un bicchiere d'acqua?» aggiunse il ragazzo da dietro al bancone.

«si, magari quello si»

La bionda afferrò di fretta il bicchiere e lo buttò giù mentre leggeva il messaggio di Niccolò, il quale le chiedeva dove fosse di preciso, ma quando stava per rispondere, pian piano le si appannò la vista.
Il liquido le stava ardendo in gola e la testa stava iniziando a girare, come se non ci stesse capendo più niente.

«ci si rivede, piccolo angelo»

Quella fu l'ultima frase che sentì pronunciare, prima di vederci definitivamente nero e perdere anche la forza di rimanere in piedi.

[...]

«Angelica! Cristo santo Angelica svegliati o giuro che ti porto in ospedale!»

Angelica aprì gli occhi pian piano, prima vide un po' sfocato, poi sbattendo le palpebre iniziò a vederci qualcosa.
Davanti a lei c'era il viso nettamente preoccupato dei suoi genitori e vicino quello di suo fratello, i quali la fissavano sperando in una risposta per tutto ciò che era successo.

«ti senti bene?» chiese Sara spostandole piano i capelli dal viso.

«io.. mi spiegate che è successo?»

«ma spiegamelo tu angè» disse Niccolò mostrandole il telefono.

Lei gli aveva mandato un messaggio con scritto l'indirizzo del pub, eppure non ricordava di averlo fatto.

«ma questo non è niente, ti ho trovata svenuta su un divanetto di questa discoteca del cazzo, con la maglia messa male e i leggins ancora peggio»

«ma che..che cosa!? Io non ho fatto niente! Ricordo solo che..»

In un momento tutto i pezzi si collegarono, e nonostante non ricordasse niente, aveva una mezza idea per il suo istinto di quello che fosse successo, quindi afferrò il telefono per cercare di confermare i suoi dubbi.

"Luca Rossi:
Se non vuoi che il tuo Cristian e i tuoi cari genitori vengano a sapere che sei venuta a letto con me in un qualunque bagno di discoteca, ti conviene tacere e allontanarti dal tuo ragazzo, potrebbe finire male sia per te che per lui"

Schiuse le labbra e rimase con quasi poco e nulla di ossigeno nei polmoni, non riusciva a credere a ciò che aveva letto.

«allora? Che è successo!»

«niente, non è successo niente»

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