Dimenticami Angelica, sarà meglio per te

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capitolo 49

«che non ricapiti più»

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«che non ricapiti più»

La professoressa di filosofia, dopo aver riconsegnato i cellulari ad Angelica e Cristian, aprì il cancello e i due, mano nella mano, varcarono l'uscita.
In quelle ore non fecero granché, per lo più del tempo rimasero nella stessa posizione, lei fra le sue braccia mentre si sentiva sicura e protetta dopo tanto tempo.
Cristian invece aveva la testa piena pensieri, voleva capire cosa ci fosse alla base di tutto, quale fosse la goccia che aveva fatto traboccare il vaso o se ancora dovesse esserci.
Ancora non riusciva a togliersi da davanti agli occhi i lividi che aveva Angelica sparsi per il corpo, se gli fosse capitato Luca davanti probabilmente non sapeva neanche lui fin dove si sarebbe spinto.
L'unica condizione che pretesero entrambi per passare quelle ore in tranquillità, era cambiare totalmente argomento.
Non parlarono di quei giorni passati uno schifo, anzi, di qualsiasi cosa tranne quelli.

«mi ha chiamato.. più volte» prese parola la bionda stringendo un po' di più la presa delle loro mani.

«ascolta Angè, te con Luca non ci torni, va bene?
Se devi uscire magari ti accompagno, non perché voglio farti da bodyguard, ma perché sto cojone è capace di tutto a questo punto»

Angelica avrebbe tanto voluto rispondergli che in realtà lui neanche aveva idea di ciò che Luca aveva fatto, di ciò che ancora c'era dietro e non conosceva, eppure tacque.
Fece un segno con la testa per confermare e s'incamminarono verso la via di casa.
Era da molto che non passeggiavano insieme come se nulla fosse per le strade di Roma, quei giorni erano stati per entrambi difficili, ed era proprio per quella motivazione che forse non andava tutto nel migliore dei modi.
Arrivarono a casa di lei nel più totale silenzio, non dissero neanche mezza frase, ma appena si avvicinarono al via letto ci fu tutto tranne che il silenzio.

«Luca!?» disse lei confusa vedendo il biondo di fianco a suo padre.

«papà io..»

«da quando hai già un'altra relazione e io non ne so niente di niente?» disse Niccolò incrociando le braccia al petto e guardando sua figlia senza far trasparire alcuna emozione.

«relazione proprio un cazzo, che lei hai fatto, eh?» s'intromise Cristian avvicinandosi a Luca, per poi mettergli una mano al collo e farlo indietreggiare.

«calmi tutti e due, che cos'è questa storia? Poi tu e Angelica non vi eravate lasciati?»

«papà per favore! Luca non è il mio ragazzo, qualsiasi cosa ti abbia detto, e io non do nessuna spiegazione» parlò questa volta Angelica, mettendosi tra Cristian e Luca così da non farli scontrare nuovamente.

«neanche per sogno signorina, è quasi un mese che ti comporti in questa maniera, ti hanno messo in punizione a scuola, prendi insufficienze gravi, lasci Cristian senza nessuna motivazione e come se non bastasse si presenta un ragazzo che non conosco a chiedermi di te, definendoti la sua fidanzata per giunta!
Adesso o parli o niente, capito?»

«infatti Angelica, digli quello che è successo, digli tutto» disse Luca con un sorrisetto in volto mentre indicava di poco Cristian con la testa, sapeva che lei non avrebbe detto mezza parola.

La bionda si guardò intorno e deglutì a fatica, se avesse dato ascolto a suo padre sarebbe finito tutto, ma allo stesso tempo Cristian avrebbe sentito e gli avrebbero fatto del male.

«di lui ne ho sentito parlare a scuola, mai visto prima da vicino, sapevo solo il suo nome.
Cristian l'ho lasciato perché non provo niente, di studiare non ne ho voglia e dove passo il pomeriggio sono cazzi miei, ti basta papà?» disse lei ad alta voce, per poi superare suo padre con una spallata e rientrare in casa.

Non stette nemmeno a sentire i rimproveri di Niccolò, corse per le scale chiudendosi in camera sua e si poggiò contro la porta, lasciandosi pian piano scivolare sul pavimento.
Non aveva avuto nemmeno la faccia di guardare Cristian mentre diceva, per l'ennesima volta poi, che per lui non provava niente.
Non l'avrebbe biasimato se quel pomeriggio passato tra baci e abbracci lui l'avesse ormai considerato un modo per passare il tempo, date le cavolate che aveva detto lei più volte.
Nemmeno ebbe le forze di piangere, a che sarebbe servito?
Ormai non faceva altro, passava pomeriggi infernali, tornava a casa e piangeva, piangeva fino a concludere le lacrime.
Ma quella volta fu diverso.
Sapeva che era tutta colpa sua, che se avesse parlato forse avrebbe risolto qualcosa, e invece era stata ancora zitta.
Tutte le volte che a scuola parlavano di violenza di genere, tutte le volte che aveva sentito la frase "stare in silenzio non sarà mai la soluzione, bisogna confidarsi per far finire tutto", non erano state abbastanza.
Alzò il capo chinato sulle ginocchia dato che il suo telefono iniziò a squillare, si aspettava che fosse suo padre, e invece fu tutt'altro.

"cri♡︎:
Scendi in piscina se non vuoi che me ne vada senza nemmeno una spiegazione, hai due minuti"

Percepiva la freddezza di quelle parole, il dolore con cui erano scritte.
Si passò le mani sul viso e prese un bel respiro, in qualsiasi modo non sarebbe stata un'impresa facile.
Uscì dalla finestra e scese dal balconcino come spesso faceva Cristian, solo che, essendo molto
Meno agile, rischiò di cadere una più volte.
Arrivando tutta intera, si avvicinò piano al bordo della piscina che avevano a casa, lui era seduto su una sdraio ed era di spalle.
Appena anche lei prese posto, Cristian voltò solo di poco la testa nella sua direzione, guardandola con uno sguardo forse mai visto prima.
Era anche peggiore di quello che ci fu il giorno in cui lei e Luca si baciarono, molto peggio.
In quel momento era ferito, ma lì.. lì era indifferente.
Come se avesse smesso di amarla, come se l'odio avesse accecato l'amore che provava nei suoi confronti ancor prima di ammetterlo.

«grazie per avermi illuso una seconda volta, e per esserti fatta quasi perdonare quando nemmeno avrei dovuto rivolgerti la parola» disse il rosso tenendo i gomiti poggiati sulle ginocchia.

«mi..»

«oh no, non provarci nemmeno.
Non pensare neanche di nominare un "mi dispiace", com la stessa bocca due minuti fa non solo hai risposto a tuo padre come se fossi sua sorella invece che sua figlia, mi hai anche ammesso che prima, tutte le ore che ho passato a stringerti più che potevo tra le mie braccia, tutte le ore che abbiamo passato insieme tra baci e altro come se non fosse successo nulla, erano un gioco.
Ma sai che c'è?
Quando tu mi consideravi uno stronzo, io in realtà di tanto in tanto andavo con le altre perché avevo paura di innamorarmi di te, perché avevo paura che mi facessi male, e l'hai fatto.
Ho provato a fidarmi, non una ma ben due volte, e tu?
Tu mi prendi in giro, mi manipoli come se fossi una marionetta a tuo piacimento e non provi neanche a darmi uno straccio di spiegazione.
Hai detto che è colpa di Luca, si?
Eppure non vuoi dirmi perché, potresti risolvere tutto e magari avere come risultato la nostra felicità, e invece no.
C'è di nuovo che adesso non mi interessa più la motivazione per cui è successo tutto questo, io ho provato in tutti i modi a capirti nonostante stessi soffrendo, tu non l'hai fatto.
Forse se provassi ancora qualcosa per me ti farebbe male, e nel caso fosse così, sappi che non me ne frega niente.
E non me ne frega perché tu hai fatto male a me, più di quanto immagini, e a te non è importato, hai continuato a fare ciò che stavi facendo.
Non voglio nemmeno una risposta, non voglio che parli perché neanche voglio sentirti più.
Hai sempre saputo che sono introverso, che non mi piace aprirmi con nessuno, e che tu eri l'unica persona che consideravo prima un'amica e poi la mia ragazza.
Adesso, per tua informazione, fai parte di tutto il resto del mondo, sei uguale a loro per me, quindi non sei niente.
Ci vediamo alla prossima cena di famiglia, sempre se ti rivolgerò un mezzo sguardo o se mi degnassi di salutarti.
Dimenticami Angelica, sarà meglio per te.»

Rimise il suo giubbotto di pelle, alzò gli occhiali da sole sugli occhi per non far vedere quel filo di lacrime e lasciò casa, rimanendo lei lì, con la consapevolezza di aver perso tutto, con la consapevolezza di essere rimasta sola e che lui non sarebbe tornato, lei l'aveva ferito, ormai era tardi.

Sei bella come Roma 2 Where stories live. Discover now