57- Insieme

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E il bello è che ero davvero convinta di arrivare così, tranquilla, al Campo.
Ma quanto posso essere scema?

Siamo in marcia da un quarto d'ora circa, ormai avvisto con gioia in lontananza la parte boscosa di Long Island, dove risiede la mia meta, quando qualcosa sembra decidere che il viaggio finora è stato troppo facile.

O qualcuno.

Le macchine davanti a noi sbandano, come per evitare un'ostacolo improvviso, creando un tamponamento a catena in cui rimane coinvolto anche il mio fantastico taxi. Il vecchietto alla guida tira fuori insulti sorprendentemente coloriti verso i pessimi guidatori newyorkesi, ed è così preso dalla sua filippica (intermezzata da apprezzamenti sulla sua scelta musicale) da non rendersi conto che me la sono svignata.
Scusa nonnetto, ma sono di fretta. E questa situazione mi puzza.

Sarà che ti devi fare una doccia?

Sarà che devi tacere una buona volta?

Mi allontano in fretta dalla strada, e solo quando sono al sicuro sul marciapiede, in un angolo nascosto fra due negozietti, scandaglio la zona. Apparentemente non c'è niente che abbia causato l'incidente, e questo non può che insospettirmi ulteriormente.

Inizio a camminare velocemente, con l'unico obiettivo di allontanarmi da lì. Mentre passo davanti a un espositore rubo al volo un paio di occhiali e un cappellino, che infilo subito cercando di passare inosservata.
Mi complimento da sola quando, dopo una ventina di metri, ancora nessuno mi urla contro o insegue.

Alyssa Mickaelson passione furti.

Già, dovrebbero prendermi per il cast del prossimo Ocean.

CERTO, vai convinta.

Sbuffo e mando allegramente al Tartaro la mia coscienza, intanto che allungo il passo. Uno strano presentimento mi attanaglia sempre di più, portandomi a controllare continuamente di non avere nessuno alle calcagna.

E la sensazione si fa reale quando una mano mi agguanta il braccio, costringendomi a fermarmi e a girarmi. E indovinate un po' chi ho davanti?
Esatto. Sempre mister bodyguard.

Mi sfilo con furia gli occhiali, solo per permettergli di vedere meglio la mia faccia arrabbiata.
A: "Per l'ultima volta. Lasciami andare. Non puoi costringermi a seguirti."

K: "E tu non puoi costringermi a vederti morire."

Lo guardo male, sollevando le sopracciglia.
A: "La soluzione è palese, e lo sai benissimo. Non attaccare. Tuo padre non può costringerti, e sono certa che quando sarà chiarito tutto Chirone ti riammetterà al Campo."

Mi rendo conto che le mie parole possono essere suonate più come una supplica troppo tardi, ma ormai è fatta.
Kailen sembra cedere, l'insicurezza palese sul suo volto.
K: "Io..."

Andiamo con la carta vincente?

Ci sto.

Lo guardo implorante, mordendomi il labbro.
A: "Fallo per me."

Il suo sguardo sembra spezzarsi, insieme con le sue certezze.
E all'improvviso fa quello che mai mi sarei aspettata.

Ci metto qualche secondo buono a rendermi conto che sì, le sue labbra sono davvero sulle mie, morbide e calde, confortevoli e accoglienti, e le sue mani sono ora sulle mie guance. Non fa nulla, resta con le labbra premute sulle mie, ma già questo gesto riesce a mandarmi fuori di testa.

Non mi rendo neanche conto di quello che faccio, quando lascio scivolare le mie mani fra i suoi capelli, e inizio a ricambiare il bacio, che si fa improvvisamente più acceso. Ed è in questo momento che realizzo quanto possa aver desiderato questo contatto, così semplice ma pieno di parole non dette e sentimenti a lungo repressi.

Underwater - Figlia di PoseidoneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora