Teardrops, feelings and brand-new eyes

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"Dobbiamo parlare."

Aveva pronunciato quelle parole più volte di quante ne ricordasse, nelle ultime settimane. E tutte le volte non era riuscito a cavare un ragno dal buco.

Ma Albus non si sarebbe arreso: conosceva Scorpius troppo bene per costringersi a credere a quello che lui gli aveva detto per giustificarsi. Lo vide annuire, stancamente.

Chiuse la porta del dormitorio alle sue spalle e si avvicinò lentamente al suo migliore amico. Rimase lì ad osservarlo per qualche istante silenzioso, poi si sedette di fronte a lui e si chinò in avanti, fissando gli occhi verdi nei suoi.

Scorpius parve a disagio. Al lo vide farsi più teso e rigido, e i suoi occhi velarsi di un gelido distacco.

Strinse la mascella, rabbioso, osservando i solchi scuri che gli segnavano lo sguardo, le mani serrate in una posa innaturale, le vene bluastre dei polsi in rilievo. Era teso, e più determinato che mai a tenerlo fuori da tutto ciò che gli frullava per la testa.

"Ascoltami bene..."

Scorpius distolse lo sguardo. Al se l'era aspettato, era esattamente ciò che aveva fatto tutte le volte che aveva tentato di parlargli: aveva distolto lo sguardo e aveva continuato a mentirgli. Ed erano settimane che Albus tentava di capire perché Scorpius si stesse comportando in quel modo, perché avesse deciso di punto in bianco di interrompere qualcosa che, lo sapeva, lo aveva reso più felice di qualsiasi altra cosa da un po' di tempo a quella parte. E perchè avesse deciso di mentire anche a lui.

"Questa è l'ultima volta, Scorp. Non tenterò di parlarti di nuovo, non tenterò più di capire cosa cazzo ti passa per la testa. Sappi solo che ti ho coperto le spalle, sempre, nonostante Hugo abbia minacciato di ucciderti una dozzina di volte e nonostante...Rose..."

I polsi di Scorpius tremarono impercettibilmente a quel nome. Sollevò lo sguardo per un istante brevissimo, ma fu abbastanza. Abbastanza perché Al si rendesse conto per l'ennesima volta che c'era qualcosa che Scorpius non gli diceva, qualcosa che lo stava divorando dall'interno. Albus strinse nuovamente le mascelle, e sospirò dinnanzi al silenzio ostinato del suo migliore amico.

"Posso accettare qualsiasi cosa, Scorpius. Anche che tu abbia ignorato l'unica cosa che ti avevo chiesto: non spezzare il cuore a mia cugina. Ma non posso accettare che tu ti ostini a non darmi alcuna spiegazione al riguardo..."

Scorpius sollevò nuovamente lo sguardo, sul volto quell'espressione apatica che si era cucito addosso così bene, nell'ultimo periodo, ma che ai suoi occhi si rivelava come un mero artificio. Fece per parlare, ma Albus non gliene diede modo, non per sentire altre bugie:

"Non provare nemmeno a rifilarmi la solita storiella. Non l'hai lasciata perché era troppo coinvolta, o perché lei la stava prendendo troppo sul serio. Tu volevi che fosse coinvolta. La volevi più di quanto tu abbia mai voluto nessun'altra, o qualsiasi altra cosa nella tua vita. E qualsiasi cosa tu possa dire al riguardo, la vuoi ancora."

Scorpius strinse i pugni, chiuso ancora una volta nel suo silenzio. Albus avvertì l'irritazione crescere nel petto, e le mani formicolargli dalla rabbia. Avrebbe voluto prendere a pugni qualcosa, in quel momento, e dovette sforzarsi oltremisura perché non fosse la faccia del suo migliore amico. Erano sempre stati come e più che fratelli, e Al si chiese se l'irritazione che sentiva fosse dovuta al suo senso di protezione nei confronti di sua cugina, al suo affetto per Scorpius o semplicemente al fatto che, per la prima volta nella sua vita, il suo migliore amico lo stesse chiudendo fuori da sé stesso.

Ispirò, imponendosi di calmarsi. Rimase in silenzio per qualche istante, sperando che almeno quella volta si decidesse a parlargli, che dicesse qualcosa. Ma Scorpius rimase in silenzio.

Qualcosa per cui vale lottareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora