Bagnoschiuma

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Angolo autrice: Questo capitolo è di passaggio, vi chiedo scusa ma è uscito spontaneamente dalle mie dita mentre scrivevo e mi è piaciuto così tanto da rimanere nella storia. Posso pubblicare il seguito già questo weekend se lo desiderate, lasciatemi un commentino così che capisca se vi fa piacere. Buona lettura! Un bacione, Layla Lilshepherd

Riprendo conoscenza salendo da un vuoto nero, come se si riaccendessero il mio cervello e la coscienza, la prima cosa che noto è che esisto e sto vivendo. Mi sembra di essere appena uscita dal nulla cosmico, un attimo prima non sapevo nemmeno di esistere. Riconosco le tende del letto a baldacchino che sono chiuse, avendole osservate per tre giorni di fila non potrei mai confonderle, oramai ogni loro dettaglio è registrato nella mia memoria. Ruoto lentamente la testa, il collo è indolenzito, anzi tutto il corpo lo è e ho molta sete, dunque provo a issarmi a sedere sul morbido letto matrimoniale e un gemito di dolore sfugge alle mie labbra. Vedo un'ombra muoversi oltre il drappo rosso che mi circonda, una mano pallida fa capolino in una fessura tra i due lembi di stoffa pesante e vellutata e quest'ultima viene infine scostata bruscamente, rimango immobile seduta sul letto: Demetri.

"Hai dormito molto, sarai ancora provata dal potere di Jane. Aro mi ha ordinato di non farti mancare nulla. Cosa vorresti?" chiede decisamente seccato, è evidente che non voglia farmi da babysitter.

"Vorrei dell'acqua Demetri" chiedo, già non mi è concesso del cibo e sento un brutto emicrania in arrivo.

Il vampiro torna alcuni istanti dopo con una brocca piena di acqua fresca, versa parte del contenuto in un bicchiere e me lo porge mentre collocala il contenitore più grande sul comodino alla mia destra, a portata di mano. Bevo avidamente e mi sento subito meglio.

"Grazie" sussurro riconoscente "Senti lo so che non ti va di stare qui a fare il cameriere, sto bene voglio solo riposare. Se vuoi puoi andare via, chiudi a chiave, legami al letto, fai quel che preferisci per sentirti sicuro che non scappi..." dico posando il bicchiere e gettandomi sui cuscini stremata.

"L'unica cosa che mi dà tale sicurezza è la tua morte, ma per ora non è contemplata dai Maestri, quindi resto" ghigna lui mentre lo guardo truce per aver affermato, poco velatamente, di preferirmi morta.

"Pffh siete tutti pazzi qui dentro. Continuate a consigliarmi, far riferimenti più o meno velati alla mia dipartita e tentate di uccidermi. La vera domanda è: perché non sono ancora morta?" soffio quasi offesa dalla loro mancanza di azione significativa nei miei confronti.

"In effetti è un'ottima domanda!" dice seccato Demetri appoggiandosi elegantemente alla scrivania "Deve esserci qualcosa di speciale in te, altrimenti Aro ti avrebbe già eliminata da tempo..." prosegue distrattamente prendendo in mano un libro dall'aria antica. La copertina è in pelle logora, le pagine ingiallite, lo osservo leggere silenziosamente in quella posa del tutto innaturale, come se stesse posando per un set fotografico. Lui pare perfettamente a suo agio e naturalmente rilassato, mi addormendo osservando i suoi occhi rossi che svicolano sulle parole dell'antico tomo.

Quando mi sveglio è tardo pomeriggio ed è già buio, i crampi allo stomaco sono dolorosi, ma sicuramente sono più in forze. Esco dal velluto rosso del baldacchino per constatare di essere sola nella stanza. Non potendo chiedere del cibo decido di farmi un bagno bollente anche per provare a scaldarmi un pochino, uscita dalla vasca mi avvolgo in un grande, morbido e pregiato asciugamano gentilmente offerto dal Potere Giudiziario dei vampiri. Con uno più piccolo tampono delicatamente i capelli, dunque districo gli ultimi nodi con un pettine a denti larghi e dal beauty disordinatissimo estraggo un olio da capelli, li massaggio dolcemente e decido di uscire per prendere dei nuovi vestiti puliti dalla valigia.

Aperta la porta caccio un urlo trovandomi davanti, seduto sul bordo del letto, con le gambe accavallate e le mani intrecciate in grembo, un volto ben noto incorniciato da lunghi capelli lisci. Un sorriso sornione gli tira le sottili labbra e una luce maliziosa brilla nei suoi occhi.

"Cosa ci fai qui?" sibilo afferrando istintivamente il punto dove l'asciugamano è precariamente chiuso attorno al mio corpo nudo e ancora umido.

"Questa è casa mia dopotutto" sorride educatamente aprendo le braccia per indicare l'intera stanza attorno a lui "Non una lussuosa e privata stanza d'albergo. Io e la mia Guardia possiamo entrare ed uscire di qui quando vogliamo, tienilo bene a mente. Prossima volta portati i vestiti puliti in bagno" mi consiglia arricciando le labbra e stringendo gli occhi a fessure mentre risale le mie gambe fino al bordo dell'asciugamano "Siamo creature guidate dagli istinti, non è bene stuzzicarci più di quanto non faccia già solo la tua presenza".

Vedo il pomo d'Adamo salire e scendere mentre deglutisce rumorosamente, in modo famelico, esattamente come aveva fatto nella Sala dei Troni un attimo dopo essere stato interrotto a metà del mio assassinio dal fratello Caius.

Sento le guance andare a fuoco, sono estremamente a disagio: cosa sta pensando?!

Un suo gesto elegante e il vampiro indica la mia valigia alla base del guardaroba in stile barocco; ovviamente non mi sono preoccupata di disfarla sistemandomi comodamente, essendo sicura di una fine imminente. Nonostante Aro non sembri convinto di ciò, io sono ben consapevole che non si tratti di una stanza d'albergo, bensì di una prigione dorata. So anche di non essere la benvenuta e che non mi aspetta una lunga e piacevole permanenza in queste mura di fredda pietra.

Accetto l'elegante invito di Aro e mi dirigo al mio bagaglio rapidamente, mi accovaccio attenta a non perdere l'asciugamano che stringo a me, non so se sono più terrorizzata dalla Sua presenza silenziosa e pericolosa alle mie spalle, o dall'idea di perdere quel misero lembo che mi copre. Il battito accelerato, sento perfettamente i suoi occhi rossi infuocati sulle mie spalle scoperte, prendo l'intimo e i primi vestiti che mi capitano in mano e fuggo al Suo sguardo infilandomi in bagno.

Quando faccio capolino nella camera Aro è ancora seduto esattamente come prima e mi sorride cordiale, si alza e in un guizzo nero si materializza difronte a me. Sobbalzo mentre inaspettatamente afferra la mia mano destra, che penzola lungo il fianco, la stringe nelle sue grandi e pallide mani. Le sue pupille si dilatano mentre osserva il vuoto che ci divide, esattamente come la prima volta che ero stata trascinata in quella maledetta stanza rivestita di marmi pregiati. Improvvisamente lascia la presa, liberandomi e il mio arto ricade al mio fianco per quando sono concentrata ad osservarlo; mi fissa senza battere ciglio, corruga la fronte, l'espressione incuriosita.

"E' stata notevole la tua resistenza al potere di Jane, comunque non mi avresti infilato in situazioni così spinose da rappresentare una minaccia per me, forse più per i Volturi come 'Potere Giudiziario', come ti piace definirci" sorride gentile "Sono felice che il bagnoschiuma sia di tuo gradimento, Adelaide" sussurra accarezzandomi il viso con un dito, come è sempre stato solito fare.

"Mi sei entrato in testa?!" indietreggio sconvolta: come fa a sapere tutte queste cose ho avevo solo pensato?

"E' il mio dono: basta un piccolo tocco e io vedo tutti i pensieri a ritroso nel tempo" mi spiega placidamente, io mi dirigo al bordo del letto, gli occhi sgranati fissi sul pavimento, il mio cervello pensa solo una cosa: ecco il perché dei guanti!

"Sì era moltissimo tempo che non avevo il piacere di conoscere qualcuno normalmente: facendo domande, entrando in confidenza. Per portare avanti la mia indagine su di te in modo corretto ho indossato i guanti dopo quel piccolo, casuale e rapido contatto al bar" risponde alle domande che mi frullano in testa sedendosi al mio fianco, lo guardo sconvolta.

"Ma quindi mi senti anche ora?" domando terrorizzata all'idea che il mio cervello sia spiato proprio da Aro: non poteva essere qualunque altro vampiro con questo super potere?!

"No Adel, ma suono un buon lettore di anime; hai fatto ipotesi legittime e ti ho solo subito dato la risposta" ridacchia divertito mentre mentalmente tiro un respiro di sollievo.

Lui si alza e si dirige alla porta con il suo solito passo elegante e deciso.

"Questa sera vorrei parlarti, ti faccio scortare da Felix nel mio studio, ti verrà a prendere lui, intesi?" alza le sopracciglia con un sorriso educato. Le nocche danno un colpetto leggero sulla porta che, immediatamente, ruota sui cardini dopo il rumore metallico della serratura.

"Io ho fame!" soffio disperata verso la sua schiena mentre esce dalla stanza e la porta della mia cella elegante si richiude rapidamente.

Quando l'agitazione dovuta alla Sua presenza sciama via i crampi allo stomaco e il freddo si fanno sentire nuovamente e mi ritrovo appallottolata sotto le coperte per cercare di sopportarli entrambi.

La Regina degli ScacchiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora