Test

548 29 18
                                    

Camminiamo affiancati per la piazza, osservo le persone attorno a me sbalordita, nessuna di loro pare preoccuparsi e notare quale creatura passeggi al mio fianco, sicuramente le sue lenti a contatto sono complici di tale noncuranza.

"Non hanno paura di me Adelaide, ma non si fidano" mi dice lui. Anch'io ho notato che nessuno gli passa molto vicino volentieri "Esattamente come al bar non venivo cacciato, ma i tavoli attorno a me erano sempre vuoti" mi sussurra cingendo il fianco con un braccio, probabilmente è per assicurarsi che non scappi, ma quella vicinanza non mi piace per niente.

"Aro hanno paura eccome, solo non sanno come giustificarlo e non agiscono" gli suggerisco io.

"Tu hai paura?" si ferma nel centro della pizza e io sono costretta dalla sua presa a imitarlo. Lo fisso, rivedo dopo tanto tempo lo stesso stravagante signore in nero che ho conosciuto al bar, lo stesso che volevo trattenere nella mi vita, lo stesso che mi ha baciata ma insieme non è più lui. Non sapendo come rispondere prendo tempo.

"Lo sai che sono sempre stata incuriosita da te e ti ho sempre fuggito insieme" rispondo schietta "Dunque non lo so nemmeno io" mi volto per proseguire la passeggiata, anche se è Lui a decidere dove andiamo, lo so perfettamente.

Ben presto ci ritroviamo al bar Il Palazzo, nello stesso angolo di locale dove tutto è iniziato.

"Ordina la colazione Adel" dice lui distrattamente e non me lo faccio ripetere due volte.

Bevo un cappuccino con la panna montata, prendo due brioches farcite al cioccolato e divoro tutto avidamente, alla fine il giorno prima avevo mangiato solo uno dei quattro toast.

"La colazione è il tuo modo per chiedermi scusa?" chiedo sarcastica lanciandogli un'occhiataccia mentre assaporo il dolce cioccolato.

"Te lo già detto che non sono abituato a scusarmi. In ogni caso no, è un gesto di umanità nei tuoi confronti: farti uscire e mangiare insieme. Poi voglio farti un regalo di Natale, se così lo vuoi chiamare" dice lui sorridendo, aprendo la giacca del vestito ed estraendo dalla tasca interna il mio telefonino. I miei occhi guizzano sul suo volto e sorrido.

"Ho ragionato su quel che hai detto prima di..." soffia dal naso visibilmente infastidito dal ricordo dell'educatissima esposizione del mio punto di vista nei suoi confronti "Ebbene, ho cercato un modo per venire incontro alla tua richiesta per non rovinare definitivamente il nostro rapporto di collaborazione. Una chiamata ogni quattro giorni, supervisionerò personalmente la conversazione: nessun accenno a niente, devi sembrare felice, serena e tranquilla. Inventati le scuse che più ti aggradano: viaggi, vacanze, lavoro. Se tradisci la mia fiducia in un qualunque modo salta tutto" sibila il suo ammonimento.

"Sembrano tanto delle scuse, Aro" lo canzono divertita, come se fossimo ai vecchi tempi, mi fulmina con lo sguardo "Accetto" sorrido allungando la mano. Lui vi lascia cadere lo smartphone, è già accesso e trovo 10 chiamate perse da mia mamma: ok, sarà difficile trovare una valida scusa!

La chiamata parte con una strigliata da parte sua, ma sentire la sua voce quasi mi fa venir da piangere; dopo diversi minuti si calma e parliamo del più e del meno, più che altro delle festività. Mi mette in vivavoce, sento così gli auguri da parte di tutta la mia famiglia e anche qualche parente in visita a casa mia in quel momento. Quando riaggancio Aro pare divertito e io sono decisamente più tranquilla e felice, gli porgo il mio telefono e lui lo fa rapidamente sparire nella tasca.

"Che famiglia numerosa e divertente" esordisce lui storcendo leggermente il naso.

"Hai sentito tutto? Quanti superpoteri hai?" chiedo e lui ride fragorosamente.

"Tutti i sensi sono amplificati: sento vedo, percepisco l'odore di tutto in questo bar e anche fuori. Sono il predatore numero uno: sono affascinante quanto letale, veloce quanto forte, eterno quanto insaziabile, immortale quanto dannato" presenta la descrizione più completa e agghiacciante che abbia mai sentito, deglutisco "E poi alcuni di noi hanno anche un dono, tipo io, Jane, Demetri".

La Regina degli ScacchiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora