十三 Conflitto • • •

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Intanto Shiro Era aveva ordinato ai suoi Robotsu soldati di trasportare Joji e Nena nel suo laboratorio e di bloccare la loro libertà di movimento; entrambi avevano manette alle mani e ai piedi, controllati dai soldati metallici, l'unica cosa che potevano fare mentre aspettavano l'arrivo di Shiro Era, era di osservare con attenzione il laboratorio di sua appartenenza. Non sfuggì a nessuno dei due il fatto che il nome dell'azienda a cui apparteneva in precedenza il laboratorio fosse stato cancellato manualmente e un po' maldestramente, quel dettaglio diede a entrambi da pensare. Sembrava un'azione compiuta da qualcuno in uno stato di rabbia, un atto di natura umana.

In confronto al laboratorio del mastro meccanico Matsumoto Rift, quello di Shiro Era emanava una luce più chiara, ma non per questo meno minacciosa. Esattamente come Matsumoto Rift gestiva il suo laboratorio con un ordine mentale tutto suo, che poteva sembrare caotico ad occhio esterno, lo stesso laboratorio di Shiro Era possedeva il suo personale ordine, che ad occhi esterni poteva sembrare caos in alcuni angoli. Chiunque avesse costruito Shiro Era conosceva così bene anche il più piccolo dettaglio della natura umana che la macchina era capace di replicare una sua personalità anche nel modo di ordinare i suoi spazi personali.

Shiro Era incontrò gli umani nel suo laboratorio senza essere accompagnato da Akari, il quale in quel momento era occupato a uccidere Hiroshi Gen e seguentemente ad allearsi con Kin Kote.

Senza proferire nessuna parola, i due soldati Robotsu di Shiro Era strinsero ognuno una mano attorno al collo di Joji, lasciandoli giusto lo spazio per respirare. Nena si spaventò e guardò Shiro Era, il quale rimase impassibile.

«Ricapitoliamo. Tu, Nena, sei l'unica, ma l'unica soltanto che mi può consegnare le informazioni per la costruzione di un motore ad energia continua. Ma queste informazioni non vuoi consegnarle a me, il che è un problema. Cosa potrei io mai fare per farti cambiare idea, allora?» Nena non aveva paura di Shiro Era, lo guardò con disprezzo e rabbia, non con timore.

«Esatto, ti puoi permettere quello sguardo. Il problema è che quel che ti spaventa di più, non è una paura con cui io ti posso minacciare.» Shiro Era si grattò la testa e prese a camminare pensieroso per la stanza.

«Non posso permettermi di uccidere o torturare Joji, perché senza di lui, tu non avresti più ragione di vivere, meno ancora di soddisfare il desiderio del suo aguzzino, cioè me, un Robotsu. Faresti di tutto per mettere fine alla tua stessa vita, ma non mi consegneresti mai le informazioni che io desidero. Se invece torturassi te? Il dolore ti farebbe parlare? Ma torturarti è pericoloso, rischierei di disturbare la tua mente a tal punto da farti dimenticare le informazioni che io necessito. E non posso nemmeno promettervi la libertà in cambio, perché nessuno dei due è talmente stupido da credere che una volta ricevuto il potere della conoscenza, io vi lascerei vivere liberamente e serenamente, non vi fidate di me per sottostare a tale patto. Che dilemma!»

Le mani dei due Robotsu non avevano lasciato libero il collo di Joji, il quale cercava di mantenere lo sguardo fisso su quello di Nena; la ragazza non doveva assolutamente crollare davanti a Shiro Era! Non doveva consegnargli le informazioni di cui aveva bisogno. E lei non era ancora crollata, Shiro Era non aveva nessun potere su di lei, il Robotsu l'aveva compresa immediatamente.

Poi, Shiro Era si fermò di scatto, il suo petto artificiale respirava affannosamente, i suoi occhi si erano fissati su un punto cieco, era come se avesse avuto un lampo di genio, sorrise tra sé e sé e tutto soddisfatto si girò verso gli umani e si rivolse a loro euforico.

«Non posso uccidervi, non posso torturarvi, non posso nemmeno promettervi la libertà, ma posso tentarvi con altro! Sì, ora ho capito! Ascoltatemi con attenzione...» i due soldati metallici lasciarono libero il collo di Joji; volenti o nolenti, i due umani non potevano fare altro se non ascoltare Shiro Era.

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