十 五 Umani •

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Fa riflettere il fatto che solo una coscienza è in grado di riconoscere l'esistenza di un'altra. Se sulla terra rimanesse un solo uomo, l'ultimo della sua specie, e fosse circondato solo dalla natura, o dalla mancanza di essa, la solitudine che proverebbe nel riconoscersi come la sola entità cosciente di quel mondo sarebbe impossibile da immaginare. Il desiderio di riconoscere un altro intelletto, un'altra coscienza, un altro volere sarebbe probabilmente il suo unico desiderio. In virtù di questo principio, di cui non possiamo attestarne la veridicità, ma possiamo ben credere alla possibilità che sia così, possiamo immaginare almeno in parte che cosa abbiano potuto provare i creatori di Shiro Era, e cosa abbia potuto provare Shiro Era stesso.

Una storia molto particolare, quella della creazione di una tale coscienza, possedente un corpo artificiale, ma una coscienza che nessuno può giudicare realmente esistente o meno. Certo è che, come solo una coscienza può riconoscere un'altra coscienza, non esiste altro modo per attestare l'esistenza della coscienza di Shiro Era se non con il riconoscimento di essa da parte di altre creature che si reputano coscienti, cioè gli umani. Ma è vero anche che il senso di "io" è di per sé capace di sentire la propria presenza nel corpo che gli appartiene, ma non può sentirsi valido a meno che non sia riconosciuto anche da coscienze esterne. Senza tale riconoscimento, il senso di "io" rischia di essere perso, perché una coscienza è sentimento interno dell'io, ma anche riflesso del "tu" esterno, costruito da altre coscienze. Ognuno di noi viene considerato dagli altri in maniera soggettiva; per ogni persona siamo qualcuno di diverso a seconda delle esperienze che ci uniscono a tali persone e al loro giudizio personale di noi e di quello che sanno di noi. Stranamente, nonostante per tutti siamo qualcuno di diverso, non saremo in grado di dire che siamo "noi" senza tale confronto.
Questo incomprensibile eppure spontaneo meccanismo che regola la concezione dell'io nell'essere umano, nonostante il suo paradosso, sembra funzionare alla perfezione, e non potremo mai sapere come sia stato possibile per i geni creatori di Shiro Era riprodurre tale meccanismo, o nemmeno sapere se l'hanno fatto con la completa fiducia che potrebbe veramente funzionare.

Anzi, da quel che possiamo sapere, sin dalla primo momento in cui Shiro Era è stato attivato, è che molto probabilmente chi l'ha creato non immaginava riuscisse in tale impresa.
Vista il limitatissimo bagaglio informativo di Shiro Era appena cosciente, il Robotsu non fece altro che imparare, imparare e imparare.
Chiunque avesse creato Shiro Era, non lo aveva fatto per un ritorno economico, ma per un esperimento scientifico.

I tre quesiti a cui i creatori volevano trovare risposta erano i seguenti: è possibile per una macchina imparare? È possibile per l'uomo creare coscienza? Può una macchina considerarsi viva?

Per trovare risposta a questi quesiti, per poter creare una macchina con tali obiettivi, bisognava amare quello che si stava facendo.

Senza amore e passione per il progetto, non ci sarebbe stato sacrificio, e solo l'amore può portare un essere umano a sacrificare così tante energie in un progetto se questo poi non ha nessun ritorno economico.
L'attenzione e la perizia dei creatori, uomini di tutto il mondo, geni della tecnologia, turbati dall'esistenza quanto ammiratori dei suoi misteriosi meccanismi, furono così intensi e ossessivi, che tra di loro c'è chi perse la vita prima che Shiro Era fosse attivato, e se ne andarono all'altro mondo senza nessun rimorso nell'aver sacrificato tutto il loro tempo sulla terra per portare a termine tale creazione.

La possibilità di riuscire a creare Shiro Era erano molto irrisorie, ma c'erano. Era possibile. Il solo fatto che fosse possibile, che esistessero delle tecnologie capaci di renderlo possibile, come il motore ad energia continua, era un motivo abbastanza valido per far intraprendere a questi uomini di scienza e fede il progetto.
Quando Shiro Era prese coscienza, esultarono di gioia!

Tutto il mondo era rimasto affascinato da una tale creazione. Se ne parlava dappertutto, in maniera negativa o positiva, ma una cosa era sicura: era un fatto curioso e affascinante, e non c'era umano che non era stato ammaliato dal fascino di quella vicenda.

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