Capitolo 2

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Finalmente ero arrivata a New Orleans, decisi così di fermarmi in un bar, il Rosseaus, per bere qualcosa. Ero stanca e mi facevano male i piedi, odiavo quella sensazione, ma cercai di non pensarci. Avevo lasciato tutte le mie cose in auto e avevo portato con me solo la mia borsa a tracolla nera, con all'interno la cosa più preziosa che possedevo, il grimorio in pelle di mia madre. Lì c'erano iscritti secoli di conoscenze e tantissimi incantesimi, dal più potente al più semplice. Questo grimorio veniva tramandato da diverse generazioni, quando ne venni a conoscenza era mia nonna a possederlo, quando morì passò poi a mia madre, ed ora che anche lei era morta apparteneva a me, e avevo giurato a me stessa che l'avrei custodito a costo della mia vita.

"Ciao! Cosa ti porto?" una cameriera bionda mi rivolse la parola, alzai lo sguardo, e le sorrisi, o almeno ci provai dato che ne uscì solo una smorfia. "Un Bourbon, liscio" dopo questa mia richiesta mi guardò stranita, ma non la biasimai, insomma, alle nove del mattino una ragazza, dall'aria stanca e trasandata, entrava nel bar in cui lavoravi e ti chiedeva un bourbon liscio "Non è un po' presto per bere? " la ragazza mi fece questa domanda con una tranquillità alquanto magnifica "Beh vedi..." rivolsi un'occhiata al cartellino che portava sulla maglietta gialla dove mi era possibile leggere il suo nome "Cami, ho trascorso tutta la notte a guidare, bloccata nel traffico, senza mangiare e seduta. Ho un forte mal di piedi e la testa mi scoppia, quindi sono più che giustificata"

"Dev'essere stato molto stressante per te..." lasciò la frase in sospeso, facendomi intuire con uno sguardo che non sapeva il mio nome "Aria" completai io per lei quello che stava dicendo poco prima "Si, non immagini quanto" le risposi continuando a sorseggiare il mio drink. Mi guardai intorno e notai che ero l'unica cliente, ma d'altronde chi avrebbe potuto esserci in un bar, che vendeva principalmente alcool, alle nove del mattino? Sospirai e porsi il bicchiere vuoto alla barista bionda "Un altro per favore" mi sorrise e riempì nuovamente il bicchiere di Bourbon. Ad un tratto la campanella posta sulla porta del bar prese a suonare, segno che qualcuno era entrato, ma non me ne curai poi così tanto, essendo troppo impegnata ad affogare la mia stanchezza nel bicchiere, ormai mezzo vuoto, di alcool. 

"Camille!" una voce giunse alle mie orecchie, e subito ebbi un tremito. Quella voce io la conoscevo, il mio cuore accelerò, non sapevo cosa fare, Klaus Mikaelson, il mio più caro amico, era lì a pochi passi dietro di me. Dopo ben cinque anni risentire la sua voce mi fece stare bene, ma allo stesso tempo andai nel panico più totale, insomma cosa dovevo fare? Girarmi e dirgli -Ehi Klaus! Ti ricordi di me? Sono io! Aria! Quella sprovveduta che cinque anni fa ha lasciato voi e questa città sotto costrizione della madre! Che tra l'altro, adesso, non è più tra noi!- Davvero di pessimo gusto e alquanto imbarazzante. 

Sentii il suo sguardo addosso, ma ero quasi sicura che non avrebbe potuto riconoscermi se non mi guardava in viso. Cercai di rallentare il battito cardiaco e presi un bel respiro, decisi di non fare nulla per il momento. Volevo solo andare a casa mia e dormire per tutto il giorno e poi magari avrei fatto un salto a casa sua, e sperai vivamente che se ne andasse in fretta. "Klaus! Che ci fai qui? Pensavo che fossi con Elijah" Sentire il nome di Elijah dopo così tanto tempo mi mise i brividi, insomma non avevo mai pronunciato il suo nome da quando ero andata via, perché per me quella è sempre stata una ferita aperta, così mi ero limitata soltanto a pensarlo. 

"Si è vero, ma vedi..." Fece una breve pausa mentre lentamente si avvicinava al bancone, coprii al meglio il viso con i capelli e in questo momento ringraziai Dio per avermeli fatti tenere sciolti. Insomma non che non volessi vederlo o parlargli, anzi era esattamente l'opposto, ma non ero pronta e poi ero anche in pessime condizioni. "Mi è giunta voce che una mia vecchia cara amica è tornata a New Orleans da poco, e conoscendola bene so che la prima che farebbe dopo un lungo viaggio sarebbe bere qualcosa, e dato che questo è il bar più famoso e frequentato della città mi chiedevo se magari l'avessi vista" Immaginai sul viso di Klaus il suo solito ghigno che metteva su quando giungeva alle giuste conclusioni.

Incredibile come mi conoscesse così bene, ero incredula. Ma infondo io conoscevo lui quanto lui conosceva me, quindi sapevo per certo che mi aveva riconosciuta e che ora mi stava guardando e nella sua testa da ibrido stava pensando -Ti ho vista Aria, quindi perché non ti giri e da persona educata, quale sei, mi saluti?-  Mi arresi a quello che per oggi sarebbe stati il mio destino e finii in un sorso il bicchiere di bourbon. 

"Ciao anche a te Klaus" mi girai e ciò che lessi sul suo volto fu stupore, insomma sapevo di essere diversa ma non così tanto. Mise su il suo solito sorrisetto e continuò a guardarmi. Mi alzai dallo sgabello e mi avvicinai a lui, mettendomi sulle punte dei piedi gli avvolsi il collo con le braccia e lui circondò la mia vita con le sue. Restammo abbracciati per pochi secondi e poi ci separammo. Gli poggiai una mano sulla spalla e prendendo un sospiro dissi "Mi sei mancato Klaus" era strano ammetterlo ad alta voce ma sapevo che era la più pura delle verità "Mi sei mancata anche tu Aria, e ad essere sinceri non sono l'unico ad aver sentito la tua mancanza" sorrisi sapendo già a chi si riferisse e immaginai nella mia mente i volti di Elijah e Rebekah.

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Il mio cuore è tuo adesso -Kol Mikaelson-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora