« Capitolo III : occhi divini »

456 21 56
                                    

Giorno uno, andato.

Era questo ciò che si ripeteva Arya da quando si era svegliata.

Non aveva litigato col ragazzo, non era stata insultata, non era stata presa in giro.

Considerando la giornata precedente, oggi aveva grandi aspettative.

Camminò per i corridoi della scuola, arrivando fino alla mensa, dove subito scorse con lo sguardo una testa bionda, con un'espressione alquanto irritata.

Motivo? Lei era in ritardo.

Si affrettò ad andare vicino a Byron, sedendosi accanto a lui.

Poteva sentire gli sguardi degli alunni bruciare sul proprio corpo, non le dispiaceva stare al centro dell'attenzione, ma certamente non in quel modo.

Fra i ragazzi erano iniziati a girare pettegolezzi su una possibile relazione fra loro due, evento sconvolgente, dato che Aphrodi rifiutava ogni pretendente, non ritenendolo alla sua altezza.

Inoltre, l'idea di essere associata come la fidanzata di qualcuno, non le piaceva.

Era del pensiero che bisognava essere indipendenti e da quel poco che aveva imparato grazie ai suoi genitori, gli innamorati sono proprio come i due lati del cuore, ognuno ha bisogno dell'altro per funzionare bene.

Scosse la testa, spostando poi lo sguardo sulla figura difronte a lei, intenta a mangiare silenziosamente una fetta di torta.

Anche lui sembrava stranamente pensieroso oggi, che non l'avesse salutata era routine, ma non aveva nemmeno fatto una singola battuta.

< Buongio- >

< Sh! Silenzio >

Il biondo chiuse gli occhi, continuando a degustare il suo cibo.

< Io- >

< Ho detto silenzio. Ho bisogno di assaporare i miei ultimi attimi di serenità prima di scendere fra le viscere dell'inferno a causa tua, nana >

Arya emise un sospiro di sollievo, almeno quella era la prova che il ragazzo non stesse male, era il solito Byron.

< E comunque non sono poi così bassa >

Il biondo sembrò fermarsi dal suo pasto e, la squadrò da capo a piedi.

In effetti, era solamente un metro e cinquantasei centimetri.

Cinquantasei.

Uno dei rari momenti in cui si sentiva irritata, era proprio quando le toglievano quel sacro - per lei - centimetro, che spesso dimenticavano per approssimazione.

< Sei alta quanto un nano da giardino >

< Ma tu non sei tanto più alto di me >

< Sono uno e settantasette, ventuno centimetri più di te, nanerottola >

La mora si limitò a mettere il broncio, mentre lo guardava, che con fare vittorioso finiva finalmente la sua la colazione.

Si alzarono entrambi, ma non appena lei stette per dirigersi verso la classe, il ragazzo tornò a parlare con i suoi amici, lasciandola al centro della mensa da sola, sotto gli occhi di tutti.

Non riuscì a fare a meno di sentirsi in imbarazzo.

Non poteva nemmeno andare da Elizabeth, perché sapeva che in quel momento era già in classe, a ripassare per l'integrazione di inglese.

Subito dopo sentì delle forti risate, si girò in direzione del rumore, solo per vedere Byron e suoi compagni ridere, guardandola.

Pensare che fino a qualche secondo fa, aveva avuto una conversazione, non giusta ma almeno civile, con lui.

« Diamanti : Byron Love »Where stories live. Discover now