« Capitolo VII : amici con capelli terapeutici »

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Arya non riuscì a guardare il biondo per tutta la giornata.

Ogni volta che lo sguardo si posava su di lui, il suo viso andava a fuoco, ricordando dove si era posato il suo povero piede innocente.

Inoltre, il fatto che ovunque andasse ci fosse Elizabeth, pronta a provocarla per l'accaduto, sicuramente non era d'aiuto.

Quando riuscì a prendere possesso del suo corpo di nuovo in sua presenza, i due costruirono un rapporto, forse più genuino di quello di prima.

Certamente non era tutto rosa e fiori, però sembrava aver preso una buona piega.

La ragazza ogni tanto passava a vedere gli allenamenti di Byron, fermandosi ad ammirare i suoi movimenti.

Lui, ne era inizialmente infastidito, non trovava piacevole che qualcuno lo vedesse frustrato, provare tecniche ancora imperfette.

Però dopo un paio di giorni, ci fece l'abitudine.

Ogni volta che sembrava fare un passo avanti, i grandi smeraldi della mora si illuminavano quasi estasiati nel poter vedere i suoi progressi.

A volte la sua indole da snob prendeva il sopravvento e, non riusciva a fare a meno di alzare gli occhi al cielo.

Però al contrario di prima, forse quel bagliore a detta sua, non era poi così tanto brutto.

'Schiocca il dito in aria, fermando o rallentando il tempo.
Ruba la palla.
Schiocca nuovamente il dito per far tornare tutto alla normalità.
A causa dello spostamento del tempo e dello spazio, il percorso in cui hai dribblato diventa un ciclone, soffiando via l'avversario'.

Si ripeté, cercando di trovare la giusta concentrazione per completare l'hissatsu.

Era perfetto.

Aveva programmato tutto in ogni minimo dettaglio e questa volta, era riuscito a rendera pulita ogni singola azione.

Tutto si fermò per un secondo.

Una turbina d'aria si era formata vicino a lui, ma non alle sue spalle come avrebbe dovuto essere, letteralmente difronte a lui.

Tempo un secondo, il ciclone gli arrivò dritto in faccia, lasciandolo con i capelli elettrizzati ed un tic all'occhio per il nervosismo.

Arya in quel momento perse le staffe, scoppiò a ridere, tenendosi la pancia per il dolore.

< S-scusami è che...dovresti vederti sto morendo >

Mormorò fra le risate, ricevendo un'occhiataccia da parte sua.

< Stai ridendo della persona sbagliata nana, quando ti mostrerò l'eleganza di un Dio non avrai la stessa reazione >

Rispose, alzando il mento in segno di superiorità, per poi camminare verso di lei.

< Andiamo, fra cinque minuti suona la campana >

L'espressione della mora sembrò cambiare totalmente appena udì quella parole.

Esami invernali.

Il suo più grande incubo.

Era probabilmente uno dei periodi dell'anno più stressanti per lei, voleva prendere voti alti, in modo da rendere fiero suo papà.

Sapeva di certo che andava bene a scuola, studiava perché era importante secondo lei. (Beh, tranne la matematica)

Però ora che i test si avvicinavano, era spinta a dare ancora di più, solo per avere un minimo di apprezzamento da quell'uomo.

Non che avessero un brutto rapporto, tutto il contrario, semplicemente avendolo sempre lontano a causa del lavoro, non aveva un punto di riferimento.

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