Piccola peste?

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LEILA

Sono sempre più in ansia.

«è un freddo cane» una voce profonda e leggermente anziana mi giunge alle orecchie, mi rallegro immediatamente voltandomi verso l'entrata.

«chi è questa giovane ragazza, Tomas?» domanda mentre io e Tom scoppiamo a ridere, solito di Pet, non riconoscermi.

Incrocio il suo sguardo limpido e noto delle piccole rughe sotto ai suoi occhi, sorrido.

«aspetta» mi indica «piccola peste?» domanda spalancando leggermente gli occhi, sento ridere alle mie spalle Tom.

«Pet» mi avvicino lentamente, sentendomi ancora molto insicura in questo vestito, e lo abbraccio.

«aveva ragione Tomas quando ci ha detto che sei diventata una donna» mi accarezza la schiena ed è spaventosamente formale.

«già, sono cresciuta» alzo le sopracciglia teatralmente e sorrido, sentire la sua freddezza è come un piccolo pugno al fianco.

«come stai?» Tom rigira gli occhi mentre io decido di ignorare il suo comportamento e continuo a dimostrargli che potrò avere l'aspetto di una donna, ma continuo ad essere affettuosa e giocherellona come qualche anno fa.

«tu come stai, Pet?» domando mentre lui sbatte la mani tra loro togliendo dei piccoli pezzi di corteccia, mi accorgo solo dopo dei ceppi a terra.

«bene, tranne che per la mia schiena, ho dovuto fare l'albero stamani perché quel perdente del tuo migliore amico non è capace a mettere nemmeno una lucina su quell'aggeggio» parla mentre indica Tom che ci viene incontro.

«andiamo vecchio, dillo che ti sono mancato» gli tira due pacche sulle spalle e Pet lo guarda con sufficienza, scherzando.

«mai quanto noi siamo mancati a te» lo indica mentre le guance di Tom si tingono di rosso, ed io e Per ridiamo.

«oh, sta zitto cazzone» lo prende in giro in imbarazzo, e li osservo mentre bisticciano come due bambini.

Questo intendevo per lo splendido rapporto che Tomas ha con i suoi genitori; ma non sono invidiosa, anzi sono felice per lui, ha una famiglia che si merita e sono felice che non debba provare il dolore che ho provato io.

«Peter dobbiamo apparecchiare!» urla Charlene dalla cucina di Tom «il ragazzo di Leila sarà qui a momenti e non abbiamo ancora preparato nulla» sussulto sentendo le sue parole.

«così la piccola peste ha un ragazzo» ghigna il padre di Tom mentre io stringo le mani tra loro.

«oh no, non è il mio ragazzo, siamo solo amici» Tom viene in mio soccorso «l'ho voluto invitare io, siamo amici» Peter annuisce, mentre assottiglia lo sguardo verso di me.

«voglio conoscerlo comunque» mi indica ed io annuisco cercando di trattenere una risata.

«tesoro non dovrebbe fare tutto tuo figlio? Noi siamo gli ospiti» sghignazziamo mentre Tom allarga le braccia.

«andiamo papà»

«no, preferisco fare tutto io» Charlene esce frettolosa dalla cucina e decido di darle una mano.

«Charlene aspetta, ti do una mano» mi avvicino a lei che mi sorride, nel momento in cui afferro il vassoio fumante il campanello suona e per poco non faccio cadere tutto a terra.

«andiamo io e Leila» mi toglie il vassoio dalle mani e mi trascina all'ingresso, mi guarda per assicurarsi che io stia bene prima di aprire la porta.

Sono sicura che se mi vedrebbe triste non lo farebbe entrare, Jace rimarrebbe tutta la serata fuori dal portone al freddo.

«apri» gli suggerisco accennando un sorriso, sento il cuore battere contro le costole, stringo le braccia al petto cercando di coprirmi.

I'm not your enemyWhere stories live. Discover now