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Non ero molto brava con le parole, ma quello che stavo provando era incredibile, ma non poteva essere vero.
Era sicuramente uno scherzo.
《Apollo, ma io non sono nessuno. Tu invece sei un dio! Non ti vergogneresti ad andare in giro con una mezzosangue come me?》.
Come risposta mi aveva messo una mano dietro al collo per avvicinarmi e mi aveva baciato nuovamente.
Poi aveva detto:《Non dire mai più una roba del genere, mio padre non capisce nulla... la tua risposta deve dipendere soltanto da quello che vuoi veramente te...》.
《Allora è sì!》.
《Davvero?》.
《Ovviamente!》.
《Aiuto! Mi hai tolto un macigno dal cuore!》.
Mi aveva messo la collana mentre diceva:《La cosa bella di questo ciondolo è che se lo schiacci ti compaiono il tuo arco e le tue frecce》.
Lo stavo per fare, soltanto che lui mi aveva fermato di colpo:《Ferma! Oggi non li voglio vedere》.
Si era sdraiato sul letto e aveva detto:《Voglio soltanto passare una bella serata con la mia ragazza a vedere una bella serie tv su Netflix, come fossimo ragazzi normali》.
《Ma noi non siamo ragazzi normali...》.
《È questo che rende ancora più bello il tutto!》.

Mi ero messa a ridere e mi ero sdraiata di fianco a lui.
Gli avevo chiesto:《Va bene, ma cosa vediamo?》.
《Vuoi veramente vedere qualcosa?》.
《Ovvio!》.
Si era seduto per accendere il computer:《Va bene, visto che vuoi veramente vedere una serie tv, dimmi quale?》.
《La risposta mi sembra ovvia... maratona di Stranger Things?》.
《Mi sembra un'ottima risposta!》.
Allora l'aveva messa e poi si era sdraiato ancora di fianco a me, abbracciandomi.

Non ero riuscita a vedere nemmeno metà della prima puntata, perché mi ero addormentata.
Proprio quella notte li avevo sognati per la prima volta.

Ero in un bosco.
Stavo correndo.
Non capivo nulla.
Vedevo tutto sfocato.
Mi ero girata e avevo visto una figura che mi inseguiva, soltanto che non riuscivo a riconoscerla.
Ad un certo punto davanti mi ero ritrovata davanti un precipizio e non potevo andare oltre.
Avevo visto le mie gambe diventare legno e ancorarsi al terreno come radici.
I miei capelli stavano diventando foglie e le mie braccia rami.
Poco prima di perdere per sempre i sensi avevo riconosciuto il mio inseguitore: Apollo.

Il sogno era cambiato.
Ora mi ritrovavo in un ampio prato e l'atmosfera era rilassata e felice.
In fondo c'era una persona che stava tirando un disco.
Io ero pronta a prenderlo, soltanto che qualcosa era andato storto.
Quel disco mi aveva colpito la testa.
Ero caduta a terra, priva di forze.
Lo sconosciuto mi aveva raggiunto ed ancora una volta era proprio lui: Apollo.

Alla fine del sogno c'erano loro: Dafne e Giacinto.
La prima mi aveva detto:《Sappiamo quello che è successo oggi》.
Il secondo aveva aggiunto:《Hai la nostra benedizione》.
Entrambi mi avevano appoggiato una mano sulla spalla e poi il sogno si era concluso.

Mi ero svegliata di colpo, mettendomi a sedere.
Apollo si era svegliato subito e aveva detto:《Cosa succede?》.
Non volevo dirgli chi avevo sognato, era un tasto che non volevo mai toccare.
《Nulla, ho fatto soltanto un incubo》.
《Ne vuoi parlare?》.
《No》.
E poi eravamo ritornati a dormire, questa volta fortunatamente senza incubi.

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La mattina mi aveva accompagnato al Campo.
Quel giorno avevo giornata libera, quindi avevo deciso di andare a comprare il materiale per la scuola, visto che sarebbe iniziata a breve.
Ero arrivata in cartoleria e c'era una fila interminabile.
Davanti a me c'era una ragazza che sembrava avere all'incirca la mia età.
Anche se era ancora estate indossava dei pantaloni con motivo militare bianco e argento.
Per fortuna almeno aveva una canottiera grigia, perché altrimenti sarebbe morta dal caldo.
Ad un certo punte le era caduto un pugnale vicino a me.
Per quale assurdo motivo una mortale portava con sé un pugnale?
Mi ero chinata per raccoglierlo, e lei mi aveva ringraziato.
Le avevo detto:《Bel pugnale. Per cosa lo usi?》.
《Giulia, mi ha mandato Artemide. Sono una sua cacciatrice e mi chiamo Letizia. Adesso compriamo le cose che dobbiamo prendere, poi andiamo a prendere un gelato insieme perché dobbiamo parlare di tante cose》.

Dopo aver preso un gelato eravamo andate a parlare in un parco lì vicino.
《Lo sai che sei la prima cacciatrice di Artemide che incontro? Com'è essere al suo servizio?》.
《Non è male, ma oggi non siamo qui a parlare di me... Artemide purtroppo non ha mai avuto tempo di incontrarti, anche se le sarebbe piaciuto visto quello che sta succedendo fra te e suo fratello...》.
《Quindi ora lo sapete anche tutte voi?》.
《No, non tutte. Soltanto io, Artemide e altre due cacciatrici. Sappiamo che per il momento non volete diffondere la voce》.
《Grazie》.
《Posso farti una domanda che non c'entra nulla con quello che ti dovevo dire?》.
《Sì certo!》.
《Io pensavo che ti saresti unita a noi cacciatrici, ma come mai alla fine hai deciso di prendere un'altra strada?》.
《Non ho nulla contro Artemide e contro di voi, ma il vostro modo di vivere non mi piace molto... Andare in giro per i boschi non fa per me... Poi se mi fossi unita a voi non mi sarei potuta fidanzare con Apollo...》.

Letizia aveva sputato il frappé che aveva in bocca e poi aveva detto con voce stridula:《Cosa?! Vi siete fidanzati?!》.
《Mi avevi detto che lo sapevi!》
《Sapevo che vi eravate baciati, ma non che fosse una cosa così seria! Ora devo andare subito da Artemide a dirglielo!》.
《Ti prego, non farlo!》.
Mi aveva guardato con un sorriso che metteva un po' di ansia, ma poi era scoppiata a ridere e aveva detto:《Ok, ma soltanto perché mi stai simpatica! Questo pomeriggio cosa fai?》.
《Devo ritornare al Campo e mettermi d'accordo con un figlio di Apollo perché fra qualche giorno iniziamo ad andare a scuola insieme》.
《Ti da fastidio se ti accompagno al Campo?》.
《Va bene, andiamo》.
E ci eravamo incamminate per andare al Campo, ignara di quello che sarebbe successo a scuola.

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SYMPHONY - Le OriginiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora