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"Grazie..." dissi confusa, facendo un mezzo inchino.
Ripresi la mia valigia, rimanendo immobile davanti alla vigorosa figura del signor Park.

Mi feci molte domande dopo la sua uscita: perchè era qui? Come faceva ad avere la mia valigia? Ma soprattutto...con che diritto mi chiama "cara"?

Mi ero giá fatta una mezza idea di lui. Sicuramente era una di quelle persone che non nascondevano la propria ricchezza, anzi, la sfoggiavano come se fossero ricchi solo loro.

Optai per chiedergli il motivo della sua venuta fino in aeroporto, quando l'uomo mi batté sul tempo.

"Signorina Kim, vuole seguirmi?" inizió il moro, incamminandosi verso l'uscita.
Lo seguii senza dire una parola, anche perchè se avessi detto qualcosa non sarebbe di certo stato un complimento.

"Sono venuto fin qui solo per lei, volevo riservare alla mia segretaria un trattamento speciale" continuó, facendosi scappare qualche risatina tra una parola e l'altra.

Guarda tesoro, avrei preferito essere accolta da un semplice impiegato sottopagato.

Uscimmo dalla porta scorrevole che si affacciava direttamente ad un enorme parcheggio pieno di auto tutte color nero o bianco.

Beh, a Seoul adoravano i colori a quanto pare.

Trovammo davanti a noi una Bentley nera, ovviamente, con le maniglie delle portiere color oro.
Notai che la parola "Dynamite" era incisa su di esse.

Che lusso ragazzi.

Gli interni erano neri, di pelle, e anche loro avevano impresso il nome della compagnia sul poggiatesta.

Il signor Park ordinó all'autista di recarsi verso quella che era la sede principale dell'azienda, ovvero Gangnam.
Quella zona era molto frequentata, soprattutto dai fan del K-pop.

Durante il tragitto, guardai costantemente fuori dal finestrino il paesaggio industrializzato di Seoul.
Era davvero bellissima, anche se molto trafficata.
Scorsi i tanti turisti che facevano la coda per entrare nei vari cafè, intravidi gli innumerevoli chioschi di cibo tipico, osservai da lontano la Namsan Tower, una delle tante attrazioni della capitale. Tutto ció mentre il mio capo mi osservava.

Si, inquietante.

Come facevo a saperlo?

Beh semplice, il genio non si era accorto che potevo vedere il suo riflesso dal finestrino.

Quando mi girai, rimase immobile, a guardarmi.

"C'é qualcosa che non va?" chiesi indispettita. Insomma, che cavolo guardava? Non aveva qualche chiamata da fare? O tutto ció che faceva durante il giorno era sbandierare il suo aspetto fisico?

"No nulla...sei bellissima"

Rimasi basita al sentire la sua risposta. Ma poteva dire una cosa del genere? Dopo due minuti che ci conosciamo e qualche frase che ci siamo scambiati?
Questo era malato, davvero.

Annuii con la testa, facendo un sorrisino falso, per poi voltarmi nuovamente verso il finestrino.
Ma questo cos'era? Un molestatore? Ah no, con me non l'avrebbe passata liscia se avesse continuato in quel modo.

Finalmente arrivammo alla sede principale.
Lo stabile era altissimo, pieno di vetrate le quali conferivano agli uffici l'entrata di tantissima luce naturale.
Ci saranno stati almeno 300 uffici, se non di più.

Varcai l'entrata insieme al signor Park, e finalmente il mio sogno si sarebbe realizzato.

Salutai tutti gli impiegati che incontrai nel percorso tra l'entrata e l'ufficio del capo. Sembravano essere tutti molto gentili, ma non volevo parlare prima del tempo.

Raggiunsi il 30esimo piano, ovvero l'ultimo, dove avrei cominciato a lavorare dal giorno successivo.

"Questo è il mio ufficio, quello accanto invece é il tuo. Per domani sarà ben arredato, ora è ancora un po' in disordine, sai, la scorsa segretaria se n'è andata un po' di tempo fa"

Entrai per curiosità in quello che sarebbe stato il mio ufficio.

Come faceva a dire che era in disordine?

Era tutto perfettamente al suo posto. La scrivania di vetro era al centro della stanza, mentre dietro di essa c'erano le famose e splendenti vetrate che regalavano una vista unica di Seoul.
Avrei sicuramente arredato l'ufficio con qualcosina che avrebbe reso l'ambiente più accogliente, ma era già perfetto così com'era.

"Grazie mille, è tutto perfetto" dissi rivolgendomi al signor Park, il quale era appoggiato allo stipite della porta con le braccia conserte.

Fece qualche passo avanti verso di me, mentre io rimasi immobile al centro dell'ufficio.

Mi trovai il suo viso a pochi centimetri di distanza, mentre i suoi occhi guardavano dritti nei miei.
Avevano un colore così particolare, marrone tendente al verde, con infinite sfumature al loro interno.
Potevo sentire il suo respiro caldo sul mio collo man mano che si avvicinava.
In quel momento, il mio cuore perse più di un battito.
Poteva essere un esaltato, ma come potevo negare che fosse di una bellezza infinita?

Per fortuna, il mio corpo riusciva ancora a rispondere ai comandi del cervello e, appena realizzai la situazione, sgattaiolai verso l'uscita in pochi secondi, salutando il mio capo molesto con un veloce "arrivederci"

Mi affrettai a raggiungere l'uscita del palazzo, sotto gli sguardi degli impiegati sicuramente molto confusi.

Fai sempre una buona impressione Soyeon.

Tornai nell'auto precedente, dove la mia povera valigia mi stava ancora aspettando.

"A Mapo-gu per favore" dissi all'autista, che gentilmente mi portó fino al mio nuovo appartamento.

Riuscii a trovare un bell'appartamento nella zona di Mapo, che personalmente ritenevo una delle più belle di Seoul.

Era un appartamento abbastanza grande per una persona. Aveva una bella cucina, un piccolo salotto, due camere da letto e un bagno, tutto ció che mi serviva.
La cosa più bella peró, e probabilmente quella che mi decise a comprarla, era la vista sul fiume Han.
Di notte sarebbe stato bellissimo vedere il ponte illuminato.

Scesi dalla macchina ringraziando l'autista.
Mi fermai ad osservare il palazzo dove avrei abitato da quel momento in poi. Dovevo ancora realizzare di essere finalmente a Seoul.

"Bene Soyeon, che abbia inizio la tua nuova vita"

Sour Candy || Park Jimin ⚡️Where stories live. Discover now