Prologo

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Varcó la soglia dell'ospedale in modo molto veloce per evitare la burrasca di neve.
Il tempo stava peggiorando di giorno in giorno e lei poteva sfruttare quell'occasione per rimanere sotto le coperte.
Finché, un giorno, sua madre le ordinò di prendere alcune cose per lei in clinica.
Infatti il genitore non poteva uscire a causa della sua gamba fratturata, quindi la figlia fu costretta ad andarci.

Ma lei detestava quei posti.
Appena ci entrava odiava quei odori nauseanti di medicine o farmaci di qualsiasi tipo.
Era davvero fastidioso per lei.
Per non parlare delle pareti bianche: erano così tristi da farti diventare tale.
Odiava quella sensazione di depressione che voleva assolutamente affrettarsi e passare tutta la lunga fila che aveva davanti a sé.

Sospirò lentamente ormai stanca e, come fecero gli altri ritardatari, prese il numero e andò a sedersi su una sedia.
Intanto messaggiava con il suo migliore amico Jean che poco fa le aveva scritto se poteva farle compagnia mentre andava a fare il suo servizio.
Ovviamente la ragazza gli rispose di no dicendogli che sarebbe passata davanti casa sua più tardi.
Non che le desse fastidio un pó di compagnia, ma non voleva che il suo amico fosse costretto a venire con lei solo perché odiava gli ospedali.
Un'altra cosa che detestava era vedere tutte quelle persone sconosciute.
Odiava vederle ma allo stesso tempo sentiva un pó di pena: pensò che la maggior parte si trovava lì per gravi condizioni di salute; oppure stavano per scoprire di avere una brutta malattia facendo una semplice radiografia.

Era così tranquilla fino a quando una persona non si sedette accanto a lei.
Credeva che fosse un estraneo qualsiasi, quindi non poteva lamentarsi.
Ma questo "estraneo" iniziò a parlare.
<Ciao, io sono nella tua classe sai?>

𝘉𝘳𝘪𝘯𝘨 𝘮𝘦 𝘸𝘪𝘵𝘩 𝘺𝘰𝘶. ᵉʳᵉⁿˣᵒᶜDove le storie prendono vita. Scoprilo ora