4. In memory of..

58 7 10
                                    

<Bravissima! Hai preso un altro buon voto!> esclamò la madre fiera di sua figlia che, alla sua approvazione, la fece sorridere.
All'interno della stanza in cui si trovavano, ovvero il salone, entrarono anche il padre e il fratello maggiore mentre chiacchieravano un pó.
Trovarono la piccola esultare vantandosi del suo voto e non riuscirono a non trattenere un sorriso.
Il padre le scompigliò i capelli, facendole i complimenti per il suo percorso scolastico.
Il fratello fece la stessa cosa, ridendo per quanto la sorellina fosse contenta.
<Forza tutti a tavola> annunciò la madre portando i piatti a tavola.
Tutti quanti si diressero lì, con tanta velocità a causa della tanta fame che provavano in quel momento. Tranne il fratello, che si fermò toccandosi il petto per colpa di un dolore atroce.
I genitori si girarono verso di lui preoccupati, mentre la sorellina non sapeva cosa fare in quella assurda situazione.
Il dolore non passò, il ragazzo si accasciò a terra richiamando l'attenzione di tutta la famiglia.
Il padre cercava di rianimarlo, la madre invece chiamava un'ambulanza. Poi c'era la più piccola, sconvolta e immobile vicino alla tavola.
Cosa doveva fare? Era solo una ragazzina di  quattordici anni, non riusciva a muovere un muscolo. Si aspettava che il fratello si trovasse in quel stato in un giorno o in un altro, ma fingeva sempre che non sarebbe mai accaduto nulla. Ma a causa della sua grave malattia doveva sempre stare attento, e non poteva assolutamente sfuggire da essa.
In lontananza sentì i rumori dell'ambulanza fuori casa sua, le luci del veicolo che penetravano la sua magione era la cosa più traumatizzante che potesse vedere in vita sua.
Il padre lo prese in braccio e la moglie gli aprì immediatamente la porta per farlo uscire in fretta. Ella si scordò completamente della bambina e andò immediatamente da lei per confortarla in qualche modo.
<Ehi tesoro, andrà tutto bene ok? Levi sta benissimo>
Menti. Menti eccome.
<Adesso andremo in clinica e gli faremo compagnia, ok?>
Non è vero, non ci faranno entrare.
<Non piangere amore, il tuo fratellone sta bene>
No..
<Credimi non è nu->
<Sì invece> la interruppe la figlia con la voce spezzata dai singhiozzi. Lilith era sorpresa: adesso non sapeva più come consolarla o come mentirle.
<Levi non sta bene> continuò Cheryl a piangere a dirotto, cercando di asciugarsi le lacrime strofinando i palmi contro gli occhi, ma fu invano.
La mamma non riusciva più a parlare: sapeva fin troppo bene che la figlia aveva ragione e non torto. L'unica cosa che riuscì a fare fu abbracciarla forte e riempirla di baci, quello di cui Lilith aveva bisogno in quel momento.
Il suo primo genito stava per morire per cancro ai polmoni, e conosceva la triste verità: gli mancavano pochissimi giorni di vita. Era maligno purtroppo, i dottori non erano riusciti a spiegare il perché il ragazzo fu colpito da questa malattia, ma erano abbastanza sicuri che questa patologia gli avrebbe accorciato e rovinato la vita e l'unica cosa che potesse fare era passare del tempo coi suoi familiari e amici.

Arrivarono in ospedale, mantenendo il silenzio che si era creato quando si trovavano a casa.
Il padre camminava nervosamente nella sala d'attesa; la madre picchiettava le dita sul suo ginocchio e la figlia era semplicemente paralizzata.
Ci teneva al suo fratellone, l'aiutava sempre e la faceva sempre sorridere in qualsiasi momento. E non solo lei: anche i genitori erano felici quando c'era lui nei d'intorni.
Era il figlio perfetto in parole povere, che faceva di tutto per rendere felice la sua famiglia e per diventare un bellissimo esempio per la sorella minore.
Non voleva deludere nessuno, non voleva fare nessun errore e, se lo faceva, imparava da esso.
Un ragazzo diciassettenne, sorridente, leale e il tipo ideale di qualsiasi ragazza della sua scuola e il più amato tra gli insegnanti. Davvero bella la sua vita, eh? Così bella che non poteva essere reale. Così bella che doveva avere per forza una pecca. Una grande pecca.
I dottori lo tenevano ancora in sala operatoria, provando a fare di tutto per salvargli la vita.
Ma nulla, il ragazzo se n'era andato via per sempre. E annunciarlo alla famiglia era stato la cosa più difficile da fare.
La madre iniziò a piangere ancor di più nelle braccia del marito.
La figlia, invece, non riusciva ad espremire emozioni o muovere qualche muscolo. Era solamente sconvolta e triste allo stesso tempo mentre stringeva i pugni.
<Tu sei la piccola Jane giusto?> chiese una delle dottoresse che operò il fratello maggiore, mentre i genitori si allontanarono per andare nella stanza dove si trovava, purtroppo, il figlio defunto. Questa donna notò quanto fosse sconvolta Cheryl, e non riuscì a non andarle vicino per aiutarla.
La ragazza annuì, sedendosi poi su una delle sedie ancora traumatizzata.
<So che non mi conosci, però il tuo fratellone mi ha sempre parlato di te> parlò l'adulta cercando di far sentire a proprio agio la ragazzina.
<So cosa provi, vedere una persona a te cara morire davanti ai propri occhi è davvero traumatizzante. Abbiamo provato di tutto per salvarlo ma era davvero troppo tardi per lui.> spiegò la dottoressa, non ricevendo ancora nessuna risposta dalla più piccola che intanto aveva incominciato a piangere.
Con una mano fece voltare il viso della ragazzina verso di lei e continuò a parlare: <È in un posto migliore adesso, ne sono sicura. Ha sofferto troppo ed è ora di lasciarlo andare e di finire il suo dolore. Quello che adesso vuole di più è che tu sia felice anche senza di lui> consolò la donna asciugando le lacrime della ragazza, <prima che lui chiudesse gli occhi definitivamente, mi aveva detto che, appena saresti tornata a casa, dovevi andare a controllare sotto al tuo letto. Lì troverai qualcosa di molto speciale> spiegò la donna lasciando, infine, completamente da sola la piccola Cheryl insieme ai genitori.

"In memoria di Levi Ackerman" la frase incisa sulla tomba che la ragazzina aveva stampata nella sua testa. Erano passati vari giorni dopo la sua morte e lei non era ancora andata a guardare sotto il letto.
Non sapeva il perché, ma aveva quella sensazione che appena sarebbe andata a controllare, avrebbe dovuto dire addio al fratello.
Ma la curiosità era troppa e la mancanza anche.
Quindi andò a sbirciare sotto il letto e, sotto ad esso, trovò una letterina con accanto una collana con il ciondolo della luna.
Aprì subito la busta per poi tirar fuori la lettera.
Iniziò a leggerne il contenuto:
"Cara Cheryl,
se stai leggendo questa lettera allora significa che sono ormai deceduto.
So che è stata la dottoressa Zoe a consigliarti di controllare sotto al tuo letto, e sono felice che lei te l'abbia detto e non che se lo sia dimenticato.
So che in questo momento sia tu, che la mamma e il papà non state passando un momento facile, credimi ho fatto di tutto per resistere fino all'ultimo.
Ho cercato in tutti i modi di restare ad essere il tuo fratellone, quello da cui avresti preso esempio in qualsiasi momento. Ma la malattia me lo impediva comunque.
Scusami davvero se ti ho deluso e se ti ho lasciata da sola a combattere contro il mondo. Spero tanto che la situazione a casa non cambi e che tutti voi siate felici anche senza di me.
Voglio che, per ricordarmi, tu indossa quella collana che hai trovato vicino a questa lettera.
Ti voglio bene piccola Jane.
Addio,
Levi"
La ragazza chiuse la lettera, prese la collana e la indossò con le lacrime che le rigavano il viso. La crudele verità era arrivata, doveva dire addio al fratello, una persona che l'aveva amata e aiutata in tutto e per tutto.
Aveva anche paura che la situazione familiare cambiasse dopo la morte, e la sua famiglia sarebbe crollata. Sperava tanto di no, ma era ovvio che si sarebbe rovinata.

Dopo vari anni dalla morte di Levi Ackerman, la sua famiglia era diversa, era un casino ed era peggiorata.
La figlia eccelleva in qualsiasi materia, ma non sorrideva più come prima. Il padre era diventato un alcolico e la madre non era affatto cambiata, lavorava sodo visto che il marito era disoccupato. Faceva di tutto per la figlia, per non farle notare che tutto era cambiato.
Ma niente, era tutto inutile.
Lo stesso scenario ogni stesso giorno.
Ed ogni volta che la figlia prendeva un bel voto, la mamma applaudiva orgogliosa ripetendo la stessa frase: <Bravissima! Hai preso un altro buon voto!>
E la corvina, invece di sorridere, diceva: <Tanto non ne vale la pena> e ritornava in camera sua lasciando la madre amareggiata.

ఌ︎𝚜𝚙𝚊𝚣𝚒𝚘𝚊𝚞𝚝𝚛𝚒𝚌𝚎ꨄ︎
Salve a tutt*! Scusate per il ritardo ma, come ho già scritto negli annunci, ho avuto un blocco dello scrittore quindi mi è più difficile darvi più aggiornamenti.
Vi ricordo che ho aperto un profilo instagram, mi chiamo: kiyo.koackerman
Detto questo, ci vediamo alla prossima!

𝘉𝘳𝘪𝘯𝘨 𝘮𝘦 𝘸𝘪𝘵𝘩 𝘺𝘰𝘶. ᵉʳᵉⁿˣᵒᶜWhere stories live. Discover now