3. A lovely place to die

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Quella domanda evitò di far accadere quel grande sbaglio. Una domanda che potrebbe apparire banale agli occhi altrui, ma a lei interessava perché l'unico motivo per cui era entrata in quell'avventura non era per aiutarlo ma per sapere cosa c'entrasse lei.
Posò il taglierino e si sedette pian piano sul letto, pensando a qualche possibile risposta alla sua domanda. In quel momento non poteva nemmeno chiederlo al ragazzo visto che non possedeva il suo numero di telefono.
Decise di lasciar perdere e di cadere sul suo letto tra le braccia di Morfeo, provando a dimenticare tutto e a fuggire dalla sua vita.
Qualcuno interruppe la sua "scappatoia" dalla realtà e, fortunatamente, non era la voce che la spaventava ogni giorno.
Era una voce soave, tenera e che la facesse sentire a casa, al sicuro.
Era quella di sua madre, la donna più buona al mondo oltre ad essere quella più bella, secondo la figlia.
<Jane, è pronto a tavola> disse la mamma chiamandola col suo secondo nome perché, secondo lei, le si addiceva di più. Le accarezzò i capelli dolcemente, spostandoli e notando quel grande graffio che aveva sull'occhio. Sapeva già chi fosse stato e preferì non parlarne per non mettere a disagio la figlia. Quest'ultima si alzò lentamente dal letto mezza assonnata, sperando che al piano di sotto non si trovasse l'altro genitore Ma fortunatamente non c'era, come ogni singola sera, e ritrovò il salone come nuovo, come se le lattine per terra e l'odore di alcol non ci fossero mai stati.
<Prima di sederti devo disinfettarti la ferita> disse Lilith andando a prendere il suo kit d'emergenza.
Cheryl si sedette e non aveva ancora proferito parola dalla sua bocca. Pensava che stesse dando alla mamma dei altri problemi e non voleva assolutamente farlo perché c'era già un'altra persona a farlo.
Stringeva pian piano le sue mani, cercando di trattenere le sue lacrime.
La madre ritornò col suo kit, iniziando a curare il graffio sull'occhio.
<Mamma> parlò finalmente la mora mentre Lilith disinfettava l'occhio.
<Dimmi tesoro>
<Scusami>
La donna la guardò negli occhi e la trovò coi occhi lucidi, tentati a scacciar via qualsiasi lacrima. L'adulta rimase sorpresa dal comportamento della ragazza, non vedendola mai piangere in quel modo da un sacco di tempo.
Non capiva il motivo per il quale si fosse scusata, ma decise di abbracciarla lo stesso perché sapeva che non si sfogava così da tanto tempo con lei.
L'ultima volta era l'anno scorso, in quel tragico, freddo giorno di novembre.
Quella giornata fu tolta dalla memoria della famiglia, considerandola un argomento troppo delicato da parlarne.
Nessuna delle due aveva il coraggio di parlare, ma andava bene così, il silenzio era la cosa migliore che entrambe potessero fare.

<Cheryl, potresti rispondermi?> urlò leggermente Jean per farsi sentire dalla ragazza.
Si trovavano in classe, durante la ricreazione mentre gli altri ridevano e scherzavano mangiando la loro merenda.
<Sì, scusa> finalmente rispose.
<Sicura di star bene?> si preoccupò il ragazzo riguardo allo stato della migliore amica, sapendo fin troppo bene la sua situazione familiare.
La ragazza annuì, preferendo di non parlare dell'accaduto di ieri sera. Tanto sapeva che poteva parlarne quando voleva col suo migliore amico, essendo sempre disponibile per lei.
Entrò poi una persona ormai ben conosciuta agli occhi della mora.
Varcò la soglia della porta dell'aula con tanto entusiasmo, venendo accolto poi dai suoi amici.
"Chissà se i suoi amici sanno del suo stato" pensò Cheryl guardando attentamente, non dando nell'occhio, Eren coi suoi amici mentre giocava e scherzava.
Lentamente il castano, notando di essere osservato, guardò verso la direzione della mora che, appena venne scoperta, distolse lo sguardo.
Ma lui non la fece "scappare" così facilmente. Andò da lei a salutarla, nonostante ci fosse Jean vicino a lei.
<Ehy Cheryl, come va?> chiese gentilmente il ragazzo non badando proprio all'occhiataccia del migliore amico.
<Bene, grazie> rispose lei fredda come al suo solito facendo rimaner male Eren.
<Dopo scuola potremmo parlare? In privato magari> domandò il castano dando una veloce occhiata a Jean per far capire che le doveva parlare della sua situazione.
Lei accettò subito, ricordandosi del grandissimo motivo per cui lui avesse scelto lei.
Il ragazzo fu sorpreso e felice che la ragazza avesse detto subito di sì e ritornò al suo posto.
La campanella suonò proprio nel momento in cui Jean stava per chiedere alla migliore amica perché avesse tanta "confidenza" con Eren. Forse Cheryl non glielo dirà mai fino alla sua triste morte.
Le faceva ancora strano sentire che un ragazzo così vivace e ribelle come lui dovesse morire tra poco, sprecando i suoi anni migliori.
Ma dopotutto muoiono tutti: giovani o anziani, la morte aveva sempre un posto per tutti. Era così che la pensava la ragazza e non solo lei, ma tutti non avevano il coraggio di dire una cosa del genere.
La morte spaventava tutti, persino la corvina che la desiderava tanto. Era stupita dal fatto che lui non lo fosse, visto che lui non poteva evitarlo in nessun modo.
Lei poteva smettere, posare il coltello e vivere la sua vita allegra e spensierata.
Lui poteva solamente trascorrere i suoi ultimi tre mesi, spensierato sì ma per poco.
Ma se ne era fatta una ragione, le medicine non l'aiutavano, i medici avevano perso le speranze e decisero di dichiarare la finale data di morte del paziente.
E cosa poteva fare un povero adolescente come lui? Non poteva mettere il broncio e trascorrere gli ultimi attimi della sua vita cambiando completamente il suo umore. L'unica cosa che poteva fare era essere felice, con un sorriso a trentadue denti nascondendo ai suoi amici il suo segreto. Ma un giorno doveva rivelarlo perché, sicuramente, la malattia l'avrebbe portarto alla stanchezza; alla perdita di peso e, successivamente, alla morte.
Però voleva aspettare un altro pó, anche se l'aveva già detto a Cheryl, una ragazza che conosceva a malapena.
Il motivo per cui l'aveva scelta era ancora sconosciuto (a noi), però sicuramente per il ragazzo era un motivo più che valido.

<Di cosa volevi parlarmi?> chiese la mora appena incontrò il castano fuori scuola.
<Di nulla in realtà, ti ricordo che abbiamo un'avventura in corso> rispose lui facendo un occhiolino in modo buffo.
<Ah vero> disse lei alzando gli occhi al cielo.
<Oggi ti porterò in uno dei miei posti preferiti!>
<Oh wow>
<Eddai, sii più contenta>
Cheryl fece un finto sorriso ripetendo la frase che aveva detto prima, lasciando il castano più arrabbiato. Lasciò perdere: era tempo perso provar a far sorridere la ragazza.
Però solo in quel momento si era arreso: avrebbe fatto di tutto per vederla sorridere, abituato ormai a guardare la ragazza con un broncio dipinto sul viso 24h su 24.
Magari portandola in uno dei suoi posti preferiti ci sarebbe riuscito, ma decise di non sperarci tanto per poi ricevere il contrario di quello che si aspettava.
Questo suo posto preferito si trovava su una collina vicino all'istituto e, nonostante fosse piccola, si poteva vedere l'intera città purtroppo con qualche nuvola sopra a causa del mal tempo.
Era un ottimo luogo per riposarsi e per far andar via qualsiasi preoccupazione, come quelle del castano che in quei giorni era davvero teso quanto la mora, costretta ad affrontare ogni giorno il suo terribile genitore.
<Allora, che ne pensi?> domandò Eren appena arrivarono sulla collina.
<Niente male> rispose mentre osservava la città sorpresa, cercando di non farlo notare al più alto. Infatti quest'ultimo l'aveva capito che quel "niente male" era un "è magnifico", perché quella collina non era tale.

Rimasero là per un pó e, quando si stavano per alzare, il ragazzo disse una frase che fece quasi rabbrividire la mora.
<Spero tanto che quando morirò la giornata non sarà così> abbozzando un piccolo sorriso malinconico.

🦋𝚜𝚙𝚊𝚣𝚒𝚘 𝚊𝚞𝚝𝚛𝚒𝚌𝚎🦋
Ciao a tutt*! Scusate davvero per il ritardo e per avervi fatto aspettare un altro mese per un nuovo capitolo ma non avevo tante idee in mente, avevo un blocco dello scrittore diciamo.
Detto questo, ci vediamo al prossimo capitolo

𝘉𝘳𝘪𝘯𝘨 𝘮𝘦 𝘸𝘪𝘵𝘩 𝘺𝘰𝘶. ᵉʳᵉⁿˣᵒᶜDove le storie prendono vita. Scoprilo ora