8. To build a Home

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Avviso!!!
Ad un tratto della storia comparirà un segnetto, ovvero questo ❗ e, se volete, si consiglia di ascoltare la canzone "To build a Home".
Buona lettura.

Il suo peggior incubo si era avverato.
Una casa colma di persone, che portavano fiori a destra a manca.
Con persone che avevano le bocche formate da una sola parola.
"Condoglianze"
Nel vocabolario questa parola significa: "partecipazione espressa a voce o per iscritto al dolore (e part. al lutto) di qualcuno".
Ma quelle persone che lo pronunciavano, tranne i parenti e, probabilmente, gli amici stretti, non partecipavano veramente al dolore del lutto.
Erano solamente dispiaciuti.
Perché ad alcuni di loro non importava nulla del ragazzo, faceva solo pena pensare che sia morto così giovane.
Nessuno poteva capire il dolore che provavano i familiari, soprattutto nessuno poteva capire cosa stesse provando Cheryl Jane Ackerman.
L'unica ragazza che è rimasta con lui per tutto il tempo, dall'inizio alla fine.
Solo lei c'era quando il suo cuore ha smesso di battere.
Nessun'altro a parte lei.
Lei fu la prima a vederlo morire man mano, non in quella notte ma durante il suo percorso verso la morte.
Lei non sapeva come sentirsi, non sapeva che fare e che dire.
Sapeva solo che la mamma del deceduto era grata di quello che aveva fatto per suo figlio.
L'aveva ripetuto migliaia di volte: non sapeva come ringraziarla per i grandissimi sforzi che ha fatto.
La madre e il padre comunque lavoravano fino a tardi, e potevano vederlo poche volte.
Solo la corvina e la sorella di Eren, Mikasa, lo visitavano spesso.
Dopo aver dato in dono tutti i fiori e i regali per la famiglia in lutto, tutti se ne andarono lasciando quella casa senza felicità: senza Eren.
Mancava solo un ospite, ovvero Cheryl, che mentre se ne stava per andare, Carla la fermò per il braccio, implorando di restare.
Non poteva dire di no, soprattutto a quel povero viso che ne aveva passate tante.
Accettò quindi di restare nella magione e di accomodarsi, come le disse la signora, in sala da pranzo in una delle quattro sedie che erano intorno al tavolo.
Lei, in quel istante, sperò di non andarsi a sedere nel posto che prendeva Eren solitamente.
Ma, senza nessun valido motivo, era così certa che fosse il suo.
La madre del castano si sedette di fronte a lei e in mano aveva una specie di libricino e una casetta di legno per uccelli.
<Queste sono due delle tante cose che ci ha lasciato il mio piccolo, ma penso che per te siano molto importanti>
Cheryl la guardava perplessa, chiedendosi perché per lei sarebbero dovuti essere importanti.
<Stamattina stavamo togliendo tutta la sua roba in camera sua, e abbiamo trovato questi con una lettera accanto.
C'era scritto che avremmo dovuto consegnarli a te, non so perché, non ho avuto il coraggio di scavare nei dettagli>
La corvina ascoltò attentamente la spiegazione della madre, prese il libricino e lo iniziò a leggere e, man mano che lo leggesse, capì che quello era una specie di diario.
Notò che non scrisse più fino al primo gennaio, nel giorno in cui le sue condizioni iniziarono a peggiorare.
Grazie a quel diario riuscì a capire di come si sentisse tutti i giorni, e non solo.
Scoprì che lui era innamorato di lei, avendola sempre messa la centro di qualsiasi suo "segreto".
Era così contenta di ciò, ma contemporaneamente odiava il fatto che lui non si fosse dichiarato a causa del suo fardello.
Pensava che il diario fosse terminato, finché non andò alla pagina seguente che, come introduzione, aveva il suo nome.

"Cara Cheryl,
se stai leggendo questa pagina allora significa che sono morto."
Le sue stesse e identiche parole.
Le identiche parole di suo fratello di quando la lasciò per andare in un posto migliore, come disse la dottoressa Zoe.
Le sue mani tremavano, i suoi occhi pregavano di far uscire migliaia e migliaia di lacrime.
Guardava impietrita la lettera, senza fiatare.
Non voleva continuare, voleva andarsene semplicemente.
Carla aveva notato la sua reazione e così, per rilassarla, le mantenne la mano dandole parole rassicuranti come: <Va tutto bene>
E, da lì, si sentì più serena.
Continuò a leggere: "So che probabilmente starai leggendo questa pagina versando lacrime e lacrime, e, anche quando sarò morto, detesterò vederti in quello stato.
Mi dispiace davvero tanto di averti lasciato così tanto peso psicologico da caricare, vorrei ritornate indietro e far che io non mi presentassi e ti lascerei perdere.
Tu non mi avresti mai calcolato e nemmeno io.
Tu non avresti dovuto sopportare tutto ciò.
Però almeno so di aver conosciuto una delle miglior persone al mondo.
Che mi ha cambiato in meglio, che mi ha fatto innamorare in così poco tempo.
Che, nonostante col suo caratterino, mi ha supportato in qualsiasi momento.
Solo te sei riuscita a farlo.
Ed è per questo che ti ho costruito questa casetta.
Vedi, so che per te sono insignificanti, ma per me no.
Hanno qualcosa di speciale dietro, una storia.
Come la casetta che ti ho costruito.
Ti ricordi cosa ti dissi l'ultima volta?
"Non hai mai pensato che ognuno meritasse una casa dove sentirsi al sicuro quando il mondo attorno a te stava completamente cambiando?"
Ecco, io me la meritavo.
Io mi meritavo una casa dove non ci fosse questa malattia di merda e che potevo vivere gli anni della mia vita meglio di qualsiasi altra persona.
Perché il mondo attorno a me cambiava, tutto era diventato più grigio.
Se hai mai pensato che nonostante la mia malattia vedessi ancora il mondo a colori, sbagliavi. Sbagliavi di grosso.
Perché non potevo più continuare a vivere.
La mia fine era così vicina.
Piangevo, piangevo e piangevo nella mia cameretta sperando che tutto questo che stessi vivendo fosse solo un brutto incubo.
Ho saputo nasconderlo bene, vero?
Anche nelle pagine del mio diario non mi sono mai espresso per intero.
E quindi ho costruito questa casa, anche se non ne avevo bisogno materiale.
Perché c'eri tu.
C'eri tu che eri diventata la mia casa.
Il mio posto sicuro.
Ho costruito questa casa per me e per te.
Per noi.
Per noi che non abbiamo avuto tanto tempo per conoscerci.
Per noi che abbiamo amato ma nel momento meno opportuno.
Per te che sei un anima così pura che merita tutto il mondo.
Tutto tranne la tristezza che stai provando mentre leggi questa lettera.
Perché io ti amo Cheryl.
Ti amo tantissimo.
E saremmo stati più felici se avessimo avuto più tempo.
Ti prego, perdonami per tutto.
Perdonami per averti intromessa.
Perdonami per il mio caratteraccio.
Per tutto.
Perdonami perché un malato terminale è innamorato di te.
E mi dispiace.
E mi duole così tanto il cuore scrivere in una lettera la parola "addio".
Ma sappi che, anche se ti scriverò addio, io sarò sempre lì con te, al tuo fianco.
Addio Jane, ti amo e ti amerò per sempre.
Tuo,
Eren"
Stava riniziando a tremare, mentre allungò il braccio verso la casetta e l'abbracciò forte, lasciando la presa di Carla.
Iniziò a pensare a quanto le mancasse un suo abbraccio, caldo e confortevole.
Dove la faceva sentire al sicuro.
E in quel momento si pentì di tutte quelle volte che lui cercava di abbracciarla ma lei lo rifiutava, non per cattiveria ma perché si sentiva a disagio.
Ma lei avrebbe voluto veramente  ricambiare e sentire il suo dolce profumo alla mandorla, che riusciva a sentirlo a chilometri di distanza.
Ma avrebbe voluto sentirlo da vicino, e non a un metro di lontananza.
Voleva baciarlo un'ultima volta, dirgli che in realtà ha voluto veramente ricambiare e di tenerlo stretto fra le sue braccia.
Voleva parlargli, voleva sentire la sua voce, la sua risata, il suo sorriso, la sua goffaggine..
Voleva vederlo.
Un'ultima volta, anche se per poco.

Dopo esser uscita dalla villa di Eren insieme alla sua casetta di legno e la lettera dedicata a lei, ritornò a casa sua, vuota come al solito.
Andò immediatamente in camera sua, appoggiò la casetta di legno sulla scrivania, si buttò sul letto per riposarsi ed evitare tutto quel brutto sogno.
E, nei suo dolci sogni che spesso non avevano un senso logico, si ritrovò dinanzi a un bellissimo spettacolo della natura: vide il prato più verde che abbia mai visto, un cielo notturno con tantissime stelle, due immensi tronchi con delle piante arrimpicanti di fiori di luna, i suoi preferiti in assoluto.
Ammirava quelle bellissime piante che crescevano con la luce lunare con stupore e meraviglia.
Finché non sentì una voce maschile così familiare.
Si girò verso la direzione della voce, ritrovandosi una figura maschile seduta sul campo vasto.
Si avvicinò a quella figura, sedendosi accanto al  "sconosciuto".
E lì si rese conto che non era un estraneo, ma una persona che conosceva fin troppo bene.
<Alla fine mi hai raggiunto> sorrise allegramente il castano.
Lei era rimasta senza parole a vedere nuovamente il defunto.
Non era più magro o bianco come la carta, era il lui di sempre. Aveva gli stessi identici vestiti che aveva nella sua ultima sera.
Gli toccò la mano, per analizzare se fosse vero o no.
Era vero, riusciva sentire la sua pelle.
Non riusciva a crederci.
Scoppiò a piangere.
<Ehi, sono qui, perché piangi?>
<Sei morto Eren..> disse lei con la voce spezzata dai singhiozzi.
Eren la guardò addolorato: sapeva che fosse deceduto e che lei sentiva la sua mancanza.
L'abbracciò con tutta la forza che aveva, stavolta per davvero. Così lei riuscì a sentire il suo dolce e intenso profumo.
<Vorrei davvero riuscire a vivere senza di te> parlò la corvina mentre il suo viso era schiacciato sul suo petto.
<Ci riuscirai Cheryl>
<No e no>
<Sì invece, perché dopo questo sogno, dopo avermi visto per l'ultima volta, sorriderai di più, avrai il sorriso più bello di tutti.
Ma ti prego, non piangere.
Non sono riuscito a vedere spesso il tuo sorriso quando ero vivo, adesso lo posso guardare solo dall'alto. Quindi, ti supplico, fallo per me.
Perché dopo che te ne andrai da questo sogno, la tua vita cambierà in meglio.
Anche senza di me>
E, man mano che terminò il suo discorso, il suo intero corpo stava iniziando a scomparire.
<No, ti prego non andartene> supplicò Cheryl mentre vedeva la sua sagoma sbiadire.
Lui, invece delle parole, sorrise semplicemente dicendole, così, la sua ultima e vera frase.
<Ti amo>
<EREN! PORTAMI CON TE!> urlò dalla disperazione la ragazza mentre intorno a lei stava crollando l'intero paesaggio, finché non si ritrovò nel letto di camera sua, col padre che cercava di svegliarla appena sentì le sue grida.
<Piccola, ehi, va tutto bene>
Appena lei udì la voce del padre, subito si allontanò dalla paura.
L'uomo sospirò, per poi continuare a parlare.
<So cosa pensi di me, ma in questo periodo quando non c'eri più a casa ho riflettuto e ho pensato a quanto fossi stato così pessimo da farti anche allontanare da casa. Davvero perdonami Jane, sto cercando di smettere solo per te e tua madre>
La corvina era davvero sorpresa e sconvolta dalla dichiarazione del padre.
Non pensava che avesse ancora un cuore che battesse.
Era allibita ma allo stesso tempo contenta: finalmente la sua famiglia stava ritornando come prima.
Nemmeno gli rispose che subito lo immerse in un tenero e dolce abbraccio, come faceva quando era più piccola.
Lui non poté che ricambiare, e ritornare al rapporto padre e figlia.

Dopo vari mesi la vita di Cheryl era rosa e fiori.
La sua famiglia si era riunita; aveva ripreso i rapporti col suo migliore amico Jean;  aveva stretto amicizia con molte ragazze fra cui Ymir, Christa e Mikasa.
Era davvero gioiosa, dopo tanto.
Ma sapeva che nella sua vita mancava un pezzo del puzzle, ed era inutile farsi domande su chi o cosa fosse.
Era lui, l'estroverso e goffo che tutti adoravano.
E che Cheryl Jane Ackerman amava.
Ma, nonostante lei non lo vedeva, lui c'era sempre e per sempre.
Perché aveva seguito alla lettera le ultime parole che le disse Cheryl nel sogno prima che scomparisse.
E, come desiderò lei, lui era sempre al suo fianco.

Fine.

💓spazio autrice💓
Ciao ragazz*!
E con questo capitolo finisco (finalmente dopo tanto tempo e dopo tanti blocchi dello scrittore) questo spin-off!
Spero tanto che la storia vi sia piaciuta, anche senza costanti aggiornamenti.
A breve, però, uscirà un capitolo extra, quindi non preoccupatevi!
Intanto sto iniziando a scrivere la mia nuova storia.
Alla prossima💖

𝘉𝘳𝘪𝘯𝘨 𝘮𝘦 𝘸𝘪𝘵𝘩 𝘺𝘰𝘶. ᵉʳᵉⁿˣᵒᶜOù les histoires vivent. Découvrez maintenant