Capitolo 63: And I'll be there

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Mi svegliai troppo rilassata, trovando strano che fossi così riposata e tranquilla. Per questo, quando mi girai verso la sveglia sul comodino e vidi l'orario, il mio cuore si fermò letteralmente. Sfrecciai fuori dal letto direttamente nella doccia, senza nemmeno aprire del tutto gli occhi. Cercai di metterci il minor tempo possibile, indossai i pantaloni grigio chiaro di un completo elegante con un top bianco di seta altrettanto formale. A breve avrei avuto un colloquio con uno dei migliori studi legali di Los Angeles, avrei potuto farlo anche con il primo se non fosse appartenuto a mia madre e io non avessi voluto avere nulla a che fare con quella strega.

Purtroppo, la donna che mi aveva dato la vita, possedeva almeno una decina di studi legali sparsi per l'America, non sapevo nemmeno quanti fossero effettivamente, ciò che sapevo era che fosse la migliore in ogni cosa facesse. D'altronde il suo essere un avvocato da quasi mille dollari l'ora negli anni aveva fortificato il suo ego indistruttibile talmente tanto da farle credere di essere la regina del mondo e di poter comandare chiunque volesse, me compresa.

Chiunque al mondo la venerava per le sue capacità, persino chi la odiava in realtà la amava, dai suoi rivali alle le persone che aveva fatto condannare. I miei professori all'università attribuivano il merito delle mie capacità alla genetica, elogiando indirettamente mia madre, nonostante io mi fossi fatta a pezzi per affermare la mia identità indipendentemente da lei.

Chiamai il taxi e ringraziai quella mattina per aver avuto così poco traffico, arrivando agli uffici di Sean e Saoirse Harmon in orario, grazie al sacrificio del caffè che non avevo avuto il tempo di prendere. Sean e Saoirse erano moglie e marito, nonché avvocati di grande successo in ambito penale che avevano partecipato ad alcune delle cause più strabilianti che fossero mai avvenute in un tribunale della California, alcuni delle quali eseguiti pro bono.

Ad accogliermi fu proprio Sean, nel suo elegantissimo completo nonostante fuori facesse ancora caldissimo. Mi porse la mano con un solare sorriso a trentadue denti.

«Freya, benvenuta» si prese la libertà di chiamarmi per nome. Avevo sentito che fosse una sua abitudine, quella di chiamare i candidati per nome per metterli a loro agio, per poi spremerli e sottoporli alla massima tensione durante il colloquio. Nonostante ciò, mi sembrava un uomo alla mano e disponibile, ma poco tollerante riguardo gli errori, come tutti in quell'ambiente.

Era un uomo molto alto, dai chiarissimi occhi azzurri e dai non troppo corti capelli brizzolati, quasi come se gli fossero ricresciuti dopo un taglio militare. Lo sguardo era duro quando non parlava, ma nei brevi momenti in cui sfoggiava un sorriso affascinante, la sua espressione si addolciva.

«Signor Harmon» gliela strinsi, seguendolo subito dopo verso il suo ufficio. Il suo passo era molto più lungo del mio, tanto che nello stargli dietro il rumore dei miei tacchi superava quasi quello degli altri impiegati che digitavano al computer.

Tutto il piano era rivestito dal parquet rovere chiaro, ma nel suo ufficio, grazie al grigio scuro delle pareti e del soffitto, risaltava ancora di più. Lo studio era condiviso con la moglie Saoirse, la quale scrivania era separata dalla sua attraverso una parete. Il cubicolo della signora Harmon, se così poteva essere definito date le sue notevoli dimensioni, palesava un tocco femminile: addossata ad una parete vi era una libreria moderna, decorata da luci e piantine grasse, mentre dal lato opposto, sulla parete divisoria, vi era appeso un colorato quadro astratto. Davanti ad entrambe le lunghe scrivanie di mogano scuro, c'erano due poltroncine turchesi al posto delle comuni sedie imbottite per accogliere le persone.

Mi fece cenno di accomodarmi, dopodiché scrisse velocemente qualcosa sulla tastiera bianca dell'imponente computer argentato che troneggiava su una parte della scrivania.

«So che hai parlato con Saoirse, che mi ha spinto a parlarti nonostante non ti fossi ancora laureata e devo dire che leggendo il tuo fascicolo ho capito il perché. Sei formidabile. Q.I di 140, hai preso il massimo ad ogni singolo esame di legge, stavi per finire l'università parecchio in anticipo e poi hai lasciato prima dell'ultimo esame. Cosa ti è passato per la testa?»

LA's Devil - dicono che tu sia il diavoloWhere stories live. Discover now