Capitolo 35: Don't give up on me

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Caro universo, quando ti ho chiesto se sarebbe potuta andare peggio, era una domanda retorica, non una sfida!

La cena era trascorsa inaspettatamente bene, più che altro perché sia io sia Dylan eravamo stati in silenzio, solo ogni tanto ci tiravamo qualche gomitata perché qualche goccia di fastidio traboccava dal nostro vaso di odio.

Kyle ci osservò per tutta la serata come un falco, studiando ogni nostro movimento per cercare di analizzarci e magari capirci, dato che non aveva mai visto come ci comportavamo l'uno con l'altra.

«È il quinto» mi disse Dylan, facendomi notare che avevo preso un altro bicchiere di champagne, che tra parentesi era davvero delizioso.
«E quindi?» ero ancora perfettamente lucida, lo champagne non aveva mai avuto un grande effetto su di me.
«Alcol e Kyle non sono una buona combinazione» esordì bevendo un sorso di vino rosso.

Ridussi gli occhi a due fessure e lo guardai male, mentre le sue labbra si dipinsero di un ghigno soddisfatto. Alzai gli occhi al cielo e posai il bicchiere sul tavolo, lasciando che il cameriere ritirasse l'ultimo piatto.

«Che hai fatto di male a quella povera ragazza?» chiesi riferendomi alla bionda che aveva avuto l'onore e il piacere di tirargli uno schiaffo.
«Se lei e la sua migliore amica non sono più tali è colpa mia» disse sbuffando. Ridacchiai e lo osservai. Si teneva una mano in tasca anche da seduto, mentre con l'altra giocherellava con il tovagliolo di stoffa sul tavolo.

«Quale delle due?» gli chiesi quale delle due si fosse portato a letto, perché era l'unica opzione accettabile. Probabilmente una delle due era interessata a lui e l'amica ci era andata a letto, sentendosi tradita. Io non avrei mai permesso a un ragazzo di mettersi tra me e una mia amica, era la cosa più stupida che due persone avrebbero mai potuto fare.

«Entrambe» sentenziò Dylan. Non seppi se ridere o se alzare gli occhi al cielo, così optai per l'alzare le sopracciglia in un'espressione come a dire "Fai sul serio?". A quel punto ridacchiò lui, riprendendo parola.
«Mi piace combinare casini» continuò.
«A me piace provocare le persone, il che spesso porta ad una serie di casini» dissi bevendo un sorso di champagne, sorridendo nel ripensare a tutto quello che avevo combinato soltanto per puro divertimento.

«L'ho notato, bimba» il mio stomaco cadde per un secondo nel vuoto, non aspettandomi che mi chiamasse così.
«Oh fidati, non hai visto nulla» finii il quinto bicchiere di champagne ed ebbi un momento di giramento di testa, ma molto probabilmente era dovuto al fatto che Dylan aveva appena posato una mano sulla mia gamba sotto il tavolo.

«E questo per che cos'è?» borbottai, nascondendo le labbra in un altro bicchiere di champagne. Penso di avere qualche problema. Purtroppo però l'alcol era l'unica cosa che riusciva a farmi sopportare tutto quello stress, quelle persone e quei drammi; effetto collaterale: non riuscivo ad essere fredda e a resistere a Dylan come avrei voluto.

«Per provocare» disse con il suo tipico ghigno dipinto sulla sua bellissima faccia. Iniziò a muovere il pollice, accarezzandomi la coscia vicino al bordo del vestito, ma lo fermai prima che iniziassi a desiderare di sbagliare di nuovo. Posai la mano sulla sua e la scostai, ma prima che la allontanasse del tutto mi lasciò un'ultima stretta possessiva.

Guardai molti degli altri invitati ballare, per approfittare di quell'ultimo quarto d'ora che ci era rimasto disponibile nella sala del ristorante, considerando che era anche molto tardi.
«Freya» mi chiamò una voce calda. Mi alzai in piedi e salutai il biondo che aveva richiamato la mia attenzione.
«Ciao Liam» lo salutai con un breve abbraccio e osservai il suo sorriso smagliante da perfetto inglese.
«Mi concedi un ballo?» mi chiese porgendomi la mano. Gliela strinsi e mi lasciai condurre sulla pista da ballo improvvisata.

LA's Devil - dicono che tu sia il diavoloWhere stories live. Discover now