XI

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Louis scrisse.
Si sentiva estraniato dal suo corpo, posseduto da un'energia maniacale che si rifiutava di lasciarlo riposare.
Il pezzo si espandeva davanti ai suoi occhi in due righe parallele: la chiave di basso e quella di violino si incontravano, flirtavano, giocavano l'una con l'altra.
Cosa - cosa ci fai qui?
Louis aveva potuto sentire la tensione tra loro due fin dal momento in cui l'aveva visto per la prima volta nel vecchio studio, la scintilla.
Questo è il mio ufficio.
I due temi non soltanto si completavano, ma si generavano a vicenda, in qualche modo.
Una strana, piacevole frizione.
Come una reazione chimica, Louis poteva sentire la musica tremargli fra le mani.
A quanto pare, sei tu quello che mi stalkera, Styles.
Louis si grattò la nuca mentre la punta della matita continuava a scorrere sul foglio, canticchiando parte della melodia a bassa voce.
I suoi occhi bruciavano, le lenti a contatto si erano terribilmente seccate.
Ignorò quella spiacevole sensazione, continuando a scrivere.
Non sto cercando di...sedurti o cose del genere, sai.
Il calore del sole gli solleticò la schiena mentre cambiava posizione sulla sedia, a stento consapevole del fatto che avesse addosso ancora il suo smoking. Allentò la cravatta, aveva ancora molto da scrivere. Si stava dedicando alla parte orchestrale.
Non posso andare avanti così. V-voglio...
Lo sai che cazzo voglio, Styles.
Louis prese un respiro tremante, le sue mani cominciarono a fremere quando sentì il violino e il violoncello suonare insieme per la prima volta. La parte più forte della melodia, dove finalmente suonavano all'unisono, senza rincorrersi l'uno con l'altro. L'orchestra faceva da sottofondo, sostenendo il loro culmine e poi...
E poi, qualcosa di dolce. Un tema romantico che assomigliava alla pioggia che bagna la città.
E' sempre perfetto con te, sempre. Sempre.
Il mio bellissimo ragazzo.
La punta della sua matita si spezzò e Louis rimase a bocca aperta, fissando per un lungo momento i minuscoli frammenti neri, prima di nascondere il volto tra le mani e lasciare che le emozioni lo travolgessero.
Era affannato, ma non piangeva.
Non c'erano più lacrime nei suoi occhi ormai asciutti.
Sentiva tutto.

Il suo telefono vibrò nella tasca e Louis alzò di scatto la testa, realizzando che non si era presentato alle prove del mattino. Cercò il suo telefono, notando che era Grimshaw a chiamarlo, prima di rispondere.
"P-pronto?" disse, con voce tremante. Annuì per la maggior parte della conversazione, ascoltando in silenzio le chiacchiere di Grimmy che cercava di confortarlo riguardo al fatto che era meglio per tutti se Louis avesse preso un periodo di pausa dalla LSO.
Sentì un intorpidimento diffondersi in tutto il corpo, improvvisamente. Una strana sensazione a sostituire il dolore. "Non per molto" lo rassicurò Nick, con un tono falso che strinse lo stomaco di Louis in una morsa. "Un mese o due. Una pausa per farti riposare e per... far dimenticare a tutti quanto è successo".
Louis si schiarì la gola. "Il Bruch?" chiese. Si sentiva debole, come se non fosse in grado di creare frasi di senso compiuto. "Chi...chi farà..."
"Eleanor assumerà la tua posizione, temporaneamente. Mi ha assicurato che è più che capace di esibirsi in quel concerto per questa sera e domani". Ovviamente. Louis deglutì. "Giusto" sussurrò. "Farà un ottimo lavoro".
Ci fu un silenzio imbarazzato. Louis, per una volta, era senza parole. Continuò a fissare il punto in cui la matita si era spezzata, esattamente all'inizio di qualcosa di triste, di sbagliato, di infelice. Poi, Grimshaw tossì. "D'accordo, allora. Ci sentiamo settimana prossima".
"Sì" sussurrò Louis con voce roca. "A presto, Grimshaw". La chiamata terminò e Louis lasciò cadere il cellulare sulla scrivania. Si passò una mano tra i capelli leggermente sporchi. Non si era fatto una doccia. Non aveva dormito nelle ultime trentasei ore. Forse, era stato appena licenziato.
Mai come prima, si sentiva un disastro che non sapeva prendersi cura di se stesso.
Come facevo a funzionare senza di lui, prima? si chiese.
Diamine.
Harry non l'avrebbe mai voluto ancora.
Non avrebbe mai voluto quella sua versione.
Stava per lasciarsi andare contro lo schienale della sedia, abbattuto da un'altra ondata di autocommiserazione, quando una nuova melodia si fece strada nella sua mente. Era il violoncello a parlare, con un'armonia propria. Temperò in fretta la matita e la trascrisse.
Voglio essere al tuo fianco.
Sono sempre al tuo fianco.
Louis respirò lentamente e lasciò cadere la matita, ancora una volta. Gli facevano male le dita. La stanchezza si stava impossessando di lui.
"Spero che tu sappia ciò che hai tra le mani, Florian Weil" sussurrò. Poi si allontanò dalla scrivania, lasciando una scia dei suoi vestiti mentre raggiungeva il bagno per farsi una doccia.
L'acqua e il sapone lavarono via il sudore. Louis si chiese se avesse avuto la forza di andare da Harry, se Florian non fosse esistito.
Era ancora così spaventato all'idea di ferirlo di nuovo - non quel giorno, forse, non quel mese. Ma un giorno, in futuro.
Aveva ferito abbastanza Harry Styles per una vita intera, pensò, mentre crollava sul letto.
Ora era il suo turno di essere ferito.

Love Is A Rebellious Bird. || Larry Stylinson || Italiana.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora