Per me.

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Louis

Nella mia vita avevo sempre pensato che le cose non si sarebbero mai sistemate. Dalla morte di mia madre fino ad arrivare alla perdita del lavoro. Avevo passato anni in quei pensieri bui, avevo sempre pensato che più il tempo passava più sarebbe stato peggio. Forse avevo avuto ragione, Ronan mi era parsa la giusta ragione per ricominciare, ma come al solito, qualcosa era andata storta e avevo perso anche lui. Avevo incontrato Zayn ed era stato la mia ancora di salvezza per così tanto tempo da sentirmi vuoto. La sua partenza mi aveva un po' lasciato l'amaro in bocca, ma alla fine non sarei mai potuto essere più felice di così. Avevo conosciuto Harry, avevo ricominciato a sperare, soprattutto ero convinto di non farmi male. Ero convinto di riuscire a superare la qualsiasi cosa, quando in realtà non era stato per niente vero. Come avevo fatto a lasciarmi sottomettere in quel modo da lui? Poi ci ripensavo e diamine, ero sempre stato sottomesso all'amore. Un eterno sognatore con delle vane speranze riposte in piccoli angoli sperduti del mio cuore e della mia testa. L'amore avrebbe sottomesso sempre, chiunque. Io ne ero stato la prova. Il vero amore, quello che tutti prediligevano, probabilmente non esisteva. Ma esistevano le persone giuste, i momenti giusti, i sentimenti giusti. Esistevano le circostanze e i brividi provati. Mi ero sempre lasciato sopraffare da questo sentimento, a partire dall'amore spropositato per mia madre, all'amore che avevo donato a Zayn. Ci avevo sempre messo me stesso dentro quel sentimento, mi ero lasciato annegare in quella poltiglia di emozioni contrastanti fra loro e in quel momento più che mai mi parve di sentirli muoversi tutti assieme fino a far crollare quella barriera invisibile che era la paura. Chi lo avrebbe mai pensato? Chi ci avrebbe mai creduto? Nessuno, eppure era appena successo. Eppure, come in un sogno delle tante notti passate ad osservare il soffitto, Harry era lì. Bello come il sole, molto più di prima, in uno di quei momenti giusti. Quello era uno dei pochi momenti giusti della mia vita, uno di quelli a cui non avrei creduto prima, molto probabilmente. Tutte le paure, le ansie, le incertezze crollarono come una maschera di vetro, infrangendosi in tanti piccoli pezzi taglienti. Harry c'era e non lo stavo semplicemente immaginando. Era tornato e sperai per restare. Le cose si erano rivoltate, tutto era cambiato e quelle sensazioni incredibili tornarono come mine vaganti dentro al mio corpo, immettendoli direttamente al cuore. Fu quest'ultimo ad esplodere di gioia, di affetto, di gratitudine quasi. Gli occhi mi si riempirono di lacrime quando pronuncio quelle poche parole, "Sono tornato, Louis", facendomi sentire terribilmente piccolo d fronte tutto il turbinio di sensazioni. Mi soffermai ad osservarlo, così terribilmente cambiato in quei mesi passati lontani. Sembrava essere cresciuto molto, sembrava un uomo, quasi. "Ciao", sussurrai appena, sperando che udisse lo stesso. Il respiro incastrato in gola, quella calma apparente a sgretolarsi pian piano. Mi morsi le labbra perché avrei voluto gettargli le braccia al collo, stringermelo addosso e fare mio il suo profumo, ma rimasi immobile. Completamente congelato sul posto da forze esterne. Fu lui a muoversi per primo, accorciando quella distanza. "Che fai, non mi saluti come si deve?", potei scorgere nel suo sguardo una leggera ansia. Allora lo feci. Mi gettai fra le sue braccia, risentendo il suo profumo. Questa volta diverso, non era il solito che avevo imparato ad imprimere dentro. Era cambiato. Adesso profumava di novità, di cambiamento. Si staccò troppo presto, facendomi scappare quasi un guaito disperato. Avevo bisogno molto di più, mi era mancato come l'aria quel corpo così bello e caldo. "Entriamo", dissi semplicemente rigirando la toppa e rientrando in casa. I nostri borsoni vennero gettati in un angolo. Harry mi seguì in cucina, sedendosi al lato opposto al mio. Respirai. "Vuoi qualcosa da bere?" chiesi. Annuì ma ciò che feci fu mettere sul fuoco un pentolino con dentro delle bustine di tè. "Allora, come stai?", era così strano, così stranamente loquace. Era cambiato davvero tanto in quei mesi, c'era un qualcosa dentro alla stomacò che continuò a ribaltarsi irrequieto. Ero agitato ma felice della sua presenza. Era incredibile, ancora non avevo ben realizzato. "Mi sei mancato", sussurrai. C'era un leggero imbarazzo nell'aria, come se fra noi non fosse successo mai nulla, come se fossimo due ragazzi al loro primo appuntamento e quel pensiero mi fece sorridere. "Che hai da ridere?", la sua risata leggera mi svuotò il cuore. Era davvero diverso, sembrava davvero più maturo, non solo fisicamente. Abbassai lo sguardo, non ero mai stato così in imbarazzo. Nemmeno dopo esserci stato a letto, nemmeno dopo averlo lasciato sbattermi contro un muro. "Oh, niente. Stavo pensando che c'è troppo imbarazzo", annuì sorridendo, facendomi mancare un battito. Quel sorrisetto furbo mi era mancato tanto. E persino quello mi parve diverso. Le fossette ai lati delle sue labbra sembravano più timide, meno sfacciate. Quella schiera di denti mi ricordò un po' un bambino e non un ragazzo con la sola voglia di scoparti fino a lasciarti senza fiato. "Sembriamo due ragazzi al loro primo appuntamento", mormorai concludendo il mio pensiero. Persino Harry abbassò lo sguardo sulle sue mani nodose, piene di anelli e belle grandi come le ricordavo. Afferrai semplicemente due tazze versando il tè, passandogliene una sotto al naso. Sospirò prima di tornare serio e guardarmi. Mi morsi le labbra a disagio, come se fossi terrorizzato di sapere troppo. O di non sapere nulla. "Sai... Louis, potremmo davvero ricominciare in questo modo", fece, quasi in sovrappensiero. Le sue labbra toccarono l'orlo della tazza con fare sensuale, senza nemmeno rendersene conto. Seguii quel gesto col solo desiderio di poterle riassaporare, di poterle fare mie ancora una volta. Feci lo stesso, prendendo un sorso di tè bollente, guardandolo negli occhi. Dentro vi lessi una sorta di scintilla luminosa, qualcosa che somigliava terribilmente alla speranza. E mi ci aggrappai con tutto me stesso, sentendo dentro al petto una nuova e strana sensazione, piacevole. "Come?", mi morsi le labbra inclinando il capo di lato, intenerito. Mi osservò inclinando la testa allo stesso modo, quasi come se mi stesse prendendo in giro. Mi sembrò di parlare con una persona nuova. Cos'era successo in tutti quei mesi lontani? Come aveva fatto a riprendere un po' di buon senso? "Potremmo uscire insieme e vedere cosa succede", propose. Mi sorrise speranzoso. "Senza saltarci addosso, cosa che sto valutando di fare proprio in questo momento", mi beccai una risata e un'occhiata maliziosa da parte sua. Si morse le labbra avvicinandosi a me, che mollai la tazza sul tavolo per poterlo osservare, di fronte al mio corpo. In confronto a lui potevo essere considerato un bambino, lui era sempre più alto, sempre più bello. M'incantai ad osservarlo interamente. "Allora?", mi chiese in un sussurro, senza però oltrepassare la distanza di almeno cinquanta centimetri. "Per me va bene", sospirai, con la sola voglia di fare un passo avanti, coprire quella maledetta distanza fra il mio e il suo corpo, e baciarlo. Quelle labbra rosso ciliegia, carnose e lucide mi davano alla testa. Le mie fremettero al solo pensiero di poterle riavere addosso, ovunque, in qualsiasi parte del mio corpo. "Vorrei baciarti anche io", ammise, come se mi avesse letto nel pensiero. Mi resi conto solo poco dopo di avergli fissato le labbra, di aver martoriato le mie coi denti, di essermele leccate con un desiderio prorompente dentro al petto. "Perché non lo stiamo facendo?", domandai con un mezzo sorriso. Quelle brutte sensazioni di paura, di rifiuto, di incertezza sparirono. Erano state sepolte in un angolo remoto del mio cervello, perché sopraffatte dal momento. Sopraffatte dalla gioia di averlo davanti agli occhi. Sopraffatte dai sentimenti più puri e cristallini che avessi. "Perché il nostro è un mezzo appuntamento, e non si ci salta addosso ad un primo mezzo-appuntamento", scoppiai a ridere per l'assurdità della cosa, facendo un piccolo passo verso lui, inconsapevolmente. "E chi ha indetto questa regola?", continuai praticamente divertito. Possibile che mi rendessi totalmente idiota davanti quel ragazzo? Possibile che mi facesse scoppiare il cuore di gioia nel vederlo così rilassato, così terribilmente bello e cresciuto, cambiato per me. "Io", si morse le labbra ancora una volta, attirandomi peggio di una falena. Mi avrebbe fatto impazzire, ne ero sicuro. "Perché?", sussurrai. Mi ritrovai a pochi centimetri dalle sue labbra, con la sola voglia di avvilupparle e farle mie. Avevo una voglia pazzesca di morderle, di potermi scontrare con la sua lingua, di riassaporare ogni sua essenza. Ogni sua assenza. "Voglio fare le cose per bene, ti bacerò solamente quando entrambi vorremo la stessa cosa." Il sorriso abbandonò le mie labbra, e se non avesse mai voluto le mie stesse cose? Se tutto andasse a finire male? Un leggero panico prese possesso del mio petto, facendomi rendere conto che nella mia vita non c'era nulla di certo, che Harry era tornato solamente per riprovarci, per riavere una vita nuova. Ma se non fosse riuscito ad andare avanti? "Sono un coglione Lou, lo so. Però... diamoci del tempo, ok? Non ce ne siamo mai dati per conoscerci. Non credi sia meglio?", sospirò storcendo le labbra, intimorito di aver detto la cosa sbagliata. In realtà, quelle poche parole mi rincuorarono terribilmente, facendomi quasi tirare un sospiro di sollievo. "Sì, è quello che ho sempre voluto.", sorrisi prendendo un grosso respiro. "Bene, ci siamo sempre e solo saltati addosso, da oggi le cose cambieranno", fece ancora. Annuii convinto, prima di fare un passo indietro. Ma fu più veloce di me, mi afferrò per un polso e mi strinse al suo corpo. "Però, non ho detto che devi starmi lontano e nemmeno che non puoi abbracciarmi", i suoi denti scintillarono ancora una volta, facendomi sentire un completo idiota. Ero davvero sottomesso all'amore. Davvero preso da quel ragazzino, che non aveva più i soliti ricci, che non aveva più solo la voglia di prendermi e gettarmi subito dopo. Si stava impegnando, voleva cambiare e Dio, lo avrei aiutato con tutto me stesso. Meritava una seconda possibilità. Meritava qualcosa di nuovo, come io meritavo un po' di felicità e un pezzo del suo cuore. Me lo sarei guadagnato, me lo sarei preso per intero. Ne avevo uno spasmodico bisogno. Mi ingabbiò fra le sue braccia, facendomi battere forte il cuore contro la sua gabbia toracica. Mi sentii piccolo ma così grande di fronte quei sentimenti, che a breve sarei svenuto di sola e pura felicità. Harry, c'era. Era finalmente tornato, per me.

***

Hola!
Sorpresi di rivedermi così presto? Ebbene sì, ho pubblicato il primo capitolo dei piccoli Larry.
Come vedete non è niente di che, semplicemente questi due imbecilli che decidono di ricominciare da capo
frequentandosi come due persone normali, anziché saltarsi addosso. Harry è dolcissimo piango.
Beh, vedremo un po' gli sviluppi, se riusciranno davvero a stare lontani per un po', se saranno in grado
di non saltarsi addosso.
Niente di che, una minilong fatta solo perché quei due separati, proprio no e mi dispiaceva troppo.
Quindi, diciamo che zero impegni su questa minilong.
Va bè, ci risentimo presto!
Love, Federica x

8 Appuntamenti Per RicominciareWhere stories live. Discover now