Settimo Appuntamento (finalmente)

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Harry

“Per favore Louis, perché Colpa Delle Stelle? Non è meglio un horror?” sospirai all'ennesimo sua proposta. Possibile che proponesse tutti film patetici e strappalacrime? Il tipo dietro al bancone stava a fissarci con aria curiosa e palesemente seccata, lo tirai in disparte per evitare di dare ancora spettacolo. “Non avrai mica paura?” lo presi in giro ancora. S'imbronciò sbuffando esattamente come un bambino piccolo. Quella sera, quando gli avevo detto che saremmo andati al cinema pareva essersi illuminato, ma in quel frangente mi parve una piccola fiammella pronta a spegnersi. “Mi fa schifo il sangue e...” ma non continuò. Si morse le labbra e senza un apparente motivo mi sentii in colpa. Che fosse per via dell'incidente avvenuto con la madre? Ingoiai il grosso groppo che avevo in gola e mi feci più vicino. “Ok, ok scegli” feci alla fine. Gli sfiorai una guancia e sentii il suo nervosismo scemare. Probabilmente avevo avuto ragione ma non osai toccare quell'argomento. Rimasi semplicemente in silenzio, ripesarci mi angosciava parecchio perché io nonostante tutto avevo una famiglia. Lui no. La cosa più simile ad una famiglia era probabilmente Zayn e... dannazione, volevo esserlo anche io. Conoscerlo meglio mi aveva rammollito decisamente troppo, ma non c'era sensazione migliore che lasciarsi scoprire da altre persone. Non c'era sensazione migliore dello scoprirsi interessante. “Davvero?” alzò un sopracciglio in modo adorabile e mi venne voglia solamente di appianare quelle rughe d'espressione che comparivano tutte le volte che qualcosa non andava. Ed erano apparse spesso mesi prima. Quando per colpa mia, del mio egoismo, lo avevo ferito nel profondo. Se solo avessi saputo prima cosa nascondesse dietro a quel sorriso smagliante probabilmente non sarei stato così. O forse sì. Non lo avrei mai saputo, ma con Liam aveva funzionato. “Sì, coraggio, prima che cambi idea” ridacchiai lasciandogli un buffetto affettuoso tra i capelli. Mi schiaffeggiò senza nessun problema, facendomi anche male. Insomma, aveva le mani pesanti per quanto piccolo potesse essere. Incrociai le braccia al petto ed attesi con ansia che scegliesse uno dei film in programmazione. Alla fine scelse proprio Colpa Delle Stelle. Certo che era proprio masochista. Ma non dissi nulla, semplicemente pagai i nostri biglietti e lo trascinai in sala sotto le sue proteste. “Dai, quanto la fai lunga ti ho pagato un sacco di cene perché non vuoi che ti paghi anche il cinema?” borbottai una volta preso posto in una delle sedie rosse comode. Allungai immediatamente le gambe sul sedile davanti sotto numerose occhiatacce della gente, ma risi strafottente. Avevo le gambe troppo lunghe e compresse tra quelle maledette sedie stavo scomodo. “Mi fai sembrare una ragazzina” mormorò offeso. Era piccolo, tanto. In quella sedia appariva ancora più minuscolo del solito, nonostante avesse un bel fisico tonico. Probabilmente fu la posizione che assunse ad avermi portato a pensare a tanto. Rannicchiò una gamba al petto circondandola con le braccia, lasciando l'altra gamba penzoloni. “Non fare il maschilista” lo pungolai “mia sorella picchia il suo ragazzo se solo osa pagare qualcosa, quindi” alzai le spalle ridendo. Lui mi guardò con aria curiosa e vagamente offesa. “Adesso mi stai dando del rammollito perché non riesco a tenerti testa” continuò. A quel punto risi senza nessun problema. Le luci soffuse della sala si rifletterono sul suo viso delicato, facendomi scorgere quanto belli fossero i suoi occhi. Erano incredibilmente luminosi. “Quanti anni ha tua sorella?” si morse le labbra, forse un po' nervoso per aver azzardato una domanda simile. Sorrisi amaramente a me stesso perché dovevo aver dato un'impressione sbagliata di me. Beh, forse era vero. Non avevo mai voglia di parlare di me, non mi facevo mai conoscere, non pensavo mai a cosa potesse pensare la gente del mio atteggiamento e sinceramente non me ne ero mai preoccupato. Ma in quel momento, mi venne naturale farlo. Ero con Louis, il ragazzo a cui avevo promesso di ricominciare, il ragazzo a cui avrei aperto il cuore, a cui avrei lasciato una crepa per poterci entrare dentro. “Credo debba compierne 24” storsi il naso perché lo scordavo sempre. Quella ragazza mi aveva illuminato, quel discorso era ancora dentro alla mia testa, serio e coinciso. Più ci pensavo più mi faceva sentire in colpa. Ma ero tornato per poter rimediare e lo avrei fatto. “E' quella ragazza del ristorante vero? Ricordo quando siete entrati assieme a lei” mi sorrise. Annuii, ricordava ancora. Il discorso cadde semplicemente perché le luci si abbassarono e lo schermo si annerì all'improvviso. Delle pubblicità cinematografiche mi fecero sbuffare, sentii Louis al mio fianco esalare un respiro e ridacchiare alla mia reazione esagerata. Bastarono pochi secondi affinché il film iniziasse. Rimasi in silenzio per i primi quindici minuti, “hai per caso intenzione di dirmi tutto?” lo ammonii alla fine. Mi guardò mordendosi le labbra. Ed improvvisamente persi interesse verso quel film. Sbattei le ciglia e senza volerlo mi ritrovai dentro ad un film di cui non conoscevo la trama, le battute, la fine. Una canzone dolce e lenta partì in sottofondo, come se fosse normale trovarsi con gli occhi di Louis di fronte e una canzone simile a fare da sfondo. “Scusa è solo che ho letto il libro troppe volte e so quasi tutte le battute a -” ma si bloccò improvvisamente. Ingoiò la saliva in eccesso e mi avvicinai. Non avevo idea di cosa stessi facendo, ma ero giusto così. Lo avevo già baciato altre volte, perché in quel momento sembrava così strano? Ero agitato, almeno tanto quanto lui. Che fosse l'atmosfera? Ma riuscii a darmi una risposta solamente poco dopo, quando sentii il cuore battere veloce, quando non sentii solamente una voglia fisica. Era lì che mi fissava e non c'era niente di più bello. Mi sporsi in avanti e lo baciai. Sfiorai le sue labbra lentamente sentendo una scossa elettrica corrermi lungo la schiena. Chiusi gli occhi, Louis continuò a strofinare piano le labbra contro le mie. Non era una violazione. Era uno sfiorarsi dolce. Ed era tutto ciò di cui avevo sempre avuto bisogno. Il sesso e i piaceri carnali non mi avevano mai soddisfatto così tanto come un leggero sfiorarsi. E mi sentii così smielato in quel momento, perché dannazione ero appena arrivato in fondo alla sua anima. Non era più una questione fisica, eravamo già andati oltre senza nemmeno volerlo, senza nemmeno accorgercene. E fu il paradiso quando una sua mano si spostò incerta prima sulla mia guancia e poi alla ricerca della mia. Lasciai che l'intrecciasse, sentendo la sua pelle bollente. Stava tremando? O forse ero stato io a tremare? Mi stava baciando il cuore e non me ne accorgevo. Lo aveva sempre fatto e non l'avevo mai capito. Aveva provato a guarirsi dalle sue ferite da solo quando avrei potuto farlo io con un solo bacio simile. Perché lo sentii chiaramente, ogni suo muscolo rilassarsi, ogni piccolo pezzo di un Louis distrutto tornare al proprio posto. E doveva amarmi davvero tanto e dovevo provare qualcosa di forte anche io se ero in grado di capire una cosa simile. Il suo profumo mi fece sospirare, era incredibilmente dolce. Il suo pollice a sfiorare il dorso della mia mano, le sue labbra ad accompagnare quelle note stonate che avevano fatto parte della mia vita. Era bello, bello che ci fosse un Louis nella mia vita. Mi aveva davvero aperto numerose porte, mi aveva portato fuori da un guscio che mi ero costruito senza un apparente motivo, mi aveva tolto la paura di vivermi qualcosa da dentro alle ossa. Un bacio. Uno solo, mi aveva portato a pensare quelle cose. Un bacio ed ero cambiato. Un bacio e avevo capito di amare Louis. Amare Louis. Quelle parole mi suonarono estranee, eppure era vero. Forse non avevo mai capito cosa volesse dire amare una persona. Ma io apprezzavo Louis, adoravo ogni più piccola cosa di lui; adoravo le sue mani e il suo corpo; adoravo le sue movenze, il suo modo di parlar e gesticolare; adoravo il suo modo di vestire, il modo in cui era diventato un uomo; lo adoravo semplicemente perché aveva reso uomo me. Perché mi aveva cambiato e mi aveva portato a sorridere. Era quello che più amavo: quello che ero io in sua compagnia. E il flusso dei miei pensieri venne interrotto quando si allontanò, solamente il riflesso delle immagini sullo schermo ad illuminargli il viso per metà in penombra. Mi mancò il respiro quando notai la sua espressione in un misto di amore e adorazione. C'era molto di più, c'era sempre stato molto di più. Avevo sempre evitato di studiarlo, lo avevo sempre palesemente ignorato. Ma adesso lo vedevo. Un ragazzo che aveva passato una vita non sua, un ragazzo distrutto dal dolore apprezzare quell'affetto che gli avevo donato. Potevo leggere nei suoi occhi l'amore profondo per me, la voglia di lasciarsi amare nonostante la paura. E cazzo, finalmente ne sarei stato capace sul serio. Potevo amarlo, lo amavo già. “Non dire niente” sussurrai non appena lo vidi schiudere di poco le labbra. Forse avrei dovuto dirglielo. Ma no, mi limitai a sfiorare ancora le sue labbra in un bacio casto e sincero per poi poggiare la testa sulla sua spalla. Osservai i protagonisti di quella storia struggersi piano piano, cosa che avevo fatto anche io. Mi strinsi di più contro Louis, fino a che non sentii un braccio circondarmi le spalle. Era più piccolino, ma rimaneva il più grande. Se lui non aveva avuto paura ad ammettere il suo amore per me io l'avevo. E fu quello che mi fece sentire un insetto minuscolo ed insignificante al suo fianco. Non c'era paragone, di sicuro. Fu confortevole ritrovarsi incastrato fra le sue braccia leggermente muscolose, fui piacevole sentire le sue carezze lente scivolare lungo le braccia. E mi lasciai coccolare da lui, nonostante non lo meritassi affatto. O forse sì? Le meritavo? Mi risposi mentalmente di sì quando la sua testa si poggiò sulla mia in una posizione scomoda, ma comoda per il cuore. Nessuno dei due disse niente, il mio cuore andava a ritmo dei miei pensieri. Osservare quelle scene, quei due ragazzi innamorati per le vie di Amsterdam mi fece pensare che probabilmente avrei potuto portarci anche Louis. Avremmo potuto fare quella famosa gita in Spagna. Di sicuro sarebbe stato divertente e bello, bello per entrambi. “Vado a prendere qualcosa da bere e mangiare, vuoi qualcosa?” chiese all'improvviso quando le luci si accesero segnalando la fine del primo tempo. Storsi il naso, ero nella pace dei sensi. Sbuffai come un bambino capriccioso e guardai Louis alzarsi estraendo il portafogli. Questa volta non dissi nulla, non volevo rattristarlo. “Sì, una coca e un pacco di popcorn” gli feci la linguaccia mentre lo vidi sfilare lungo la fila di sedie e correre verso l'uscita della sala. Mi accoccolai di più contro la sedia, fino a sprofondarci quasi, sorridendo come uno sciocco. Ancora il pensiero di quel bacio, che mi aveva fatto capire tante cose, mi torturava dolcemente i pensieri. Era bello sapermi nuovamente innamorato, forse questa volta per davvero. Era bello poter sentire il cuore battere con forza al solo pensiero di rivederlo o semplicemente ad un contatto. Era bello sentirsi vivi dopo interi anni passati a vivere passivamente una vita che non era degna di essere chiamata tale. Quando sentii improvvisamente Louis al mio fianco per poco non saltai dalla sedia. Le luci si spensero giusto qualche secondo dopo. “Che tempismo perfetto” mugolò. Mi passò la coca e i popcorn sfiorandomi di proposito le mani. Sorrisi scioccamente iniziando a sgranocchiare. Non mi appoggiai a lui, semplicemente rimasi il più vicino possibile al bracciolo sfiorando la mia spalla con la sua. Osservai il film in silenzio, sentendo delle ragazze in fondo alla sala piagnucolare. Quando mi voltai ad osservare Louis mi parve di scorgere i suoi occhi lucidi. Appoggiai popcorn e cola ai miei piedi e semplicemente gli cinsi le spalle. “Femminuccia” lo presi in giro con affetto sussurrandogli quella parola direttamente all'orecchio. Tirò su col naso e fissò lo schermo serio. “Non sto piangendo” disse, mi fece ridacchiare tanto da beccarmi un rimprovero da qualcuno dietro di noi. Non me ne curai. “Non ho mica detto che stavi piangendo” mi difesi. Mi colpì con una gomitata dritto alle costole facendomi affogare col mio stesso respiro. Ridacchiò soddisfatto, facendo lo stesso con la sua coca cola e dedicandosi solamente a guardare il film. Passarono almeno una decina di minuti prima che si voltasse a guardarmi, “hai già finito tutto?” chiese. Strinse fra le mani un popcorn fino a che non lo avvicinò alle mie labbra e mi spinse a schiudere le labbra. “Sì” mugolai a quel punto. Volevo che continuasse a imboccarmi, che mi concedesse tutte quelle attenzioni. Lo fece senza esitare. Allungò nuovamente la mano, schiusi le labbra ma questa volta avviluppai persino le sue dita. Mi fissò senza muoversi, il respiro in gola. Leccai via il sale dai suoi polpastrelli fissandolo dritto negli occhi. Ero palesemente ipnotizzato, come lui. Rimasi col fiato sospeso quando lo vidi portarsi più di un popcorn alla bocca e avvicinarsi alla mia. Mi baciò, e quel bacio era tutto fuorché dolce. Era salato e intriso di passione. Sentii il suo sapore mescolarsi col mio e quei maledetti popcorn passare dalla sua alla mia bocca, sciogliendosi sulla lingua. Cercai d'ingoiare senza strozzarmi, sentendo solamente una mano di Louis artigliarmi la nuca, scivolò verso il basso trascinandomi con sé per non dare troppo spettacolo. Mi sentii uno di quei ragazzini di quindici anni che limonano con la propria ragazza al cinema, e non c'era niente di meglio che sentire Louis così presente. Mi baciò continuando a tirare ciocche di capelli dalla nuca, infilandomi la lingua fra le labbra con intraprendenza. Sorrisi contro le sue labbra sentendo una strana voglia di prendermi tutto quello che aveva da offrirmi. “Il film” mugolò qualche istante dopo col fiatone ed un sorriso meraviglioso sulle labbra. Mi tirai su assieme a lui ridendo. Probabilmente il mio viso doveva essere un riflesso del suo: sorridente, accaldato, le labbra gonfie e lo sguardo felice. Semplicemente recuperai il sacchetto di popcorn e diedi un sorso di coca cola. “Bugiardo” mi apostrofò sorridendo come uno sciocco. “Volevi solo farti coccolare” mi spintonò con la spalla e mi si poggiò appena, sentendo il suo corpo caldo anche attraverso i vestiti. L'aria condizionata non era poi molto utile quando in quel momento entrambi sentivamo un caldo infernale e non per colpa della stagione. “E' vero” risposi arricciando il naso. Inclinai il viso verso destra e lo notai sorridere felice, era bello. Ancora più bello del solito, ed era merito mio. “Allora vieni qui, lasciati coccolare” mi fece segno con le mani, appallottolando la confezione dei popcorn e gettandola a terra. Mi strinsi contro di lui fino a ritrovarmi la testa sul suo petto e una mano intrecciata alla sua saldamente. Il braccio destro attorno alla mia spalla e la mano a sfiorare i miei capelli. Mi rilassai completamente fino a fine film. In quel momento giurai di non aver mai sentito sensazione migliore di quella. Forse era banale ripeterlo tutte le volte che accadeva qualcosa di bello, ma era vero. Essermi reso conto di amarlo e ritrovarmi così stretto fra le sue braccia era una sensazione unica. Una sensazione che ero pronto ad ingabbiare, una sensazione che avrei tenuto come uno dei ricordi migliori. E cazzo, adesso ne ero innamorato, non avevo paura, non avevo voglia di scappare di fronte quella constatazione. Adesso avevo un nome a tutto, adesso potevo davvero vivermi la vita al meglio. Con lui.

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