Epilogo

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Louis

Era strano, ma pur sempre bellissimo. Probabilmente sarebbe stato difficile abituarsi, probabilmente non l'avrei mai fatto. Avere una persona stabile nella mia vita, una persona dopo Ronan. Il cambiamento era stato pazzesco, radicale. Non esisteva più quella persona che pensava di sbattermi solo per togliersi dalla testa Liam, non esisteva più quella persona che mi credeva una puttana. Non esisteva più. Erano rimaste tracce del suo atteggiamento menefreghista, ma era... diverso. Adesso era davvero il ragazzo migliore che potessi desiderare. In un mese e mezzo non aveva smesso un solo secondo di corteggiarmi, non aveva smesso di portarmi fuori a cena, di riempire le mie giornate di baci e carezze. Non aveva fatto altro che rassicurarmi, che prendersi cura di me in ogni modo. Era assurdo, era incredibile. Un ragazzino di appena 19 anni a prendersi cura di me, un ragazzino che avrebbe cominciato il suo quarto anno scolastico -di nuovo- fra pochi giorni a rassicurarmi che sarebbe andato tutto bene. Mi aveva giurato che non avrebbe fatto nulla di sbagliato, che stavolta aveva capito. Aveva imparato a rispettare se stesso, a rispettare me e gli altri. Aveva capito che amare la persona giusta non era poi tanto male, e lasciarsi amare era decisamente come andare in un altro mondo. Non lo aveva detto, non l'aveva fatto. Non chiaramente. Ma i suoi occhi, tutte le volte che finivamo di fare l'amore, parlavano al suo posto. Il suo sorriso felice e sereno. Ed ero rilassato, nella pace dei sensi. Non ne avevo bisogno, non così ardentemente. Mi bastavano i suoi gesti, era capace di farmelo capire senza il vero bisogno di dirlo. Era incredibilmente espressivo. I suoi occhi verdi erano sempre stati un pozzo verde da cui ricavare informazioni e sensazioni. E persino in quel momento, con un sorriso nervoso sulle labbra, mi sciolse il cuore. La piccola lite di qualche minuto prima sembrava essere scomparsa. “Smettila, innervosisci anche me così” lo ammonii per quella che mi parve la decima volta in due minuti. Se ne stava davanti allo specchio con lo sguardo vacuo e confuso. M'innervosiva così tanto, avrei tanto voluto prenderlo a sberle per farlo svegliare da quella sorta di trance momentanea. “Scusa” mormorò piano. Mi avvicinai a lui osservandolo dal riflesso dello specchio, sorridendogli amorevolmente. “Lo sai che questa cosa mi rende parecchio nervoso” ed era quella frase ad avermi distrutto pochi minuti prima, ripetuta in quel momento sembrava solamente una stupidaggine buttata lì, a caso. “Scusa” disse nuovamente osservandomi allo specchio, ricordandosi del mio sguardo ferito di poco prima. “Sai cosa intendo” annuii solamente, cercando di fargli delle carezze sui polsi. Desideravo con tutto me stesse che stesse calmo. Mi fidavo di lui, sapevo che non sarebbe cambiato nulla. “Mi fai un sorriso?” gli chiesi leccandomi le labbra. Mi guardò negli occhi attraverso lo specchio, sorridendo appena. Le sue spalle si rilassarono leggermente, fino a che non si lasciò avvolgere del tutto dalle mie piccole braccia. “Di più?” lo incitai con un sorriso. A quel punto scosse la testa e sorrise davvero, come lo ricordavo. Prese un lungo respiro prima di voltarsi e lasciarmi un bacio delicato sulle labbra e osservarmi con attenzione. Avevo il solito vestiario, i solito abiti. Lui, invece, sembrava essere uscito da una sorta di rivista di moda. Aveva dei pantaloni strettissimi a fasciargli quelle cosce meravigliose, una camicia di tessuto leggero a coprirgli il petto e dei lunghi capelli ricci e morbidi tirati indietro a poggiare con delicatezza quasi sulle sue spalle. I suoi capelli erano cresciuti parecchio, adesso sembrava una versione alta di Tarzan. E mi divertiva chiamarlo in quel modo, mi divertiva prenderlo in giro sotto la doccia, coi capelli bagnati e lunghi. Ed era bello vederlo sbuffare quando se ne stava davanti allo specchio, tentando di asciugare i capelli e tenerli fermi ai lati. Ed era in momenti come quello che mi avvicinavo e con le mani sulle sue guance gli spostavo i capelli e gli lasciavo dei baci dolci. Baciarlo era sempre stato una sorta di droga, le sue labbra erano sempre così morbide e profumate da far girare la testa. E lo feci persino in quel momento, lo baciai sfiorandogli quelle labbra rosse, color ciliegia. “Mi dispiace per prima” mi fece sapere. Abbassò le spalle, e lo vidi improvvisamente farsi piccolo piccolo. Gli sorrisi, avevo già superato quel momento. Era impossibile starsene troppo imbronciato con lui, era praticamente impossibile. Aveva persino imparato a chiedere scusa, a farsi perdonare per davvero. “Lasciamo stare, non è stato nulla, ok?” lo guardai negli occhi cercando di cogliere una specie di segno d'assenso. Ma ciò che vi trovai fu solamente pentimento ed insicurezza. Era fragile, tanto. E non lo avevo mai visto così. Era ancora una cosa nuova per me, maneggiare un Harry così fragile non era per niente facile, avevo anche io paura di sbagliare, di non fare la cosa giusta per farlo stare meglio. “Dico sul serio, sai che- oh andiamo, sì che lo sai! Non voglio altri, soprattutto non lui. Non più.” provò ancora una volta a rassicurarmi. La situazione mi era sfuggita di mano qualche attimo prima, avevo fatto una scenata incredibile. Avevo persino pianto disperatamente in bagno, sentendomi preso in giro ancora una volta. Sentendomi usato. Ma i pugni sulla porta da parte sua mi avevano risvegliato. Harry era ancora lì, Harry voleva me e non lui, Harry aveva imparato come trattare le persone, Harry aveva imparato a pensare solo a me. “Harry, lo so. Perché ne stiamo ancora parlando?” gli solleticai i fianchi con le dita, stringendomelo addosso. La sua presenza mi faceva impazzire, alcune notti mi sentivo terribilmente solo nel mio letto. Avrei tanto voluto che fosse lì, con me. Ma non poteva, non ancora. E non eravamo di certo arrivati al punto tale da avere una convivenza. “Perché mi sento in colpa per averti urlato contro in quel modo” storse le labbra ma gli tolsi quello stupido broncio afferrandolo per la nuca. Lo baciai, forte e senza avere la minima intenzione di smettere. Persi il respiro nel momento stesso in cui le sue mani andarono a sfiorare ogni parte di me. Con dolcezza, quasi come se fossi una bambola di porcellana. Le sue labbra si mossero veloci e attente assieme a me, in sincrono. Non era stato molto carino a mandarmi a fanculo dopo avergli urlato di essere uno stronzo, di avermi preso in giro in un modo così meschino, ma in quel momento non m'importò assolutamente nulla, avevo lui e le sue labbra a saziarmi e dedicarmi ogni attenzione e scusa possibile. “L'ho fatto anche io” gli ricordai ansimando sulle sue labbra. La lite non era durata molto, ma erano bastate un “cazzo, sei un fottuto pezzo di merda, ami ancora lui!” e un “ vaffanculo, sei un coglione non capisci un cazzo” da parte sua, per farmi scoppiare a piangere come una ragazzina. Ed erano bastati pochi secondi nel sentire la voce di Harry farsi piccola piccola e “Louis, scusami. Mi apri?” per far crollare quel muro di pietra e lasciarmi baciare ancora una volta da lui. E quel momento sembrava essere tornato a galla, le sue mani s'intrecciarono alle mie in un gesto comprensivo, come a volermi chiedere scusa ancora una volta. “Sì ma... ho esagerato. E' solo che non lo vedo da tanto e mi rende molto nervoso.” si mordicchiò le labbra prima di poggiare la sua fronte alla mia e sospirare piano ad occhi chiusi. Gli sfiorai le nocche col pollice, cercando di calmare il suo respiro impazzito per via del bacio e probabilmente, anche dai pensieri. “Nemmeno io vedo Zayn da qualche mese” scrollai le spalle con un sorriso, felice finalmente di poterlo rivedere ancora una volta dopo tutto quel tempo passato lontani. “Non è la stessa cosa, sai cosa intendo” mi ritrovai a scrollare le spalle come a voler togliere di dosso quell'improvvisa tensione accumulatasi nuovamente. Le sue ansie erano anche le mie. “Sì che lo so, ma smettiamo di parlarne?” mi lagnai esattamente come un bambino. La tensione di Harry si sciolse nel momento esatto in cui rise per il mio broncio. Me lo strinsi addosso in un abbraccio intimo, qualcosa che non avrebbe mai potuto condividere con chiunque. Era fatto di scuse silenziose e ti amo non detti. “Scusa LouLou” mi pizzicò il naso con le dita facendomi fare una smorfia. Sbuffai prima di avventarmi sulle sue labbra e leccare la sua carne morbida. Mi piaceva da impazzire sentirlo mugolare soddisfatto sulla mia bocca. Era una delle cose migliori in assoluto. Mi strinse per i fianchi, sollevandomi come se fossi una specie di marionetta. Non sentii più i piedi poggiarsi al pavimento e con uno slancio veloce mi aggrappai alla sua vita, come un koala. Risi al pensiero. “Che hai da ridere?” mi riprese con un sorriso leggero, un misto d'irritazione e divertimento. Era il mio Harry. Quello scontroso, egoista, egocentrico, fragile, piccolo, bello, dolce. Era il mio misto imperfetto. “Niente, sembro un koala” mi morsi le labbra, vedendolo ridere contro il mio collo. Si premurò di baciare quello che la sera prima era stato un succhiotto rosso, prima di continuare a leccarmi in ogni posto possibile. “Mmh, baciami” chiese solamente dopo qualche attimo di silenzio assoluto. Ubbidii aggrappandomi alle sue spalle e facendo mie quelle sue labbra rosee. “No, Harry” lo ammonii quando provò a togliermi di dosso i vestiti. Fece un verso di disapprovazione, mordendomi l'inferiore per dispetto. “Perché no?” chiese con quel suo sguardo da bambino piccolo. “Perché a momenti arrivano e non mi pare il caso di farci trovare in pessime condizioni” sbuffò storcendo le labbra. Mi venne da ridere, era sempre così voglioso e pretenzioso. Era il mio uomo. “Ma io ti voglio” mise su uno dei bronci peggiori del suo repertorio, uno di quelli che mi avrebbe fatto cedere immediatamente. Era perfettamente a conoscenza della potenza dei suoi occhi e delle sue ciglia folte a sbattere, perfettamente cosciente del suo labbro gonfio per i miei baci sporto in fuori. Sapeva dell'effetto che tutto ciò avrebbe avuto su di me. “Harry...” provai a farlo desistere. Sperai con tutto me stesso che lo facesse, io non ne sarei stato capace, soprattutto dopo aver sentito la sua erezione risvegliarsi e strofinarsi contro la mia. “Sarà una cosa veloce” provò a convincermi. Dentro me lo ero già. Come avrei potuto anche solo pensare di resistere a quel corpo sinuoso e caldo? Al corpo così seducente del mio ragazzo? Sarebbe stato un crimine, un delitto. Era sempre così sexy, così caloroso. Sapeva bene come usare il suo corpo, sapeva come usarlo con me. “Dai Harry, mi metti giù?” riprovai, cercando di non guardarlo in faccia nascondendo il viso nell'incavo del suo collo. Sbuffò al mio orecchio, poi mi morse il lobo facendomi scuotere involontariamente contro il suo corpo. Le nostre erezioni entrarono in contatto, facendomi sospirare forte. Così tanto da farlo sorridere, da percepire il suo sorriso fra i miei capelli. “Lo vuoi anche tu...” mugolò con voce vittoriosa. Era la solita voce che utilizzava quando l'aveva vinta. Mi leccai le labbra mordendogli il collo, solo per togliergli quello stupido ghigno dalla faccia. “Sì... ma non adesso, abbiamo tempo” in quella frazione di secondo sentii il suo viso tirarsi indietro e i suoi occhi puntati dritti dentro ai miei. “Ma dormiranno qui per due notti, seriamente non ci toccheremo per un tempo così lungo?” si lamentò ancora. Scoppiai in una risata leggera, prendendolo in giro dolcemente. Per dispetto mi morse sulla mandibola e mi diede un pizzico sulla coscia, che mi fece agitare fra le sue braccia. “Davvero credi che Liam e Zayn non faranno nulla? Scoperanno anche qui, in nostra presenza” quel pensiero mi diede la nausea. Immaginarli a scopare in casa mia era un po' disgustoso. Insomma, il mio migliore amico e... Liam. “E tu...” gli puntai un dito contro il petto. “Non mi lascerai da solo per due notti, dì a tua madre che ti ho in ostaggio. Sai, sentirli scopare non sarà piacevole e vorrei quantomeno il mio ragazzo a fianco in momenti simili” rise. Non c'era più nessuna traccia di gelosia per Liam nel suo sguardo. Ne ero sicuro, mi fidavo così tanto di lui. Avevo un po' paura della sua reazione quando lo avrebbe rivisto, ma nulla che mi preoccupava per davvero. “Va bene, non vorrei che ti masturbassi da solo sentendo loro. Voglio essere io a farlo...” quella sua risposta così diretta mi fece arrossire per un attimo, alla fine mi morsi le labbra pensando già a noi due stretti fra le lenzuola a darci sollievo reciproco. “Non adesso.” scacciai la sua mano quando provò a sbottonare i miei jeans e quella fu la volta buona, mi poggiò nuovamente a terra respirando più tranquillamente. Eravamo eccitati, nell'aria c'era proprio odore di sesso, cazzo. “Quanto la fai lunga per una sega” insisté così tanto da sentire il bottone dei miei pantaloni saltare quasi, le sue mani curiose andarono a toccarmi sul basso ventre, giocando con la mia pelle calda. “Harry!” rise al mio ammonimento, ma non ebbi il tempo di ragionare che sentii la sua mano dentro ai boxer, stringere tra quelle dita sottili e lunghe la mia erezione. Mi lasciai scappare un gemito sommesso, che Harry colse come segno per poter continuare. “Harry... Ha-Harry!” istintivamente poggiai la testa sulla sua spalla, chiudendo gli occhi disperato. Il suo tocco mi mandava su altri pianeti. Era incredibile come fosse capace di mettermi al tappeto in maniera così veloce e facile. “Poche storie Lou, sei già schifosamente eccitato. Ti faccio solo un favore.” morse ancora le mie labbra prima di pompare piano dentro ai miei jeans. Per riflesso tirai giù i miei vestiti, lasciandogli fare un lavoro migliore. Sorrise languido contro le mie labbra, continuando il suo lavoro, facendomi ansimare come un povero coglione. “Mh, aspetta” lo bloccai per un polso, inginocchiandomi all'improvviso, spogliandolo dei suoi jeans asfissianti. Mi sorrise furbo, lasciando andare la testa indietro per potermi lasciar godere quello spettacolo e godersi lui stesso le mie labbra.

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