Quinto Appuntamento A Sorpresa

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Harry

Mi svegliai di soprassalto. La testa mi pulsò violentemente, sentendomi soffocare da qualcosa o meglio, qualcuno. Sbattei le ciglia un paio di volte osservando la figura di Louis rannicchiata scompostamente contro di me. Misi a fuoco la stanza, fino a che non sorrisi ripensando alla sera prima. Forse era meglio non pesare a proprio tutto per non peggiorare la situazione mattutina. Sarebbe stato terribilmente frustrante. Quando mi resi conto di cosa fosse quel rumore, fissai Louis con un braccio fuori dal letto e le gambe intrecciate alle mie , cercando di districarmi dalla presa ferrea. Probabilmente era troppo stanco e ubriaco per poter sentire anche il minimo rumore, perciò semplicemente mi alzai e indossai i miei jeans. A piedi scalzi e i capelli spettinati, mi diressi alla porta, aprendola senza pensarci. Un ragazzo alto, magro ma ben messo, con gli occhi azzurri e i capelli biondicci fece una smorfia. Inarcai un sopracciglio, con la testa ancora pesante e il dubbio scritto a chiare lettere sul viso. “Chi sei?”, feci senza problema. Il ragazzo fece una smorfia e mi osservò dalla testa ai piedi, si soffermò più del dovuto sul mio petto scoperto e alla fine ritornò a fissarmi negli occhi. Alzai entrambe le sopracciglia, risvegliandomi completamente. Qualcosa mi mise in allerta. Chi era questo ragazzo? Cosa voleva da Louis? Ma soprattutto come facevano a conoscersi? Perché lo stava cercando? E avrei voluto fargli tutte quelle domande, vomitargli addosso tutti quei dubbi che s'insidiarono velocemente dentro alla mia testa, come un tarlo. “Forse dovresti dirmi chi sei tu” ribatté. Spalancai gli occhi sorpreso. Possibile che avesse tutte queste pretese? Possibile che avesse a che fare con Louis? Sbattei le palpebre più volte, pronto a chiudergli la porta in faccia, ma anticipò le mie mosse facendo un passo avanti. “Dov'è Louis?” chiese ancora, fermandosi al centro esatto dell'ingresso. Mi si serrò la gola. Lo avrei preso volentieri e sbattuto contro il muro. Che cazzo voleva? Il solo e semplice fatto che fosse entrato dentro casa di Louis come se fosse sua, il fatto che stesse volontariamente evitando le mie domande mi rese furioso. No, il semplice fatto che conoscesse Louis mi faceva incazzare da morire. “Sta dormendo, allora mi dici chi sei o...?”, il modo brusco con cui pronunciai quelle parole, fece voltare il ragazzo verso di me. Non mi ero di certo aspettato un simile risveglio. Avrei tanto voluto essere nel letto, con Louis in quel momento, ad infastidirlo e carezzarlo per fargli aprire gli occhi. Ma venni distratto dai quei pensieri non appena notai un sorrisetto furbo nascere sulle labbra di quel biondo, facendomi andare fuori di testa. Volevo prenderlo a pugni, strappargli a forza quel sorriso del cazzo. Ma sapevo che Louis mi avrebbe odiato, ero sicuro che sarebbe stato in disaccordo coi miei pensieri. Perciò serrai la mascella, le mani strette in due pugni e provai a respirare. Non dovevo perdere la pazienza. Non dovevo e non potevo. “Vado da lui” quel ragazzo mosse dei passi verso la camera da letto, facendomi schiudere le labbra scioccato. Non potevo crederci. Non era serio. Aveva trovato me, mezzo nudo e aveva pure il coraggio di ignorarmi bellamente? Persi le staffe in meno di tre secondi, in due lunghe falcate gli fui dietro e con uno strattone, lo afferrai per il polso e lo fermai. “Emh no, tu non vai proprio da nessuna parte” lo fermai, lo guardai negli occhi e quasi mi sfidò. Osservò la mia mano stretta sul suo gracile polso e poi tornò a guardarmi con aria di trionfo. C'era qualcosa di terribilmente perverso in quel suo sguardo, qualcosa che mi fece rivoltare lo stomaco. Possibile che Louis mi stesse nascondendo qualcosa? In meno di qualche secondo misi a repentaglio ogni tipo di idea fatta su di lui, qualsiasi cosa assunse una vaga aria interrogativa. La presa si allentò di scatto, inconsapevolmente. Ed il bastardo rise, rise allargando quelle schifosissime labbra screpolate, come se fosse a conoscenza dei miei pensieri. Rise facendomi stringere lo stomaco e il petto, come se avesse qualcosa da condividere con Louis. “Lui sarà felice di vedermi”, sorrise quasi angelicamente, con il solo scopo di innervosirmi, era ovvio. E quando mosse ancora altri due passi presi consapevolezza di quei sentimenti terribilmente contorti dentro alla pancia. Riuscii finalmente a dare un nome, riuscii a capire finalmente che razza di sensazioni stessi provando. Ero geloso, fottutamente geloso che qualcuno come lui potesse portarmelo via. La mia ancora, la mia sola speranza di salvezza, portata via da un essere viscido come lui. Avevo imparato a tenere alle persone, stavo conoscendo Louis com'era giusto che fosse, avevo imparato a volergli bene. Mi ero affezionato o forse semplicemente lo avevo fatto sin dall'inizio. Sin dentro la sua cucina, quando in punta di piedi non riuscì a raggiungere l'oggetto desiderato. Deglutii quasi spaventato dai miei stessi pensieri ma, maledizione, era tutto ciò che provavo. Era tutto vero, non c'era niente di sbagliato. Assolutamente niente. “Giuro su Dio, che se muovi anche solo un altro passo ti spacco la testa contro questo fottuto muro” e le parole mi scivolarono dalle labbra fluide e sincere. La mia voglia di ammazzarlo di botte crebbe così tanto da stordirmi. Ero incazzato, terribilmente incazzato. Louis era nudo, in camera sua - che aveva condiviso con me, che cazzo! - beatamente addormentato dopo aver passato la notte con me. Una delle notti migliori, una delle più semplici e dolci allo stesso tempo. Qualche mese fa avrei vomitato a quei pensieri, ma cazzo era vero. Louis mi aveva cambiato in meglio e non avrei permesso ad un cretino qualunque di soffiarmelo via. Era mio. Mio. Per un secondo mi parve di vederlo aggrottare la fronte, quasi come se avesse creduto alle mie parole. E solo Dio sapeva quanto sincero fossi. Lo avrei fatto, gli avrei davvero spaccato il cranio se avesse continuato a sfidarmi in quel modo. “Credi che abbia paura di te?” fece lui, facendo comparire quell'odioso sorriso sulle labbra alzando le spalle. Stava continuando, porca puttana! “Forse dovresti, non sfidarmi” risposi accanito più che mai. Allargai le narici, perdendo tutta la pazienza accumulata in quei pochissimi minuti. Non ci avrei più pensato due volte a sferrargli un pugno sul naso, sul petto, sulla pancia, ovunque mi capitasse a tiro. “Quanti anni hai? 16, 17?” inclinò il capo verso destra osservandomi. Ero più alto e piazzato di lui, lo avrei spezzato come un grissino. Feci un passo avanti, torreggiando sulla sua figura. Davvero credeva di potermi battere? “Davvero Louis si è accontentato di un ragazzino?” fece una smorfia, alla fine mi diede le spalle. Quel suo modo di parlare di me, di lui, mi fece scattare. Lo afferrai per le spalle e con una sola mossa lo sbattei contro la parete. Lo vidi strizzare gli occhi quasi sorpreso, quei suoi occhi azzurri non avevano nulla di bello. Nulla a confronto con gli occhi brillanti di Louis. Quegli occhi erano semplicemente freddi, opachi, terribilmente e schifosamente falsi. “Sei entrato da quella porta appena 10 minuti fa e già ancora prima di sentirti parlare mi stavi sul cazzo” esordii con disprezzo. Avrei voluto sputargli sul viso, ma mi trattenni dal farlo. Spaccargli quel muso del cazzo sarebbe stato meglio, più appagante di uno sputo. “Togliti di mezzo, ragazzino, devo andare da Louis”, seccato come non mai mi diede una spintarella e mi accorsi che non era esattamente così debole. Ma non lo lasciai andare, lo sbattei ancora contro il muro e questa volta sentii il suono cupo della sua testa a collidere contro il muro freddo. Chiuse gli occhi gemendo e a quel punto notai una scintilla di pura rabbia infiammare i suoi occhi. Digrignò i denti, mostrandomi tutta la sua rabbia. “E' meglio che te ne vai” lo ammonii a quel punto. Dargli una via d'uscita, prima ancora di spaccargli la testa mi sembrava una cosa giusta. Ma quel ragazzo non colse la palla al balzo. Era determinato almeno quanto me a vincere quella battaglia. Le sue mani finirono sulle mie spalle sentendolo forzare, spingermi all'indietro. Come cazzo faceva ad avere tutte quelle forze? M'incaponii fino a ribatterlo contro la parete. “Dico sul serio, esci da quella porta” ero stanco di provare ad essere tutto ciò che Louis avrebbe voluto che fossi. Nel mio primo istinto avrei sicuramente preso la sua testa fra le mie mani e gli avrei sferrato una ginocchiata sui coglioni. “Sono qui per offrire a Louis una nuova opportunità di vita, togliti dalle palle moccioso” sbraitò. Istintivamente lo mollai. Lo guardai fisso negli occhi, cercando di scorgere qualcosa nel suo sguardo. Era sincero. Era deciso più che mai a portarsi via Louis. Addirittura a volerselo riprendere. Quindi era un suo ex? Quel ragazzo aveva un passato con la mia àncora? Restò a fissarmi con lo sguardo glaciale ed ansimante per la rabbia. Quelle parole mi ruppero dentro. Potevo competere col suo passato? Potevo competere con qualcuno che conosceva Louis meglio di chiunque altro? Il petto si alzò e si abbassò con fatica, velocemente. Il respiro accelerò facendomi mancare l'aria, facendomi girare la testa. Istintivamente feci numerosi passi indietro fino a poggiarmi al muro, quasi stordito, come se quelle parole mi avessero improvvisamente anestetizzato i muscoli. E doveva essere davvero così. Abbassai lo sguardo qualche secondo, prima di rialzarlo e ritrovarlo nella stessa identica posizione di poco prima. Mi fissò ancora, con lo sguardo a metà fra l'incazzato e il vittorioso. Forse era davvero così. Forse aveva già davvero vinto in partenza. Non c'era gara, non c'era nessuna competizione. Aveva solo mosso pochi passi e aveva vinto. Mi aveva già schiacciato. Sarei mai stato capace di offrire a Louis quello che quel biondo gli avrebbe offerto? E quel senso d'inadeguatezza, quella strana sensazione che mi aveva torturato per mesi ritornò. Ero nato per distruggere tutto e non avere nulla in cambio. Ero nato per stare da solo, distruggere e perdere erano probabilmente le mie migliori qualità. Mi mancò il fiato. “Harry? Che succed-”, la vocina assonnata mi fece scattare lo sguardo in sua direzione. Aveva addosso solamente i boxer e la mia maglia. Gli arrivava giusto sulle cosce, ed era terribilmente adorabile. Ma perse le parole non appena si accorse della nuova presenza nella camera. Non mi degnò più di uno sguardo, la sua attenzione venne completamente catturato da quel ragazzo. Il mio cuore si spezzò. Lo sentii chiaramente. “Ronan...” sussurrò quasi inebetito. Sorpreso, piacevolmente sorpreso. Una voce dolce, che aveva riservato solo a me. E fu quando Louis gli corse fra le braccia che capii. Non m'importò della mia maglia addosso a lui, non m'importò di uscire fuori casa con solo il giubbino addosso. Scalzo e sull'orlo delle lacrime, scesi le scale come solo un pazzo farebbe. Mi mancò il fiato fino a che non sentii l'aria fresca del mattino pungermi le narici. Mi spostai nervosamente da una parte all'altra, lasciando che la gente mi osservasse. Alla fine mi tastai le tasche e tirai fuori il cellulare, composi il solo numero che avrei mai potuto chiamare e mi accucciai contro un angolo della strada. Mi lasciai andare contro il muro, con le ginocchia strette al petto. Era già la seconda volta. Davvero non meritavo nulla? “Harry”, la voce comprensiva e dolce. “Liam” singhiozzai e in quel momento, qualche lacrima solcò il mio viso.

8 Appuntamenti Per RicominciareWhere stories live. Discover now