PHYTON's POV
Mi trovo davanti allo specchio dei bagni maschili, sicura di non essere vista. La luce fioca filtra da sopra, proiettando ombre lunghe sulle pareti di pietra. I miei pensieri scorrono veloci, mentre l'ansia e l'emozione di ciò che sta per succedere si mescolano in un vortice difficile da contenere.
Ho fatto intendere a Draco di seguirmi, e so che non passerà molto prima che si faccia vivo. La nostra complicità è sempre stata così, istintiva, quasi primordiale. Abbiamo trascorso così tante vite e tempi separati, eppure, ogni volta, qualcosa ci ha sempre ricondotti l'uno verso l'altro. Non importa quanto le circostanze ci abbiano allontanati, i nostri occhi e le nostre anime si riconoscono sempre, senza bisogno di parole. È questo il nostro legame. È sempre stato così, da sempre.
Non passa molto tempo, e il rumore dei suoi passi, seppur attutito dai lunghi corridoi, mi arriva chiaro. Però, stranamente, non si fa vedere subito. Si nasconde dietro uno sportello, credendo che io non l'abbia notato.
Dallo specchio, posso vedere ogni suo movimento. E se solo le emozioni potessero essere riflesse con la stessa chiarezza, sarebbe tutto molto più semplice. Ma ogni tanto, non c'è bisogno di guardare, basta sentire. Posso percepire la sua presenza, il suo respiro, il suo battito che cresce più intenso man mano che si avvicina. Lui non lo sa, ma l'ho visto. So che c'è, so cosa sta facendo.
DRACO's POV
La vedo riflessa nello specchio, senza riuscire a distogliere lo sguardo. Dio, quanto è bella.
Non riesco a vedere il suo viso, ma ciò che mi appare è pura arte. Stranamente oggi indossa un vestito bianco, un abito che sembra quasi una dichiarazione di pace rispetto ai suoi soliti colori scuri. Il contrasto con la sua pelle chiara è mozzafiato.
Le sue spalle sono nude, incorniciate dalle ombre che si riflettono sulla sua pelle. I capelli, raccolti in un'acconciatura graziosa, sono ornati da piccoli fiori, che sembrano danzare con il movimento delle sue ciocche. Alcuni ciuffi sfuggono e cadono delicatamente lungo il suo viso, accarezzando la sua pelle. Il suo profumo di rose riempie l'aria, si insinua ovunque, trasportandosi nei corridoi come una melodia che non posso ignorare.
Mi rendo conto che sto trattenendo il respiro. Non posso credere di essere così vicino a lei. Ma no, devo mantenere la calma, pensare a cosa dire. Non posso farmi cogliere dal panico, non posso lasciarmi prendere dalle emozioni. Lei non è come le altre, non lo è mai stata. Non la possiedi come possiedi le altre ragazze. Non si lascia toccare come fanno tutte le altre.
Eppure, più la guardo, più mi sembra di perdere il controllo.
Perché ogni volta che la vedo, ogni volta che sento il suo sguardo, mi sento come se stessi perdendo tutto. Perché lei sa leggere ogni mio pensiero, ogni mia esitazione. Lo sa, e lo fa con una facilità che mi manda fuori di testa.
Devo allontanarmi, allontanarmi da lei, perché so che se mi avvicinerò troppo, finirò per perderla definitivamente. Ma il destino, non lo so, mi tiene legato a lei in un modo che non posso spiegare. E lei... lei è come una rosa. Non è mai stata mia, non lo sarà mai. La guardo, ma non posso possederla.
Poi, con un impulso che non posso fermare, mi avvicino ancora. Voglio vedere di più. Voglio toccarla. Voglio sentire la sua pelle sotto le mie dita. Quando mi avvicino alla rosa nera che le avevo dato, il cuore mi si ferma. Quella rosa, l'ho data a lei. È stata il mio dono, ma ora mi accorgo che è sempre stata sua, nascosta tra le sue mani. Non l'avevo mai vista prima. Non l'avevo mai veramente notata, ma ora capisco.
Quando la stringo, sento il dolore delle spine conficcarsi nelle mie mani. Il sangue scorre, ma non mi fermo. La rosa mi sta facendo male, ma non posso lasciarla andare. È lei. È sempre stata lei.
Poi, quando sollevo lo sguardo, la vedo. Mi volto e la trovo dietro di me, fissandomi negli occhi con una calma che mi confonde.
«Non ti ho mai ringraziato per quella...» La sua voce è più bassa del solito, suona diversa, più dolce, più intensa.
Le sue parole mi penetrano come un coltello, e per un istante non so cosa dire. Poi mi ricordo di come l'avevo ferita, di quanto avevo cercato di farle credere che non fosse importante per me. La sua risata, il modo in cui mi sfidava, tutto mi sembra ora un ricordo lontano e doloroso.
«Quando l'ho trovata sulla soglia della mia porta, credevo fosse stato Goyle a mettercela...» Aggiunge, con un tono che non mi aspetto. «Poi mi ha detto che non ne sapeva nulla, e ho pensato subito a te. Ma, sai, non ci potevo credere.»
Mi sto preparando a rispondere quando lei prosegue: «E in realtà, neanche Goyle ci credeva. Non sei tipo da queste cose, non ti vedo dare valore a qualcosa che non sia oro o diamanti...»
Mi fermo per un momento, e il mio cuore inizia a battere più forte. Cosa sta cercando di dirmi? Perché mi guarda così? Come se fosse davvero preoccupata per me?
Mi alzo da dove sono e le faccio un passo verso, la tensione cresce e io non so più come comportarmi.
«Beh, lascia che te lo dica, anche se fosse in oro, sarebbe comunque orrendo,» rispondo con sarcasmo, cercando di nascondere l'inquietudine che mi cresce dentro.
La sua espressione cambia in un istante. Rotea gli occhi, ma c'è un'ombra di rassegnazione nel suo sguardo. «Sei odioso, davvero.» Dice, mentre mi passa accanto.
Questa è la parte che mi fa impazzire di lei. Mi sfida. Sempre.
«E allora, perché mi hai portato qui?» Le chiedo, alzando un sopracciglio, tentando di non far trasparire il tumulto che sento dentro.
Non risponde subito, ma il suo imbarazzo è evidente. Mi piace vederla così, anche se so che non dovrei.
Poi cambia argomento, per allontanarsi dalla tensione che si è creata. «Non sai cosa contiene...» Dice indicando il pendente che Cedric le ha dato. Il suo tono è un po' più fermo, ma non basta a nascondere la vulnerabilità che sta cercando di mascherare.
«Non m'importa,» rispondo seccamente, mentre cerco di ignorare l'invidia che mi sale al petto. «So chi te l'ha dato, e questo mi basta.»
Non riesco a trattenermi. «E Higgs? Lui conta, vero?» Sottolineo con una nota sarcastica.
A queste parole, lei sembra scuotere la testa, come se volesse allontanarsi da me. «Ti preoccupi di un amico adesso?»
«Amico?» Ripeto con una risata secca, accorciando la distanza tra noi. «Tu l'hai lasciato avvicinare, Phyton, e ti prego, non dirmi il contrario. Lo hai fatto apposta per provocare una reazione in me.»
E vedo il suo corpo irrigidirsi. È lì che la vedo indecisa, incerta.
«Quando lo capirai che i tuoi occhi per me sono come un libro aperto?» Le dico avvicinandomi sempre di più, il mio respiro che le sfiora la pelle. «Posso capire tutto di te solo guardandoti negli occhi. E, sì, siamo maghi, ma con te non servirebbe la legilimanzia. Io vedo ogni pensiero, ogni desiderio che nascondi. Anche la tua anima.»
Poi, senza preavviso, la prendo per la vita e la fisso negli occhi, sentendo il suo battito accelerare, il suo corpo tremare. Non ho più dubbi. La mia sicurezza non è mai stata più chiara. Se lei me lo permette, finalmente sarà mia. E io non intendo perderla questa volta.

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𝐓𝐡𝐞 𝐋𝐨𝐬𝐭 𝐒𝐨𝐮𝐥𝐬 || DRACO MALFOY ||
Fanfiction"Ti ho cercata ancora una volta, inutile negarlo. E in mezzo alla gente ho avuto l'ansia di incontrarti, come la prima volta che ti ho vista. E l'ultima volta che ti ho persa." Phyton Regius Serpeverde, erede legittima di Salazar, è tornata in vita...