48. Hero

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«Ciao, ragazzi!» Chantal mi vede e ci saluta.
Oh cazzo.
«Hero, è tanto che non ti vedo. Dove sei finito?»
Jo è immobile, quasi non respira.
«Chantal, smettila. Ti ho già detto che ho chiuso con te» la mia voce è ferma e autoritaria.
«Oh, vero. Ma non ho ancora capito il perché...» la sua voce è irritante.
Jo si volta dall'altra parte e scoppia a ridere, poi mi sussurra: «Significa che è persino così stupida?»
«Che cazzo ridi, troietta!»
Finisce malissimo oggi...
«Aww, Hero. Sembri proprio un cucciolo che è stato maltrattato al canile e ha bisogno delle coccole del suo padrone, o di questa... ragazza piena di se che—»
Ha rotto il cazzo. «Non ti permettere a parlare di lei così!» mi avvicino a quella merda di persona. Era buona solo per scopare.
«Sei patetico» dice a bassa voce con il viso vicino al mio.
Jo mi prende per il braccio. «Andiamo via...»

«Oh cazzo» mi sveglio di botto e mi strofino gli occhi.
«Ehi! Che c'è?» Jo è già sveglia ed ha un'asciugamano legato attorno al petto, i capelli pettinati e bagnati.
«Niente, un sogno» mi passo le mani tra i capelli. «Un incubo, quale sogno» rido tra me e me.
Jo mi guarda confusa e si siede sul letto. «C'ero io in questo incubo?»
«Si, ma non eri tu il problema.»
«E chi allora?»
Non posso dirglielo, si tormenterebbe il cervello tutto il giorno.
«Boh, non mi ricordo!» rido.
«Che stupido» e mi da un colpetto sul petto. «Vestiti, fai una doccia, non so...»
Si, devo decisamente fare una doccia, mi sento una merda.
Fatta la doccia, esco dal bagno con l'asciugamano legata alla vita, ho i capelli bagnati e spettinati.
«Dove vai! Goccioli, aspetta!» ridacchia ed entra in bagno a prendere un'altra asciugamano e me la passa violentemente sulla testa.
«Basta! Sono asciutti, smettila!»
«Fatto.» Si alza sulle punte dei piedi e mi bacia. È carina quando lo fa.
Sono così alto che se non piegassi un po' il collo mi arriverebbe a malapena al mento.
«Dove mi porti stamattina?»
Mhm...
«A Buckingham Palace, ti faccio vedere il cambio delle guardie. Ci stai?»
«Si!» e mi abbraccia. «Cazzo... sei ancora bagnato.»
Rido e le bacio la fronte.
Ci vestiamo e scendiamo giù a fare colazione: la tipica Full Breakfast inglese.
«Ti piace?» le chiedo.
«Mi piace tutto quello che mangiate qui.»
Non ha tutti i torti, ma resto dell'opinione che in Italia il cibo è il migliore.
***
«Dove stiamo andando?» mi chiede mentre siamo in macchina.
«Dobbiamo essere davanti Buckingham alle 11:15 am, quindi prima ti faccio fare un giro sul Tamigi.»
Lei mi lancia uno sguardo e sorride allegra.
Ho sempre amato il Tower Bridge. Quando ho preso la patente ci andavo quasi ogni giorno, mi piaceva un sacco passare sul fiume e ammirare la mia splendida città.
«Perché hai abbassato la radio?»
Nemmeno mi ascolta, è ipnotizzata dalle auto che sfrecciano sul ponte, il Big Bang, il London Eye...
«Jo, perché hai...»
«Voglio sentire i rumori di questa città» mi interrompe.
Ogni tanto le scappa un "wow" di bocca e mi guarda sorridendo, è felice, e anch'io.
Siamo arrivati sul ponte e rallento.
«Hero, è bellissimo!» esclama e si porta le mani alla bocca nascondendo il sorriso.
«Sono felice che ti stia piacendo qui.»
«Quando andiamo sul London Eye?» è impaziente di vedere tutto.
«Dopodomani, abbiamo tanto da vedere, il London Eye può aspettare» le spiego.
«Dopodomani no.»
«Perché?» ridacchio.
«Non possiamo, cioè... non ce la faccio ad aspettare.»
Non possiamo?
«Be', avevo pensato dopodomani perché così a mezzanotte eravamo lì su a guardare il panorama.»
«No no» dice secca.
Perché no?
«Vabbè, okay...»
«Tranquillo, ho qualcosa di meglio per dopodomani» mi bacia la guancia.
«Mi fido.»
Abbiamo attraversato tutto il ponte ormai e mi ha detto che vuole andare al Borough Market.
Detto fatto.
Adesso si sono fatte le undici e quindi ci dirigiamo verso Buckingham Palace.
Abbiamo parcheggiato la macchina un po' lontano, è pieno di gente in giro. Ogni tanto qualche ragazzina ci ferma per una foto e ci chiede come mai siamo qui, noi rispondiamo a tutte che è per motivi di lavoro.
Il cambio delle guardie è iniziato.
Jo osserva concentrata, ed io, dato che ho visto tutto ciò un miliardo di volte, non smetto di guardarla.
Sorride entusiasta, leggo nei suoi occhi che si sente leggera e spensierata, è bello sapere che si sente bene qui.
Chissà se le piacerebbe vivere qui...

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