100. Jo

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L'evento è finito e siamo in taxi, stiamo tornando in hotel; domani partiamo per il Messico.
È stato bello, stancante e soddisfacente allo stesso tempo. Sono felice di aver realizzato il mio sogno questa volta. Sono l'attrice protagonista di un film di cui sono sicura che farà un gran successo. Ho sempre voluto recitare nella mia vita, da quando ero piccola. Ricordo che ero una ragazzina quando sono apparsa per la prima volta in una serie TV: facevo la comparsa in un episodio di Sex Education e probabilmente nessuno si è mai accorto della mia presenza, ma io ero fiera di me. L'unica cosa che mi spaventa di questo film è che probabilmente i lettori rimarranno un po' delusi. L'adattamento non c'entra niente con il libro, proprio zero. Penso che avrebbero dovuto produrre After come una serie televisiva, così avremmo potuto sapere di più, ogni piccolo dettaglio. Spero davvero che avremo la possibilità di girare il sequel, e poi il sequel del sequel, e così via. Abbiamo più storia da raccontare, questo è certo.
Una cosa molto carina da parte dei fan, qualcuno ha stampato dei fotogrammi di me e Hero ricavati dal trailer e li ha incollati sulla prima pagina del libro. Quando abbiamo visto la prima ci siamo guardati furtivamente sorridendo e abbiamo autografato la copia di una ragazza che ci ha detto di volerci sposare entrambi. Hero ha persino ricevuto più di una "proposta di matrimonio" e ne ha tenuta qualcuna.
«Posso vedere quel foglio con la proposta?» gli chiedo incuriosita, lui annuisce uscendolo dalla tasca e me lo mette tra le mani.
È un pensiero davvero adorabile ed esagerato allo stesso tempo. Sulla carta c'è scritto, con una grafia curata: "Caro Hero,
Sei l'amore della mia vita, spero tu lo sappia. Anche se non ho avuto modo di conoscerti, solo la vista dei tuoi occhi e del tuo sorriso ti rendono l'uomo perfetto per me. Ecco la domanda: vuoi sposarmi?"
Mi lascio scappare qualche risatina mentre lo leggo nella mia mente. «Carino da parte sua però, dai» e ridò il foglio a Hero. «Hai organizzato l'addio al celibato?» lo prendo in giro.
Fa finta di pensare passandosi la mano sul mento e fa un'espressione pensierosa. «Mhm, si. Sai, ci saranno solo quattro spogliar—»
Metto la mia mano per zittirlo. «Se fai una cosa del genere al tuo vero addio al celibato giuro che ti lascio sull'altare di fronte a tutti.»
Oh. Ho detto davvero quelle parole? Come se riusciremo mai a sposarci sul serio... ma chi voglio prendere in giro.
Hero mi guarda e sposta la mia mano dalla sua bocca. «Come?»
Anche Anna adesso mi guarda con un'espressione strana.
Distolgo lo sguardo dagli occhi magnetici di lui. Sono in imbarazzo
adesso. «Ehm... io...»
Percepisco che anche Hero è a disagio.
Perché non penso prima di parlare?
«Tranquilla, dopo mi dici cosa hai intenzione di fare al tuo addio al nubilato» e sfoggia un sorrisetto.
Non mi piace il modo in cui l'ha detto. L'ha detto come se lui sia l'unico ad avere il controllo su di me, su di noi. Quando non è e non dev'essere così. Dobbiamo averlo entrambi, e lui lo sa.
Lo guardo senza dire niente e provo a fingere una risata che dovrebbe essere sarcastica. Poggio la testa sul poggiatesta e guardo avanti, la mascella serrata. Forse sto esagerando, ma, Dio, mi ha dato enormemente fastidio.
Improvvisamente mette una mano sulla mia coscia. «Che hai?»
Non lo guardo in faccia, non ne ho voglia. Dò un'occhiata velocissima alla sua mano. «Va tutto bene.» Non è il caso di fare una scenata in macchina.
Allunga la mano per toccare la mia ma la ritraggo subito.
Sbuffa ed io alzo gli occhi al cielo. «Ho detto qualcosa di sbagliato?»
Anna mi guarda, comprensiva. Ha capito perché sono mi sto innervosendo.
«Puoi per favore rispondermi?» insiste.
Mi volto a guardarlo. «Ti sembra il momento?» sbotto.
Alza gli occhi al cielo e toglie la mano dalla mia coscia, mettendosela in tasca. «Okay, tieniti pure quel broncio del cazzo, ma fatti dire che sei infantile.»
Cosa? «Che hai—»
Anna ci interrompe. «Siete entrambi infantili in questo momento, perciò smettetela!» ci rimprovera.
Anche Hero ha il broncio adesso, il che mi irrita ancora di più.
«Non capisco qual è il problema» dice ad un certo punto senza guardarmi.
«È ovvio» ribatto acida.
Sospira, e apre la bocca per insistere ancora probabilmente.
«Senti, sono solo stanca, okay?» gli dico, forse adesso smette di spingere ancora sulla questione. Non è il momento di fare una scenata.

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