Capitolo 30

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Liam's pov
Arrivai con largo anticipo al Sioux Falls General Hospital, all'incirca verso le 9.00. Ero agitato, ma non era quell'agitazione da adolescente al primo appuntamento, era più un'ansia, una sensazione di paura e di irrequietezza costante.
Beh devo dire che non pensavo che  Phobe avesse notato la mancanza di un libro, dato l'enorme quantità di testi presenti nella sua biblioteca. Devo ammettere che è una ragazza misteriosa, ma anche molto inquietante. Dannazione sbuffai io. Non riuscivo nemmeno a starmene seduto sul sedile della macchina, che subito rivedevo il viso dell'essere che ieri cercava di uccidermi. Uscì dalla macchina e mi misi seduto sul cofano di essa... presi il mio zaino ed estrassi una sigaretta. Avevo bisogno di calmarmi e in Vietnam avevo assunto il vizio di  scacciare il ricordo assordante degli spari e i brutti pensieri con il fumo, però stavolta la estrassi senza neppure accenderla. Come un idiota rimasi lì, con una sigaretta spenta tra le labbra, a fissare il vuoto, aspettando che Marcus mi offrisse in suo accendino... ma Marcus ormai non c'era più e il suo ricordo stava tramutando nel pensiero ossessivo e inquietante del suo corpo senza vita.
Il mio flusso di coscienza fu interrotto da una voce angelica che iniziava a risuonare come una medicina per la malinconia. - Ehi  Liam - disse Phobe venendo verso di me. Ricambiai il saluto mentre nascondevo la sigaretta di nuovo nel mio zaino. La ragazza aveva tra le mani un casco e un completo elegante, probabilmente da uomo date le misure. Anche lei era vestita in modo molto ecclettico: il tailleur nero che cingeva il suo esile corpo, entrava in un contrasto armonioso con il colore dei suoi capelli. 
Non feci domande per timidezza, ma la invitai a sedersi accanto a me. - Tutto bene? Sembri turbato - mi fissò, quello sguardo penetrante... era la prima volta che i miei occhi incrociavano uno sguardo così forte, così profondo, sembrava che mi stesse scrutando l'anima. - Sisi, sono solo... - che senso ha mentire, tanto non sei mai stato bravo a farlo pensai fra me e me, lasciando quelle parole sospese - In verità sono preoccupato... questa notte non sono riuscito a chiudere occhio; ogni volta che lo facevo vedevo quell'uomo davanti a me...che...- lei avvicinò la sua mano alla mia spalla, con delicatezza dicendo -  Dobbiamo parlarne - eppure quelle parole risultavano così dure, sembravano lamine nelle mani di una bambina, come poteva rimanere così calma? Insomma anche lei aveva visto ciò che è successo... quella cosa è sparita nel nulla così come è apparsa - Liam ti avviso, io non sono molto brava con le parole... non sono una ragazza che addolcisce la pillola, la realtà non è dolce. Penso che tu sappia dentro di te che ciò che hai visto non è umano, ma penso anche che la razionalità stia prevalendo sul tuo sguardo. Ciò che ti sto per dire non rientra minimamente in alcun canone scientifico e tu potrai accettarlo o credermi pazza...- quegli occhi avevano visto tanto del mondo, eppure sembrava che nulla li spaventasse - Ciò che hai visto ieri era un fantasma, e credo che tu sappia anche di chi fosse - Una lacrima salata mi baciò la guancia destra  - Marcus... - il silenzio scese tra noi, solo qualche rumore distante talvolta lo spezzava, ma nessuno dei due aveva il coraggio di trafugare una parola, finchè la ragazza mi rivolse una domanda molto inaspettata -Ti va di fare una pazzia con me?-

Phobe's pov 

-Ti va di fare una pazzia con me?- domandai al giovane ricevendo uno sguardo confuso -Che cosa vuoi dire?- -Ti ho fatto venire qui davanti al General Hospital per indagare...- ancora uno sgardo confuso -Sei un'agente di polizia?- sorrisi per poi spiegargli il tutto - In realtà non proprio... Io sono una cacciatrice, indago su casi svorannaturali e uccido queste creautre, ma a volte per salvare la gente è necessario infrangere qualche regola- dissi io portandomi la mano alla nuca quasi imbarazzata... anni fa non avrei mai immaginato di ritrovarmi una fedina penale simile a quella di una criminale. -So che hai tantissime domande e io sarò felice di rispondere a tutte queste, ma non prima di aver capito che cosa voglia da te il fantasma del tuo migliore amico... i fantasmi sono creauture molto ostinati, e se sono qui è perchè hanno un conto in sospeso, di solito però questo li porta alla pazzia che li condanna a loro volta ad uccidere anche i propri cari.- Liam si alzò di scatto dal cofano della macchina facendo cadere il suo zaino color cammello -No! Marcus non mi avrebbe mai fatto del male, non eravamo semplici migliori amici, eravamo fratelli: lui mi ha salvato la vita moltissime volte ed io pure, o meglio, ci ho provato...  - -Però tu ti senti in colpa- dissi io lasciandolo di stucco... avevo toccato un tasto dolente -Non serve un genio per capire che tu provi un enorme senso di colpa vero di lui, quasi come se ti incolpassi della sua morte- -Non sono affari tuoi- ringhiò lui tutto d'un fiato, stavolta togliendomi la possibilità di controbattere: in un'altra occasione avrei continuato, estercendo più informazioni possibili dal mio interlocutore, ma stavolta decisi di fare un passo indietro, tornando sulla difensiva. Decisi di cambiare così discorso, porgendogli il completo da agente dell'FBI che avevo preso in prestito dal guardaroba monocromo di Dean -Tieni, indossa questo- -Perchè?- -Fa parte della pazzia che andremo a compiere... ho bisogno che tu stia in silenzio e al gioco, segui quello che faccio come se fosse tutto normale... Ora forza cambiati- -Non ti aiuterò ad infrangere la legge...- disse lui ridandomi il completo, stavolta fu io a privarlo della possibilità di controbattere - Senti Liam, io sono qui per darti una mano, la tua vita è in pericolo, per me sei uno sconosciuto ma sono qui per aiutarti, sono l'unica possibilità che hai di sopravvivere... Per farlo però è necessario andare contro le leggi umane, per poter rispettare quelle del sovrannaturale- dopo qualche secondo lui afferrò con presa incerta l'abito e sparì nella macchina, io rimasi seduta sul cofano ma con lo sguardo perso nel vuoto.
-Come sto?- una voce alle mie spalle mi riportò alla normalità - Ti calza a pennello - dissi sorridendo, lui ricambiò quel sorriso con una risata genuina. Il mio cuore cominciò ad accellerare e un vuoto allo stomaco mi fece sospirare. -Sei capace di arrossire? Non pensavo che una tosta come te si mostrasse dolce...- rimasi di stucco da quella frase, non mi ero nemmeno accorta di essere arrosita, così mi schiarì la voce invitandolo ad avvicinarsi per potergli spiegare che cosa avremmo cercato nell'ospedale.
- Ok ecco il piano, io fingerò di essere un'agente dell'FBI, tu non hai un distintivo falso per cui fingerai di essere uno studente in apprendistato...- -Come scusa? Sei impazzita? Un'agente dell'FBI??- -senti, ne abbiamo già parlato. Io salvo la tua vita ma lo facciamo a modo mio ok?- lui sospirò passandosi la mano sul viso... sapeva di paura e ansia - ehi Liam, rilassati, l'ho fatto un milione di volte... nessuno mi ha mai beccata.- -Ok, e poi cosa dobbiamo fare?- -Devo controllare un corpo, una ragazza è deceduta qualche settimana fa in un College poco lontano da qui e penso che non sia morta per qualcosa di naturale. La polizia pensa che si sia suicidata, anche se i suoi amici sostengono che non avesse motivo per farlo.- -Se superiamo tutto questo... - sospirò lui prima di terminare la frase -ti offrirò un birra, promesso- terminai io dandogli un pugnetto sulla spalla. Sorrise di nuovo. Cominciavo ad abituarmi a quel sorriso.

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