Capitolo 36

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Liam's pov
Era così bella quando rideva.
Non mi ero mai interessato così tanto ad una ragazza di cui sapevo a malapena il nome, la cui vita sembrava un enorme casino, perdipiù un mistero. Ero ipnotizzato da quei grandi occhi celeste e quelle gote tempestate di lentiggini, per non parlare di quella chioma rossa fuoco. Quei capelli che profumavano di pesca, quella ciocche erano come rose rosse ai miei occhi. Probabilmente il mio sguardo da ebete aveva già tradito le mie parole "sono poco romantico" come mi ero definito per risultare tosto. La verità è che avevo il cuore docile, non ero mai stato un "tipo tosto", sono sempre stato fragile e sensibile, ma questo lo non avrei mai ammesso, non davanti ad una ragazza qualunque, ma di fronte a Phobe tutte le mie maschere e quegli scudi crollavano non appeno mi sorrideva.
Desiderai che quel momento durasse un'eternità.
-Che c'è?- rise lei arrossendo -Ho qualcosa tra i denti? Perché mi guardi così intensamente?- -Perché mi piace guardarti- l'imbarazzo chiuse il sipario di quella chiacchierata.
Dannazione l'ho rifatto di nuovo.
Devo ammettere che flirtare con una ragazza mi era sempre stato abbastanza facile e naturale, ma con lei era tutto diverso. Mi mandava in subbuglio lo stomaco e i pensieri, e al posto dire qualcosa di sensato, uscivano dalla mia bocca solo parole sdolcinate e imbarazzanti.
Spezzai l'imbarazzo richiamando l'attenzione del cameriere richiedendo il conto -Grazie mille per la cena! è stata deliziosa!- -Ma figurati, questo è il minimo per ringraziarti per avermi salvato la vita- -Oh eddai smettila con questa storia- sorrise lei tirandomi un pugno sulla spalla -Aspetta un secondo... Mi pare che anche tu, Liam Stewart, mi abbia salvato la vita...- -Io?- mi indicai mostrando tutta la mia incomprensione -Sisi, ne sono più che certa! Mi hai salvata dal fantasma quando eravamo a casa di Beth... quindi ciò fa di te il mio eroe- mi portai una mano alla faccia in segno di sconforto, sapendo che avrebbe giocato la mia stessa carda prendendomi in giro, così non feci altro che ridere -Forza vieni- mi trascinò Phobe fuori dal ristorante -Dove mi porti? Mi vuoi rapire? Dovrei urlare e chiedere aiuto?- -Ha Ha Ha... molto simpatico... ti porto a bere la birra migliore che tu abbia mai bevuto- -Oh... ne sarei onorato!-.
Ecco un'altro di quei suoi sguardi che mi attutivano.

Proseguimmo la serata in un locale non lontano dal ristorante in cui l'avevo portata. Era un locale non molto frequentato, o perlomeno quella sera.
Ci sedemmo al bancone il quale era composto da una grande tavola di legno chiaro che risaltava il colore nero delle pareti. Su di esse si trovavano una serie di fotografie di pezzi forti della musica rock e una grandissima quantità di dischi in vinile. L'aria che si respirava però era tranquilla, non era quell'aria tipica da locale affollato e intriseca di alcool e fumo, ma vi era un'atmosfera alquanto piacevole: in sottofondo la musica proveniente da un jukebox rallegrava la serata. I pochi clienti erano sparsi per la stanza abbastanza grande, seduti su tavoli anch'essi di legno ma più scuro del bancone. Delle risate in sottofondo interrompevano le note della melodia. L'atmosfera era inoltre resa ancor più piacevole dalla luce provenienti da lampade atmosfera, le quali emanavano piccole luci suffose -Ti piace?- mi domandò la cacciatrice notando la mia curiosità nell'osservare tutto ciò che mi circondava nei minimi dettagli -È davvero molto carino!- -Ne sono contenta-.
La serata proseguì tra domande per conoscersi e pinte di birra: non volevo risultate troppo invadente nei suoi confronti, ma allo stesso tempo desideravo saper di più di quella ragazza che mi stava stravolgendo le giornate, che mi aveva stravolto la vita.
Da quando lei si è imbattuta sul mio cammino non ho smesso di informarmi riguardo ai mostri, ma non avevo più provato l'ebrezza della caccia. Aveva stravolto la mia quotidianità perché mi aveva aperto gli occhi, ma anche perché da quel giorno non ho smesso di pensare a lei.
C'era qualcosa in lei che mi attaeva, che mi richiamava. Quando Phobe era nei paraggi riuscivo a sentirmi sereno ma anche pieno, completo.
In lei sapevo che qualcosa si celava, i suoi occhi mostravano un'enorme fardello, ed io volevo poterle dare la sicurezza della fiducia.
-Allora... tra te e Sam c'è una bella intesa... insomma voi due...- lei spalancò gli occhi, probabilmente non aspettandosi una simile domanda, ma in quella situazione era lecito essere chiari. Avevo notato in più occasione come Sam la guardasse, per non parlare di come squadrava me con occhi di sfida. In quel momento il mio cuore iniziò a battere più veloce del dovuto... forse perché avevo timore di una risposta positiva -Beh... è complicato. Cioè io e lui non stiamo insieme, siamo solo... amici, credo...- ripresi a respirare, non era una risposta del tutto positiva ma nemmeno la peggiore delle ipotesi -ok beh buono a sapersi.- -E tu?- -Io?- -Si beh... c'è l'hai una ragazza?... o un ragazzo...- -Oh beh no, cioè no, sono pienamente single- -Buono a sapersi- disse lei sorseggiando la sua pinta e tenendomi gli occhi incollati addosso. Più la guardavo e più ai miei occhi risultava bellissima. -Quindi Bobby è tuo padre?- -Beh anche questa è una storia lunga... In realtà lui non è il mio padre naturale, è come un padre adottivo, anche se non vi è nessuna carta a dimostrarlo- -Capisco... beh scusa non volevo risultare invadente o ficcanaso ma sinceramente vorrei conoscerti meglio- -Nessun problema! Sai in realtà sei la prima persona a cui lo racconto...- -Oh ne sono grato- -E meriti di sapere di più di me... dopotutto anche tu ti sei aperto con me e non sarebbe giusto non farlo con te... Ho conosciuto Bobby quando avevo 17 anni: prima di lui, prima dei fratelli Winchester, prima di diventare una cacciatrice avevo una vita completamente normale. Vivevo con la mia famiglia, o meglio quella che mi ha cresciuto e che mi ha protetta. Scoprì solo anni dopo che fui stata adottata. Non li ho mai davvero ringraziati per avermi permesso di vivere una vita piena e bellissima...al sicuro- il suo sguardo si fece malinconico, così le presi le mani tra le mie e con uno sguardo le feci capire che di me si poteva fidare, che io non ero lì di certo per giudicarla, ma con quel gesto le feci capire che stavo accogliendo quell'enorme peso che aveva sulle spalle -Rose e William Turner... avevo anche una sorella, si chiamava Rachel...- -Che fine hanno fatto?- -Dei demoni ci hanno attaccato, e per permettermi di salvarmi hanno fatto esplodere la casa tendendo ai miei inseguitori una trappola. Erano cacciatori, ma nonostante ciò non mi hanno mai reso partecipe di questa vita difficile e pesante. Da quel giorno sono diventata una cacciatrice anche io, prima assetata di vendetta, poi con l'unico scopo di fare del bene. È così che ho conosciuto Sam e Dean. Loro si sono presi cura di me: mi hanno protetta, mi hanno dato una nuova famiglia e mi hanno amata- -Mi spiace che ti sia accaduto ciò...- -Tranquillo, non voglio essere compatita. Questa è la mia storia, è parte di me, e come tale devo onorarla, anche se fa male. Ognuno di noi ha il proprio fardello, ecco questo è il mio- -Hai mai pensato di cercare i tuoi genitori naturali?- -Beh in realtà so già chi sono: mia madre è venuta a mancare quando mi ha messa al mondo, mentre mio padre beh che dire...- rise in modo ironico -direi che non è il padre dell'anno- -Sai la tua storia ti fa onore- -Ti ringrazio. Ma non ho fatto nulla di speciale, non ho cambiato il mondo...- -Per quanto mi riguarda tu sei una di quelle persone che davvero lo sta cambiando- gli sorrisi io imbarazzato. Era come se da lei volessi imparare a fare il bene.
Ci guardammo intensamente prima che lei spezzasse il silenzio con una domanda che mi lasciò stupito -Liam, perchè ci tieni a stare accanto a me? Non sono proprio la persona migliore o più tranquilla che una persona possa desiderare, anzi direi che il
mio caratteraccio e la mia vita scombussolata dovrebbero farti fuggire... eppure tu sei rimasto... Per quale motivo?- domandò con voce fine, sottovoce, come se avesse paura della mia risposta -Perché non dovrei? Perché dovrei scappare se con te sto così bene?-
-Perchè non sono davvero quel tipo di ragazza... non sono brava con le parole e nemmeno con i gesti, sono una frana a mantenere i rapporti e soprattutto detesto fidarmi, perché ogni volta che lascio che qualcuno si avvicini al mio cuore puntualmente ne esco con il cuore spezzato...- -Io non ho intenzione di spezzarti il cuore, ho intenzione di prendermi cura di quelle ferite. Ho intenzione di dimostrarti tutto l'affetto di cui hai bisogno e sono pronto ad essere quella spalla su cui piangere, sono pronto ad essere quell'eccezione: potrai trattarmi male quanto vorrai, urlami contro, puoi anche decidere di non fidarti, di detestarmi, di tenermi all'oscuro di ciò che ti passa per quella meravigliosa testa... ma io non me ne vado, e soprattutto non sono un ragazzo che demorde-.
Fu in quell'attimo che il tempo scomparve. Tutto attorno a noi si fece silenzioso e ovattato. Il mio cuore iniziò a palpitare e le mie gambe a tremare. Più la guardavo e più mi perdevo in quel blu profondo.
Percepivo la tensione nell'aria, quell'energia che ti fa scattare l'adrenalina nelle vene e che ti fa fare pazzie. In quel momento feci la mia pazzia: con una mano le accarezzai dolcemente i capelli, per poi avvicinarmi piano piano al suo viso. I nostri sguardi rimasero incollati tra di loro, come fossero due piccole stelle in cerca del proprio cielo.
I nostri respiri si fusero in unico battito di cuore.
Le nostre labbra si incontrarono dolcemente, per poco meno di un secondo.
Ci riguardammo stupiti, per poi riprendere quel bacio in modo più passionale. La sua mano accarezzava leggermente il mio viso e im quel momento il mio flusso di pensieri scomparve.
Quel bacio significava tutto.
Era come se in quel momento le nostre anime si cercassero in modo ossessivo: si chiamavano, bramavano e desideravano. Ci desideravamo.

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⏰ Última actualización: Aug 23, 2023 ⏰

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