Capitolo 25

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Sam's pov

-Signora Walker, le parlo da donna, non da agente... Riconosco quando una persona mi sta mentendo, e riconosco ancora più facilmente quando qualcuno ha paura.-disse in tono serio Phobe -Non capisco che cosa voglia insinuare- la interruppe la donna -Intendo dire che riconosco quando una moglie ha paura del marito...suo marito picchiava sia lei che suo figlio... non è vero?- lei iniziò a piangere. Phobe aveva lo sguardo perso come se alcuni segreti stessero per tornare alla luce del sole. Quella ragazza è un mistero in carne ed ossa... tutti quei segreti... talvolta è come se non la conoscessi affatto, talvolta è come se fosse per me una sconosciuta, una sconosciuta che continua ad attrarmi e a stupirmi. Vorrei tanto poterle dire che di me si può fidare, che io sono pronto ad occuparmi dei suoi timori, delle sue paure e dei suoi segreti. Vorrei poterti dire che sono pronto a togliere quei pesi che hai sul cuore, che ti impediscono di volare, osservandoli, coccolandoli, plasmandoli in meraviglia per poi ridarteli sotto luce diversa.

Con forza la signora Walker si riprese, e cominciò a raccontarci tutto -Robert era un uomo diverso quando lo sposai: era gentile, premuroso, sempre attento a me e alla mia salute. Cominciò a cambiare quando qualcosa lo aggredì nel bosco circa 13 anni fa... io e Luke, mio figlio, eravamo a casa da soli, e ricevemmo una chiamata dallo sceriffo... avevano trovato mio marito nel bosco, esattamente dove è stato trovato morto qualche giorno fa. Qualcosa lo aveva aggredito, un animale. Da quel giorno cambiò: iniziò a tornare a casa tardi ubriaco dopo il lavoro, qualsiasi cosa andasse storto metteva le mani addosso sia a me che a mio figlio. Non posso credere che sia morto... una moglie dovrebbe piangere per la morte del proprio marito, ma mi sento come se...- -come se le avessero tolto le catene di dosso- -esatto agente Brooks- ringraziando Phobe , ci accompagnò alla porta d'ingresso. -La ringraziamo moltissimo per la sua disponibilità Signora Walker, vorremmo però parlare anche con suo figlio...- disse poi Dean -Mio figlio? Sarà un po' complicato... Luke è scappato di casa circa 3 settimane fa, lasciando un biglietto sul suo letto-. A quella risposta tutti e tre ci scambiammo uno sguardo furtivo, così chiesi alla signora Walker se avessimo potuto controllare la stanza del figlio, per poterlo escludere dai sospettati dell'omicidio del padre. Ci invitò senza troppe imposizioni di salire al piano superiore. Dopo averci indicato la stanza ci lasciò soli. -Che ne pensate?- spezzò il silenzio la ragazza -Il padre dopo essere stato assalito da un animale diventa violento, il figlio sparisce poco prima che il padre venga ucciso... questa non è solo una coincidenza- replicai io. Controllammo tutto in quella stanza, dalle foto ai vestiti, dal letto all'armadio, senza però trovare nulla. -Ho un'idea...- sussurrò Phobe con voce incerta -Come?- chiese Dean -Ho un'idea.- replicò lei a voce più alta -Posso capire che cosa è successo in questa stanza, ma per farlo ho bisogno dei miei poteri da Banshee, e la porta chiusa- -In che senso?- chiesi io -Le Banshee sono collegate alla memoria degli oggetti... tramite la memoria di essi posso ricostruire gli avvenimenti, ho bisogno di silenzio e spazio.- -Va bene, noi cosa possiamo fare?- replicò mio fratello -Ho bisogno che controlliate che la porta rimanga chiusa, e qualunque cosa succeda non dovete interrompere, per nessun motivo, il rituale... altrimenti perderò la traccia e potrei rischiare di rimanere bloccata nel flusso dei ricordi- -Cioè?- -Cioè coma- dissi io in tono severo. Quell'idea era rischiosa, ma era la nostra unica speranza. -Ora mi serve solo capire a quale oggetto legarmi- -Phobe...- -Sì, Sam?- -Fai attenzione- -Sempre-.

Chiudemmo la porta.
Il silenzio si introdusse tra quei nostri respiri profondi.
Phobe cominciò a vagare per la stanza. Guardava tutti gli oggetti, tutti gli averi di Luke. Con la mano passava su di essi, come se fosse un radar.
Si fermò davanti ad una foto, la foto di famiglia, ma poi cambiò oggetto.
Prese tra le mani un Mp4 vecchio e trasandato, forse era quello l'oggetto prescelto. Ma poi lo ripose al suo posto -Trovato nulla?- interruppe Dean -Shhh- lo rimproverò la rossa. Poi si voltò verso di noi e i suoi occhi iniziarono a brillare di quel viola intenso: aveva trovato qualcosa, ma cosa? Ci fece segno di spostarci e si avvicinò ad uno strano oggetto: un carillon rosso, aveva 3 cavalli rossi e completavano una piccola giostra. Era un carillon di ceramica, per un bambino, ma non era un giocattolo, era più un carillon che fungeva da ninna nanna. Lo prese tra le mani, e si voltò verso di noi, ma non pareva vederci. Si fermò al centro della stanza, sempre tenendo tra le mani il carillon. Cominciò a caricarlo e una dolce melodia risuonò nella stanza. Ripeté quest'azione per tre volte. Quella melodia risuonò sempre più assordante tra quelle mura e talvolta sembrava che quelle note acute mutassero in grida di dolore, in pianti. Phobe cominciò a mugugnare qualcosa... sembrava piangere e ripetere "ti prego, non farlo". Io e Dean ci guardammo preoccupati, tutti e due eravamo impotenti davanti a quella scena, non potevamo fare nulla, se non guardare. La melodia si fermò. Phobe volse lo sguardo verso di noi, come per chiederci aiuto. Un attimo di silenzio, prima del caos. Quell'attimo però venne spezzato dal rumore del carillon che toccava il suolo, frantumandosi in mille pezzi. Phobe cadde al suolo portandosi le mani alla testa. Piangeva e gridava dolorante. -Fatelo smettere. Fatelo stare zitto.- urlava lei. Io cercai di avvicinarmi, ma Dean mi trattenne forte tenendomi il braccio -Sam, non possiamo fare nulla! Non possiamo spezzare quelle grida- disse lui facendomi ritornare alla realtà. Entrambi soffrivamo nel vederla così, ma sapevamo che se fossimo intervenuti avremmo peggiorato la situazione. Quella visione durò circa 5 minuti: 5 minuti di sofferenza, odiavo vederla così, avevo paura, provavo rabbia e trattenevo a fatica le lacrime. Caddi al suolo, in ginocchio, proprio come lei. Urlava, piangeva, soffriva. Ad un tratto i suoi occhi violacei tornarono umani, e lei inspirò profondamente, come se il suo respiro fosse stato bloccato precedentemente. -Sam... Dean...- disse lei con voce sottile. Capimmo che ormai era tutto finito e potevamo accorrere a lei. La abbracciammo forte, e lei si lasciò andare in quell'abbraccio pieno di amore. Pianse e noi la lasciammo fare.

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