Cigarettes

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Cigarettes

The devil came to take me to hell,but I'm already there

Un'altra schifosa giornata si è finalmente conclusa. Questa non è la vita che mi sarei scelta, ho sempre avuto ben altre ambizioni; parlo cinque lingue e so cantare, eppure sono finita a lavorare in uno schifosissimo night club come spogliarellista, ma avevo bisogno di soldi e non ho potuto far altro che accettare questo lavoro per cercare di tirare avanti nel migliore dei modi. Non credo nel destino, ma non so darmi altre spiegazioni del perché io sia qui, ma Travor, il proprietario, mi aveva assicurato che con il mio fisico avrei fatto un buono spettacolo e una buona paga infatti non me ne lamento perché guadagno davvero molto di più di quello che mi serva per vivere, ma mi sento un fallimento; una puttanella da quattro soldi che fa il suo stesso spettacolo ogni sacrosanta sera per degli uomini che hanno meno dignità di lei e che spendono veri e propri capitali solo per vedere una stupida diciottenne mezza nuda e soddisfare i loro bisogni animali con le altre donne che lavorano nel pub.

Avevo trovato un appartamentino davvero molto economico in affitto da una simpatica vecchietta, la signora Darcey, ma non avevo idea di essere finita in uno dei quartieri più malfamati di tutta Huntington Beach; puttane ad ogni angolo, drogati e spacciatori di qualsiasi tipo di sostanza illegale, assassini ed evasi di prigione; l'inferno dovrebbe assomigliare proprio all'incrocio tra le due strade, Ellis Ave. e Goldenwest St., che danno origine a questo quartiere che chiamiamo volgarmente Bloodsquare.

Sei mesi fa pensavo sarei tornata a casa con la coda tra le gambe, ma alla fine ci ho fatto l'abitudine: spari, sirene della polizia, cadaveri nei cassonetti sono all'ordine del giorno, soprattutto la notte quando la città dorme tutti si rifugiano qui.

Vorrei davvero poter iniziare da zero, ma purtroppo questa è la mia vita e non ho le capacità per poterla cambiare.

Ogni giorno la stessa storia: stesso lavoro, stesse facce, stessi sorrisi finti. Preferirei essere morta, ma nutro ancora qualche speranza nel poter cambiare questo schifo di esistenza.

Mia madre se fosse ancora in vita, di sicuro, non sarebbe orgogliosa di me, non lo sono nemmeno io; sono diventata tutto quello che non sarei mai voluta essere.

Avevo una vita che posso definire normale finché c'era mia madre, ma quando è morta la mia vita è stata una continua discesa: mio padre si è rifugiato nel lavoro, non lo biasimo, lo avrei fatto pure io e quell'idiota violento di mio fratello non ha fatto altro che approfittarsi di me, ma non gli ho mai dato la soddisfazione di farmi vedere debole ai suoi occhi, così appena ho compiuto i diciotto anni me ne sono andata da quell'inferno di casa. Mio padre mi ha cercato soltanto una volta, da quando mi sono trasferita, in sei mesi; neanche male direi.

Non ho amici quindi non è stato difficile abbandonare quello schifo di posto e venire qui, pensavo che con le mie capacità sarei potuta andare ovunque, ma mi sbagliavo. Non ho mai avuto nessuno accanto perché sono sempre stata una persona abbastanza solitaria, a scuola nessuno voleva essere mio amico perché ero una secchiona stratosferica e soltanto al pensiero che qualcuno dei miei vecchi compagni possa vedere il mio stato attuale mi fa sentire ancora peggio. Sono nata sola e sola morirò. Forse, se avessi almeno un'amica la mia vita sarebbe sicuramente migliore e la smetterei di torturarmi l'esistenza.Ora sono le quattro del mattino e sto continuando a rigirarmi nel letto, ho un freddo tremendo, ma non accenderò nessun riscaldamento perché niente può scaldare tutto questo freddo che mi porto dentro.Mentre rifletto perché i pensieri non mi fanno dormire prendo l'ultima sigaretta dal pacchetto di Marlboro che ho sempre sul comodino e inizio a fumare; ormai vivo solo del fumo di venti sigarette.

I miei polmoni devo essere neri come la mia anima, i miei capelli, il mio trucco pesante che uso per camuffare il dolore e tutto il mio abbigliamento.

20 sigaretteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora