Asleep

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Asleep

Sing me to sleep,
Sing me to sleep,
I don't want to wake up on my own anymore


"Papà, perdonami per questo, so che non ti meriti altro dolore, ma io non ho altra scelta.
Sto scrivendo male perché ho le mani che mi tremano, il cuore lacerato e il pianto sugli occhi.
Dì a Brooklyn che mi dispiace per tutto il dolore che le ho causato da quando mamma ci ha lasciati, dille anche che l'ho sempre pensata da quando se n'è andata e che mi manca, mi mancate tutti e due e io vi amo. Perdonatemi, non vi meritate di soffrire ancora, ma sono troppo dentro per uscirne e non posso fare altrimenti.
Ho fatto tanti sbagli nella vita e questo probabilmente sarà il peggiore, ma davvero non ne posso più, avrei voluto parlarne, ma non volevo vi preoccupaste troppo, è meglio che metta fine alla mia vita.
Mi mancherete, ma ci rincontreremo.
Andy"

Andy, mio fratello maggiore, si era tolto la vita quella sera stessa nella sua camera lasciando solo un biglietto che non spiegava molto su cosa l'avesse portato a compiere un gesto così estremo, ma lasciando un buco nell'anima a chi era rimasto.Quando giunsi alla villa di mio padre il corpo era già stato portato in obitorio. Chiesi di mio padre e lo trovai accasciato su una poltrona del lussuoso salotto. Lui era quell'uomo che non piangeva mai, non aveva pianto nemmeno al funerale di mamma, ma quella notte portava l'espressione di chi continuava a chiedersi cosa avesse sbagliato, con gli occhi lucidi, stanchi, rossi e gonfi di chi aveva pianto per ore e il naso rosso.
Gli andai incontro, ma lui non mosse un solo muscolo, lo sguardo vitreo fisso nel vuoto, le iridi azzurre come il cielo contrastavano le sclere rosse come il sangue.
«Papà...» pronunciai con voce strozzata cercando di attirare la sua attenzione, ma lui non si mosse.«Brooklyn, dove ho sbagliato con voi?» disse infine, e io non riuscii più a trattenere le lacrime.
«Papà tu non hai sbagliato niente, è la vita. Non sei l'unico ad aver perso qualcuno» mi pentii subito di quelle parole, invece che consolarlo lo stavo accusando di vittimismo, ma riuscii a farmi guardare negli occhi
«E allora perché te ne sei andata anche tu? Forse perché non sono stato un bravo padre no? Non è forse così?»
Non risposi, non potevo controbattere. Me ne ero andata a vivere a Bloodsquare proprio perché non potevo più starmene a casa con loro e questo aveva procurato solo altra sofferenza.
Matt dal canto suo cercò di consolarmi, ma cosa poteva fare? Si era ritrovato catapultato in quella situazione senza centrarci nulla, e mi sentii ancora una volta in colpa per averlo trascinato fino a lì ed averlo costretto a quello strazio.«Brooklyn, come sei magra... non stai facendo sciocchezze di nuovo, vero? E perché hai la pancia fasciata? C'è qualcosa che non va?» chiese infine mio padre osservano la fasciatura che usciva da sotto la felpa, avrei voluto scomparire.
«Nulla di grave papà, non ti preoccupare. Se vuoi puoi venire a stare da me per un po', se ti va» sviai il discorso e lui sembrò abboccare
«No, ti ringrazio Brook. Devi vivere la tua vita, sai Andy avrebbe voluto dirti quanto gli mancavi; me lo ripeteva ogni volta che parlavamo di te. Voleva che tu fossi felice. E sperava ti fossi fatta una nuova vita e a quanto vedo mi pare proprio che tu sia felice» disse alludendo a Matt
«Oh no, papà, lui è solo un amico» cercai di giustificarmi
«Non serve che mi nascondi queste cose Brook, sono tuo padre»
«Non è come pensi... dico davvero»
«Smettila Brook, non recare altre sofferenze al tuo vecchio e non mentire soprattutto. E ora dimmi, eri a conoscenza del fatto che Andy volesse impiccarsi?»
«Te l'ho già detto al telefono papà, non mi ha chiamato da quando sono andata a vivere a Bloodsquare»
«Capisco, penso che dovrai comunque rispondere ad alcune domande. E ora scusatemi... sono molto stanco e ho il cuore spezzato. Me ne vado a letto. Ti chiamerò per farti sapere del funerale. Buonanotte Brook» e si congedò alzandosi e dirigendosi verso la camera da letto, in silenzio con lo sguardo fisso come pochi minuti prima. Era rimasta quell'uomo elegante di molti anni prima, ma con il cuore spezzato e un peso sulle spalle da portarsi dietro. Vederlo così mi distrusse.
Non era mai stato un uomo particolarmente socievole, ma quel suo comportamento mi lasciò senza parole. Se già prima era una persona riservata ora non avrebbe più parlato con nessuno, e temevo che si sarebbe tolto la vita anch'egli lasciandomi più sola che mai.
«Ti riporto a casa Brook, ne abbiamo già avute abbastanza per oggi» disse Matt cingendomi le spalle con il braccio e in silenzio; io con il cuore spezzato e la testa dolente, lui pensieroso e affranto ci dirigemmo verso l'auto e fummo travolti da un'ondata di flash che mi fece a dir poco innervosire; come si può avere così poco rispetto nei confronti di un ragazzo morto e la sua famiglia che ne soffre?
Alcuni giornalisti iniziarono a farmi delle domande per il loro giornale, io adirata cercai di tirare avanti fino a quando uno stupido giornalista non mi si piazzò davanti per sapere qualcosa a tutti i costi e in quel momento non ci vidi più e gli lasciai uno schiaffo secco sulla guancia
«Un po' di rispetto per chi soffre no vero? Schifosi!»
«Book lascia perdere, non valgono un secondo del tuo tempo. Andiamocene»

20 sigaretteWhere stories live. Discover now