False identity

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Fortune ascoltò attentamente le mie parole

- Vuoi farci dei documenti falsi? - chiese scioccata e io scoppiai in una risata fragorosa

- Sì, so chi me li può fare però ho bisogno che tu tenga i ragazzi al sicuro, lontano da qualsiasi pericolo finché i documenti non saranno pronti e poi potremo procedere al resto della faccenda. -

- D'accordo Brook, mi fido di te. Ah, Matt voleva venirti a prendere questa notte e portarti via, gli dico di lasciar perdere? Si sente terribilmente in colpa per essere scappato via, ma la polizia ci sta alle calcagna -

- Digli che non si faccia problemi, che vi raggiungerò io in settimana -

Chiusi la conversazione, chiamai il mio vecchio amico Leonard e gli spiegai tutta la faccenda, si rese disposto ad aiutarmi. Infine chiamai mio padre, gli dissi che sarei partita, con il cuore spezzato cercai di rassicurarlo, gli dissi che avevo trovato un buon lavoro in Canada e che sarei stata bene, ma insieme alle sue prediche da padre sentii il suo cuore stanco e lacerato spezzarsi per l'ennesima volta. Non avrei mai pensato potesse essere l'ultima.

Riattaccai il telefono con un macigno nel cuore, un turbine di emozioni (o fame?) mi investì, non riuscii a compiere alcun passo poiché tutto ciò che fin ora era immobile e silenzioso aveva iniziato a ruotare attorno al mio corpo, sempre più veloce, come un carosello girava e girava finché non mi accasciai a terra priva di sensi per l'ennesima volta in quella giornata.

Un ragazzo dalla folta chioma corvina correva a perdifiato per il giardino di una casa abbandonata

- Brooklyn, finalmente ti ho trovata! Cosa ci fai qui?! Lo sai che non dovresti stare qui da sola, è pericoloso. Dai torniamo a casa, papà è preoccupato -

Una ragazzina di cinque anni sedeva sul portico della vecchia casa portandosi le ginocchia al petto

- Lo so, ma non voglio tornare a casa. La mamma è uscita e non è più tornata, non torna da tre giorni e io a casa con papà non voglio tornarci. Lui è sempre così triste da quando la mamma non c'è... Mi ha detto che non torna più, ma vero che torna? Vero Andy che la mamma torna? -

Il ragazzo sentì un nodo alla gola, con tutta la forza e la calma possibili cercò di ricacciare indietro le lacrime che avevano già inondato i suoi occhi cerulei

- No Brooklyn, la mamma non tornerà... Sai ora lei è un angelo, ci guarda da lassù -

La bimba dai lunghi capelli castani fissò il cielo senza capire, scrutò meglio attraverso le nuvole e cercò una giovane donna con ali da angelo senza però trovarla.

- Andy, ma io non la vedo, la mamma -

Il giovanotto non rispose, si limitò a prendere con la mano madita di sudore quella fredda della sorellina sussurrandole

- Andiamo a casa Brook -

La bambina si lasciò trascinare continuando a fissare il cielo speranzosa di poter veder apparire quella figura angelica che tanto le mancava, ma ciò non accadde mai

***

Mi destai quale minuto dopo in un bagno di sudore, angosciata e traumatizzata da quel ricordo che credevo fosse stato perduto per sempre.

Presi il cappotto ed uscii sperando di poter raggiungere in un qualche modo la vecchia villa, abbracciare i ragazzi e mettere fine a tutti i giochetti che la mia mente mi stava facendo.

Il sole stava scendendo lentamente, pregai per riuscir a lasciare Bloodsquare prima del crepuscolo.
Il freddo attanagliava le mie stanche membra, il mio corpo aveva bisogno di calorie e io non mangiavo da giorni, la stanchezza mi pervase ed il freddo mi inghiottì.

Tremante per il freddo e la paura lasciai Bloodsquare dopo una decina di minuti ed entrai in un bar sperando di riscaldarmi e riuscir ad inghiottire qualcosa.

Il posto era squallido, lugubre e poco illuminato. Il fumo delle sigarette intorbidiva l'aria, otturava i polmoni e annebbiava la vista.
Mi avvicinai al bancone e ordinai un gran caffè e qualcosa da mettere sotto i denti.

Reggevo la tazza di caffè americano con entrambe le mani sperando di scaldarmi, bevvi qualche sorso che mi bruciò l'esofago e aspettai che la caffeina facesse il suo dovere. Sarebbe stata una lunga notte insonne e pericolosa, ma dal tronde ormai era di routine rischiare la vita.

20 sigaretteDonde viven las historias. Descúbrelo ahora