4. painful words

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«Oltre a spiarmi mi vieni anche addosso ragazzina?»

La vita era una gran presa per il culo. L'essere educata in quelle circostanze mi veniva difficile. Con tutte le persone con la quale potevo scontrarmi, perché proprio William?

Mi stava fissando, aspettava una mia risposta alla sua dannata provocazione. Aveva un sorrisetto divertito stampato sulla faccia, l'aria sicura e in attesa attraeva chiunque gli stesse vicino.

«Mi dispiace che le tue poche capacità intellettive, che avevo riscontrato, siano ancora più ridotte di come me le fossi immaginata» la sua presa era ancora sui miei fianchi, tanto da bruciarmi la pelle. Non capivo per quale dannato motivo ancora mi tenesse.

«Eppure se non le avessi avute a quest'ora saresti col culo per terra, mi aspettavo sapessi almeno camminare» tenne gli occhi grigi puntati nei miei, stavamo aspettando che l'altro abbassasse lo sguardo. Nessuno l'avrebbe fatto, ne ero certa.

«Sei un salvatore? Oh ma grazie» mi porsi una mano sul cuore, fintamente onorata di averlo accanto.
Non lo sopportavo, nemmeno una particella.

«Quanto cazzo sei innocente» una piccola risata gli provocò due fossette ai lati della bocca, le sue labbra sembravano fatte su misura. Le sue mani aumentarono la presa sul mio corpo e prese a sfiorarmi la vita con i polpastrelli, quel tocco mi pizzicò. I suoi occhi si erano abbassati nello stesso punto dei miei, in un modo che quasi non percepì, fu talmente rapido che faticai ad accorgermene.

«E tu sei insopportabile, ma purtroppo ci ho già fatto l'abitudine» misi le mani sopra le sue, spostandole. «Non ho bisogno che tu mi tenga ancora»

«Non che ne avessi voglia»

«Ringraziamo il cielo»

«Impara a stare attenta invece di rompere i coglioni a me ragazzina» mi fulminò. L'avrei preso a sberle. Come facevano i miei fratelli a starci così appresso?
Le parole di Alice mi tornarono in mente. Aveva davvero una sorella? Se fosse stata come lui sperai di non incontrarla mai.

«Nessuno ti stava minimamente considerando Walker, smettila di fare una tragedia per una cazzo di spinta accidentale» incrociai le braccia al petto.
Non mi sarei avvicinata a lui nemmeno sotto tortura o ingiustamente obbligata per qualche motivo specifico.

«Chiunque mi ostacoli, che sia accidentale o meno, mi sta sul cazzo. Non mi interessa se sei sorella del mio migliore amico, stai al tuo posto» sapevo a cosa si riferissi. A quella telefonata in bagno. Era così problematico da pensarci ancora?

«Altrimenti?» alzai le sopracciglia, sfidandolo. Non mi avrebbe fatto niente, glielo si leggeva in faccia, o almeno lo sperai.

«Non sfidare il mare durante la tempesta se non sai nuotare» si bagnò il labbro inferiore con la lingua, lasciando uno strato umido. Ingoiai la saliva.

«So bene come si nuota, non mi fa paura lo tsunami» la mia voce si fece più sottile mentre il mio respiro sembrò rallentare.

«Dovresti averne» il grigio mi perforò il cuore. Cosa voleva dirmi?

Lo guardai di malo modo, sentendo una risata alle sue spalle. Dietro di lui notai solo in quel momento la presenza di Matias, l'amico dei miei fratelli. Ci osservava curioso e divertito.

«No ma continuate pure, io sto ridendo da prima intanto» alzò le mani in segno d'arresa.
Lanciai un'ultima occhiata a William che ancora mi ammirava, sbuffando per Matias. Non avevo voglia di sopportarlo.

«No ti prego Miriam no» il ragazzo col piercing al sopracciglio, si lamentò, facendomi confondere. E ora chi era quella?

Non ci volle molto tempo a capirlo. Una ragazza dai capelli rosso fuoco ondulati, si lanciò contro William. Il viso era coperto da kili di trucco, aveva del mascara sulle ciglia finta, una riga molto lunga e spessa di
eye-liner, fard fucsia sulle guance e del rossetto rosso sulle labbra.
Era una bambolina. Oggettivamente non sembrava nemmeno ne avesse bisogno.

Fragments Of HeartWhere stories live. Discover now