Capitolo 26 ~ Noi ci siamo

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James

Sono passate ormai tre settimane da quando è avvenuto il rapimento e il rapporto tra me, mio fratello ed Elizabeth, si è ulteriormente rafforzato.
Abbiamo una sintonia che non immaginavo possibile, tanto che quando stiamo assieme, tutto il resto scompare.
Qualunque sentore di odio, rancore o piano di vendetta, si volatilizza.

Ed é proprio per questo, che ho preso un'importante decisione...
Non è stato facile, ci ho dovuto riflettere su parecchio - tanto che ho praticamente passato la scorsa notte insonne - non avendo mai voluto, prima d'ora, aprirmi e rivelare determinati dettagli del mio passato, nemmeno al mio fratellino, ma ad oggi sento di averne il bisogno.

«E' stato...»

«Perfetto»

«Mi hai tolto le parole di bocca... le tre settimane migliori della mia vita».

Sono così preso dai miei pensieri, che non presto nemmeno attenzione alle parole che, pochi istanti fa, raggiunto il culmine del piacere, Jesse e Liz si sono scambiati, finché lei non se ne accorge e accarezzandomi maliziosamente il petto nudo, richiama la mia attenzione, seguita dal mio fratellino, sdraiato affianco a lei, dall'altro lato del letto.

«Oh emh.. si.. s...scusate...
Ero sovrappensiero» esclamo perciò, scuotendo il capo, non volendo preoccuparli più del dovuto e, nonostante la mia decisione, non essendo così certo di volerne parlare proprio ora, ma la mia espressione cupa, mi tradisce nuovamente, tanto che loro realizzano, immediatamente, che c'é, realmente, qualcosa che non va.

«Jamie, questa mattina sei così assente...
Persino durante.. beh, si insomma, ci siamo capiti, sei stato poco partecipe e non é proprio da te.
Cos'è che ti turba? A noi puoi dircelo»

«Già, Liz ha ragione, bro...
Noi ci siamo... siamo qui, con te, non scappiamo, puoi dircelo... qualunque cosa sia, a noi puoi parlarne»

Ma le loro parole mi convincono definitivamente.
Non posso continuare ad omettere, una fase così importante della mia vita, seppur in negativo.

«Eh va bene.
Vedi fratellino, c'è una cosa che per tutti questi anni, ho nascosto, anzi sigillato, in un minuscolo cassetto della mia mente, un segreto che non ho mai voluto rivelare, nemmeno a te, perchè troppo duro, troppo difficile anche solo da ricordare, ma oggi... oggi sento di essere pronto e di volerlo rivelare a voi.. a tutti e due»

«Jamie, mi stai preoccupando» esclama perciò la bionda, con voce concitata, tirandosi su a sedere e fissandomi dritto negli occhi

«Già, anche a me.
Si insomma, io so tutto di te.
Abbiamo passato distanti solo... oh»

«Si, proprio cosí» annuisco, intuendo come lui abbia iniziato a realizzare o quantomeno, ipotizzare, dentro di sé, quanto accaduto «Risale tutto ad ormai diversi anni fa, quando io, di anni, ne avevo solo dieci.
Ero stato appena adottato da una famiglia all'apparenza per bene, la classica coppia da cui qualunque bambino, che vive in posti come il nostro orfanotrofio, sogna di essere adottato e credevo sarebbero stati la mia salvezza, ma invece si sono rivelati, in poco tempo, la mia rovina... poichè loro... loro...
Dio, com'è difficile!» impreco, tirando un pugno sul materasso
«Non solo loro mi hanno separato da mio fratello - col senno di poi, fortunatamente, perchè ciò che ho passato in quell'inferno che chiamavano casa, non lo auguro a nessuno - ma hanno anche... hanno anche...»

Dannazione, non credo di farcela.

«Ehi, shh, calmo, prendi un bel respiro e quando ti senti pronto, butta tutto fuori» mi conforta la bellissima ragazza al mio fianco - mentre anche mio fratello si avvicina - accarezzandomi teneramente il viso e infondendomi coraggio... un coraggio a cui mi aggrappo, con le unghie e con i denti, per proseguire

«Loro mi hanno usato nei modi più disparati, ma accomunati da un unico fattore, la cattiveria gratuita da cui erano annebbiati, riservandomi un destino ben peggiore che vivere in un orfanotrofio.
Inizialmente mi hanno infatti trattato come una sorta di maggiordomo, tenendomi quasi la totalità della giornata segregato in camera e permettendomi di uscire solo per cucinare e pulire casa e successivamente... successivamente violandomi come nessuno dovrebbe essere violato, fisicamente e psicologiamente e permettendo alle loro sporche conoscenze di fare lo stesso»

E confessarlo fa male, cosí come fa male mostrare loro le cicatrici che percorrono il mio costato, dovute alle cinghiate che il mio padre adottivo mi tirava e le bruciature sul collo e sulle braccia, causate dalla sigaretta e dalle canne che mia madre adottiva fumava in continuazione e si divertiva a spegnere su di me, in un gioco malato e perverso, causato dalla droga e dall'alcool di cui, entrambi, errano assuefatti «Queste cicatrici, che forse non avete mai notato, perché tendo a coprire con del trucco e che oltretutto si trovano tra alcuni tatuaggi, creati appositamente per nasconderle, ne sono la prova tangibile»

«Oh mio Dio! Jamie mi dispiace da morire» esclama perciò Liz, mentre gli occhi le si fanno rossi a causa delle lacrime che minacciano di uscire

«Fratello io... io... ma perchè?» dice invece, tra il dispiaciuto, l'arrabbiato e il rancoroso Jesse, stringendo le mani a pugno, fino a scorticarsele, ma io sono leggermente confuso, per cui esclamo

«Cosa?»

«Perchè non me lo hai detto prima, avrei potuto e dovuto...»

«Nulla! Non avresti potuto fare nulla Jesse, perchè quando, circa otto anni dopo, ci siamo finalmente rincontrati e ti ho portato via dall'orfanotrofio, non sarebbe più servito.
Lui era morto di overdose da circa due anni e a lei, che dopo la sua dipartita, era definitivamente impazzita, era stato fatto, da ormai un annetto, un TSO, con conseguente ricovero in una clinica psichiatrica...
Inoltre, come ho detto, non mi sentivo pronto a tirare tutto fuori» spiego.
«L'unica cosa positiva, é che, nonostante tutto, grazie ai loro affari, erano piuttosto ricchi, quindi con i soldi ereditati ho potuto riacquistare questa casa, la nostra casa d'infanzia, rimasta senza proprietario da allora... nessuno vorrebbe vivere in una casa dove é avvenuto un duplice omicidio» dico poi, nel tentativo di sdrammatizzare

«Beh fratello, l'importante è che sei riuscito a farlo ora e sappi che mai più qualcuno ti rifarà del male» afferma perciò Jesse, dandomi una pacca sulla spalla

«Concordo, noi siamo qui, per te... sempre» annuisce invece Liz, per poi accucciarsi sul mio petto e lasciarmi un tenero bacio sulla guancia, che mi riscalda il cuore.

Si, ora ne sono certo, non sono più solo, perché con me, ci siete voi.

Angolo Autrice
Buona Pasqua 🐣💕 ragazzi e ragazze e benvenuti in questo nuovo capitolo, in cui abbiamo scoperto ulteriori dettagli sul passato dei fratelli, in particolare di James, che ne ha passate di tutte i colori, come se già non bastasse, l'esser rimasto orfano... Ve l'aspettavate?
Se vi va stellinate e fatemi sapere che ne pensate.
Inoltre ricordatevi che mercoledì pubblicherò il nuovo capitolo di "Dribbling d'amore".
Ci vediamo tra una settimana, con il prossimo, un bacio, ciao ♥😘

RAPITAWhere stories live. Discover now