Capitolo 43 ~ Il frutto del peccato

1.7K 42 2
                                    

Elizabeth

E' notte inoltrata e dopo aver fatto l'amore ancora e ancora e ancora, con tutta la passione che avevo in corpo, ho finto di dormire, così che anche i ragazzi si addormentassero e ora che sono finalmente crollati tra le braccia di Morfeo, non posso fare altro che andarmene.

Non vorrei e mi fa male, dannatamente male, ma devo, lo devo a loro, per tutto l'amore che mi hanno donato.

Ecco perchè, stando attenta a non far rumore, mi alzo dal letto, mi rivesto - coprendomi per bene, visto quanto fa freddo - e afferro lo zaino, contenente alcuni dei miei effetti personali - i più importanti - che devo per forza portare con me, tra cui la catenina di Jamie e il libro preferito di Jesse, che è diventato anche il mio, visto che l'abbiamo letto più e più volte, assieme, così che in qualche modo, io possa averli sempre con me, seppur non li rivedrò mai più.

Dopodiché esco dalla stanza, diventata, senza volerlo, il nostro ultimo nido d'amore e lascio l'hotel, senza voltarmi più indietro.

E mentre cammino per le vie desolate, piccoli fiocchi di neve imbiancano le strade buie e fredde del paese, che mi condurranno al punto d'incontro e non posso che sentirmi persa e dannatamente sola.

L'unico sollievo, ciò che mi spinge ad affrettare il passo, anche se vorrei solamente voltarmi e tornare indietro, è la consapevolezza che in questo modo, Jamie e Jesse saranno finalmente liberi e spero potranno trovare la pace che meritano.

Ed ecco che, senza rendermene conto, raggiungo il luogo stabilito, un locale notturno in cui vi sono prevalentemente ubriaconi, donne facili o brutti ceffi, esattamente come mio padre e i suoi uomini.
Padre che, una volta entrata, trovo ad ammirare uno strip-tease, mentre si scola un bicchiere di scotch.

«Papà» esclamo perciò, mostrando un sorriso forzato, anche se il tono di voce addolorato mi tradisce.
Lui, però, sembra non accorgersene, o forse non gli interessa, tanto che esclama

«Apetta, in perfetto orario!
É un piacere rivederti... fatti abbracciare su» tentando poi di stringermi, ma io mi ritraggo, come scottata, guardandomi intorno, sempre più schifata.
Per cui, lui corregge il tiro e afferma «Questo non é posto per la mia principessa, andiamo su»

✨💖✨

«Quindi papà, fammi capire, quel locale non è posto per me, ma questo edificio abbandonato invece si?» esclamo, circa un quarto d'ora dopo aver rincontrato mio padre, mentre due suoi scagnozzi mi strattonano all'interno di quella che sembra essere una vecchia fabbrica abbandonata

«Visto che sei scappata in un altro stato, apetta, si, lo è e ti devi accontentare, è il meglio che ho trovato...
Almeno qui nessuno ci disturberà» risponde perciò e con durezza lui, per poi proseguire dicendo «Inoltre sono stato fin troppo buono con te, non meriti tutto ciò che hai ottenuto fin dall'infanzia grazie a me.
Ma in fondo, è inutile che me la prendo, la colpa è solo mia, mia che ho accolto nella mia casa, il frutto del peccato, pensando potesse diventare come me, nonostante non avesse i miei stessi geni»

«C...cosa? Papà non capisco»

«Ovvio che non capisci, come potresti? Hai vissuto per quasi vent'anni nella menzogna» ribatte, ridacchiando, mentre io sono sempre più in ansia

«Papà per favore, so di averti dato un grande dispiacere, fuggendo con loro, ma...»

«No, ti sbagli! Tu non mi hai dato un dispiacere, tu mi hai preso in giro! Ma cosa potevo aspettarmi, dalla figlia dell'uomo che mi ha rovinato la vita»

La figlia dell'uomo che mi ha rovinato la vita”

“La figlia dell'uomo che mi ha rovinato la vita”

“La figlia dell'uomo che mi ha rovinato la vita”

Ecco la frase che sta rimbombando nella mia testa, da quando, pochi secondi fa, mio padre, o l'uomo che reputavo tale, l'ha pronunciata, lasciandomi interdetta

«C...cosa?»

«Oh no, ti ho forse sconvolta? Lascia che ti chiarisca ogni dubbio.
Tu, mia dolce apetta, non sei figlia mia, bensì il frutto del peccato di tua madre, quella sporca donna che al tempo ho, erroneamente, sposato e di quel bastardo del suo amante»

«Non sono tua figlia?!»

Dio, non é possibile, questo é un incubo

«Proprio così»

«Ma il mio vero padre dov'è allora?!»

«E me lo chiedi? E' morto Elizabeth...
L'ho ucciso io stesso, poco dopo la tua nascita» rivela, mente un ghigno appare sul suo viso

«N..non è... non è possibile! Come hai potuto!?» grido quindi io, sul punto di scoppiare in lacrime, ma lui mi frena

«Stai calma, la storia non è ancora finita, ora arriva la parte migliore...
Tua madre, quella troia, non è morta di parto... nossignore, l'ho ammazzata con le mie stesse mani, subito dopo il suo amante.
Mi ricordo ancora che te piangevi e piangevi, eri una fontana, ma una volta terminato il lavoro, io ti ho stretta tra le mie braccia e ti sei immediatamente tranquillizzata...
Ecco perchè, in memoria dei bei vecchi tempi, mi servirò un'ultima volta di te per attirare qui i cari fratellini e sbarazzarmene una volta per tutte».

Angolo Autrice
Ciao ragazzi e ragazze, buona domenica e benvenuti in questo nuovo capitolo, in cui Liz ha lasciato l'hotel e con esso, i suoi ragazzi e ha raggiunto il padre, ricevendo però da lui una rivelazione inaspettata e a dir poco incredibile.
Ve lo saresti mai aspettato?
Che dire, spero sia piaciuto e se vi va stellinate e ditemi che ne pensate.
Ci vediamo al prossimo aggiornamento, un bacio, ciao ♥😘

RAPITAWhere stories live. Discover now