Uno

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«È assurdo come il tempo continui a scorrerci sotto gli occhi ed invecchiamo senza rendercene conto!» osservò Ashton mentre accarezzava i lunghi capelli biondi di Faye. Si trovavano ai piedi di un albero di mele nella giornata più calda di Maggio, stesi su una tovaglia a quadri rossi e bianchi e circondati da piatti ormai vuoti. Con le pance piene e i loro cervelli svuotati di ogni pensiero negativo, osservavano meravigliati il sole che pian piano tramontava, nascondendosi dietro i grattacieli di New York. Colorava di sfumature di rosso ed arancione il cielo, donando così una sensazione di calore e di fine giornata, ormai era andata. Erano fortunati, dato che si trovavano nel posto più alto dove poter ammirare in silenzio e senza distrazioni la città. Faye non poteva far a meno di guardare con tanto amore il suo posto preferito in tutto il mondo. Da piccola ha avuto la possibilità di poter girare intorno al globo: suo padre era un ingegnere civile e la madre un'agente immobiliare. Per buona sorte, non hanno mai sofferto di problemi economici. Ma nessun altro luogo poteva essere paragonata alla sua New York.

La giovane, a quel tempo ancora diciannovenne, era distesa con la testa sulle gambe del suo professore, ma non ebbe coraggio di rispondergli perché trovava irrispettoso interrompere il silenzio della natura in quel momento. Indossava un mini abito floreale bianco ed il suo trucco era talmente leggero che sembrava essere struccata. Rivestiva il ruolo della primavera. Ashton si allungò verso la sua chitarra rapido, perché una folata di ispirazione aveva appena colpito la sua mente. Se la mise sulle gambe e Faye si fece forza con le braccia per alzare il busto, si voltò verso di lui e gli sorrise dolcemente non appena lo vide mettere assieme degli accordi. Ashton diede inizio a dei piccoli vocalizzi, facendo si che la sua unica spettatrice potesse guardarlo con gli occhi dell'amore. «Do you still feel younger than you thought you would by now? Or darling, have you started feeling old yet?» il musicista continuò quindi a suonare, ma non riuscì a trovare subito le parole con le quali mandare avanti la canzone che aveva appena improvvisato.

«È una nuova canzone?» oltre ad essere un fantastico chitarrista, Ashton era anche un grandioso cantautore. Amava scrivere, spesso suonava le sue canzoni assieme alla sua piccola band in alcuni locali dove era ancora possibile suonare dal vivo. Ormai tutti preferivano ascoltare la solita musica commerciale alla radio. Smise di suonare, fermando le vibrazioni delle corde mettendoci su il palmo della mano destra ed annuì sorridendo. L'espressione sul suo volto era così sincera e pura che Faye dovette concedersi un momento per assimilare tutto. Quel sorriso però cominciò a sparire lentamente ed attorno a loro tutto si colorò di grigio. Ashton non smise di fissarla nei suoi occhi chiari, la sua espressione era così persa nel vuoto che riuscì ad attraversare il corpo della giovane. Il suono dell'acqua che si agitava senza trovar pace fece si che Faye potesse guardarsi attorno e si rese conto di trovarsi al Pier 25, il parco che affaccia proprio sul fiume Hudson.

«C-come ci siamo arrivati qui?..» il suo respiro cominciò a farsi pesante, spingendola a dover aumentare il ritmo della sua respirazione. Era improvvisamente notte fonda e attorno a loro non c'era nessuno. Nessuna macchina che passava per tornare a casa o raggiungere la prossima festa, dopotutto si trovavano pur sempre nella "città che non dorme mai". Spostò lo sguardo sul suo corpo, sentendo improvvisamente il freddo che le accarezzava la pelle e si rese conto di indossare il suo top preferito, colorato di un verde bosco. Quell'indumento era però imbrattato per colpa di un'enorme chiazza di sangue. Non capì cosa stesse succedendo, alzò quindi lo sguardo su Ashton ritrovandolo morto e che schizzava sangue dal suo petto.

«Ashton!» gridò Faye sconvolta e cominciando a versare lacrime su lacrime. Volle allungare le mani verso di lui, ma si rese conto invece di tenere nella mano destra un coltello da caccia spagnolo dal quale colava sangue. Era quello di Ashton. «No!» urlò ancora più forte, strizzando gli occhi per poi svegliarsi e cercare di riprendersi da quell'incubo per l'ennesima volta.

𝑨𝑷𝑯𝑹𝑶𝑫𝑰𝑻𝑬, 𝚝𝚘𝚖𝚑𝚘𝚕𝚕𝚊𝚗𝚍Where stories live. Discover now