Quattordici

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«No, non è possibile.. Faye non farebbe mai una cosa del genere. Non ne aveva motivo!» contrastò Austin. Era fin troppo innamorato di quell'angelo per mettersi a pensare negativamente di lei. Faye non aveva affatto l'aspetto o l'atteggiamento di un assassino per lui, ma comunque doveva ammettere che era piuttosto brava nel scoprire la verità sui vari delitti che venivano presentati a lezione. Neanche lui, benché leggesse molto al riguardo, era in grado di farlo certe volte, quindi se la Bennett avesse davvero ucciso il suo amato professore allora stava cercando di manipolare tutti i suoi amici e la sua famiglia per non farsi scoprire. Eppure non aveva modo di gettare la colpa su qualcun altro eccetto Fiona, la moglie di Ashton, che era l'individuo più facile da colpire. Inoltre, se avesse davvero pugnalato in quel modo l'uomo, perché ci soffriva così tanto?

«Dana, stai dando di matto. È una cosa infattibile!» scosse la testa facendo l'ultimo tiro di sigaretta per poi avvicinarsi alla finestra e gettarla fuori, ciò fece rabbrividire Dana dal fastidio, odiava quando la gente buttava le sigarette in terra. «Era morto la sera della festa di Madison Poirrot, giusto? Eravamo tutti lì: tu, io, Faye, Gabriel.. persino quel cretino del tuo ragazzo»
Dana roteò gli occhi e fece un respiro profondo per non spostare la conversazione su un altro argomento. «Sì, ma io ricordo che ad un certo punto Faye è sparita» confessa poi la ragazza. Austin rimase a guardarla con le braccia conserte e la schiena appoggiata alla finestra.

«L'articolo riporta che il luogo del delitto è Pier 25, il parco sul fiume Hudson, e quanto dista da LaFayette Hall?» gli chiese aspettando poi una sua risposta che però non arrivò. Dana sbuffò per poi rinfrescargli le idee. «5 minuti di macchina, Austin»
Il ragazzo scosse la testa aggrottando la fronte, «No, non ha senso Dana. Quella sera Faye ha bevuto tantissimo come tutti noi, non era in grado di mettersi in macchina e raggiungere Ashton lì, a piedi sono almeno 15 minuti... mi sembri tu la pazza in questo momento ad incolpare Fa-» mentre giustificava la sua opinione, Austin raggiunse il letto di Faye per mettersi seduto ma venne fermato da uno strano rumore ed una mattonella traballante. Smise quindi di parlare confuso e abbassò lo sguardo sui suoi piedi, per poi accovacciarsi e guardare la mattonella che vacillava poco prima. La toccò con due dita della mano destra e appena notò una piccola foratura, fece forza con i polpastrelli per alzarla da terra.

«Oh, cazzo, Dana..» la chiamò per farla avvicinare e lei raggiunse subito Austin, rimanendo però in piedi alle sue spalle. Austin trovò per prima cosa la camicetta verde di Faye ancora macchiata da quello che sembrava essere sangue. «Te l'ho detto io! Non mi hai lasciato neanche il tempo di spiegare!» aggiunse lei.
«Ma questa è..»
«La camicetta che Faye indossava alla festa, sì» Austin deglutì e fissò quell'indumento per qualche secondo prima di gettarlo dove lo aveva trovato e scattare in piedi impaurito.

«Non voglio crederci!» eppure gli tremavano le gambe, a stento riusciva a tenersi in piedi.
Ricorda ancora il viso divertito di Faye mentre danzava assieme alle sue amiche al party della Poirrot. Quella sera pensò che avrebbe voluto vederla così ogni giorno, ma in realtà era fin troppo fatta ed ubriaca e per questo si sentiva al settimo cielo. Era la stessa camicetta che indossava il giorno dell'orientamento universitario, quella volta in cui con un solo sguardo era riuscita ad entrare nella testa di Austin. Se Faye avesse davvero ucciso Ashton, allora Austin aveva dei gusti pessimi in fatto di ragazze.

«Devi!» insistette Dana voltandosi verso di lui per fulminarlo con lo sguardo. Austin scosse la testa. Ricordava ancora che Faye aveva afferrato la sua mano per spingerlo in pista assieme a lei e cominciò a ballare in un modo buffo. Lei non poteva essere l'assassino.
«Ho bisogno di assimilare tutto questo..» fece per andarsene ma Dana lo afferrò per il braccio in modo da bloccarlo.
«Dobbiamo mettere in guardia Tom, lui--» Austin si ritirò il braccio con forza per poi guardarla infastidito.
«Chiudi quella cazzo di mattonella e lasciami il tempo per pensare. Io non ci credo a questa storia, magari Faye avrà avuto una relazione con il suo professore e questo spiega perché continuava sempre a rifiutare tutti, a rifiutare me.. ma tu non puoi obbligarmi a pensare cose che al momento non mi passano per la testa! Fatti una dormita, Dana!» le urlò contro facendola ammutolire, poi una volta finito il suo discorso lasciò la stanza, sbattendo la porta alle sue spalle.



𝑨𝑷𝑯𝑹𝑶𝑫𝑰𝑻𝑬, 𝚝𝚘𝚖𝚑𝚘𝚕𝚕𝚊𝚗𝚍Where stories live. Discover now