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Jimin
«Penso che dovremmo finirla qui, Chim»
Il mio cuore era fermo a quell'istante.
La stanza sembrava più silenziosa di quello che sarebbe dovuta essere; perfino la conversazione che stavano avendo Jungkook e Taehyung di sotto mi arrivava ovattata.
Tutto ciò su cui riuscivo a concentrarmi era la faccia di Yoongi, impassibile. Come non l'avevo mai vista.
Quegli occhi erano sempre stati specchio del suo amore per me, della sua gentilezza; ora, invece, mi sembravano di ghiaccio, come se quella fosse un'altra persona.
«Stai scherzando, vero? Non puoi dire sul serio» sussurrai, una volta che fui in grado di tornare a respirare normalmente.
«Questa situazione non fa bene a nessuno dei due e sono stanco di dovermi preoccupare di tua madre o di fare le cose in segreto. Non ne vale la pena»
Non ne vale la pena.
Quella frase continuò a ripetersi nella mia testa come un disco rotto.
Non ne vale la pena. Non ne vale la pena. Non ne vale la pena.
Io non ne valevo la pena. Il nostro amore non ne valeva la pena.
«Come puoi dirmi una cosa del genere?!» quasi urlai, sentendo gli occhi pizzicare e sapevo che a breve sarei scoppiato a piangere, ma avevo ancora la vana speranza che tutto quello fosse una bugia.
Che, da un momento all'altro, si sarebbe avvicinato per abbracciarmi e sussurrarmi che mi amava.
Ma non successe.
Rimase fermo, con le braccia lungo i fianchi, distogliendo lo sguardo dal mio. Eppure, avrei preferito che mi avesse guardato, facendomi leggere anche nel suo sguardo la sua voglia di arrendersi.
Ma lasciandomi quel minimo di speranza mi stava facendo soffrire ancora di più.
«Yoongi…» lo richiamai, con una supplica, non ottenendo però alcuna risposta.
Tutti i miei sforzi erano stati ripagati così?
"Allunga una mano verso di lui, Jimin. Non tirarti indietro per la paura del buio perché, in due, nessuna galleria è infinita"
"E se lui si fosse arreso?"
"Si arrenderà solo quando lo farai tu. Finché sarai disposto a combattere, sono certo che anche lui farà del suo meglio"
E invece aveva già deposto le armi.
La rabbia fu sostituita da un senso di amarezza e di claustrofobia. Dovevo uscire da lì dentro.
