♔ 𝐀𝐫𝐭𝐢𝐟𝐢𝐜𝐢𝐚𝐥 ♕

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Kim Namjoon era una delle poche persone che aveva sempre trattato me e Jimin come se fossimo cresciuti nella casa accanto alla sua, anziché dentro un castello con centinaia di servitori

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Kim Namjoon era una delle poche persone che aveva sempre trattato me e Jimin come se fossimo cresciuti nella casa accanto alla sua, anziché dentro un castello con centinaia di servitori.

Lo avevamo conosciuto in una delle nostre esplorazioni fuori da palazzo, quando avevamo circa tredici anni ed eravamo stanchi di rimanere confinati in quelle quattro mura.

Ora che ci pensavo, forse era stato proprio dopo aver fatto la sua conoscenza in un negozio di giocattoli che iniziammo ad uscire di più in città, avendo finalmente un amico normale.
Un amico che non si inchinava quando ci vedeva e che ci faceva pagare le nostre bibite, come chiunque altro, anche perché il suo locale era quasi sempre deserto e ogni entrata era importante.

Era vero che ormai anche gli altri abitanti erano abituati a vederci gironzolare a qualsiasi ora del giorno per quelle strade, ma cercavano sempre di apparire al meglio, offrendoci prodotti o facendoci complimenti, non soddisfando appieno il nostro desiderio di integrarci.

Insomma, solo con Namjoon riuscivamo finalmente a respirare un po' ed essere noi stessi al 100% anche se, proprio a causa della nostra amicizia, la mia vita aveva preso una piega che avrei preferito dimenticare.

Perché era stato nel suo bar, una serata di due anni fa, che avevo incontrato lui.
Quel ragazzo bellissimo, dai capelli perfetti e gli occhi magnetici.
Quel ragazzo che sarebbe stato il mio primo amore e la mia più grande rovina.

A causa di come erano finite le cose, mi ero tenuto alla larga dalla città in generale per alcuni mesi ma poi Jimin, come il fantastico amico che era, mi aveva trascinato fuori, sostenendo che non potessi tornare a rinchiudermi solo a causa di un cretino.

All'inizio mi ero sforzato solo per non farlo rimanere male ma uscire si verificò più terapeutico del previsto.

Piano piano, il mio cuore era guarito ed ero anche riuscito a rimettere piede nel bar di Namjoon, ridendo e scherzando come se quei due anni non fossero mai esistiti, seppure comparissero nei miei sogni, facendomi svegliare affannato e distrutto.
Dolorante.

Cercai di scacciare quei pensieri dalla testa, aspettando, seduto al bancone di quel semplice pub, che Jimin arrivasse con il suo non-quasi-fidanzato.

Speravo davvero che si infilassero la lingua in bocca, quella sera; magari avrei fatto bere un po' di più il biondo, in modo da permettersi di lasciarsi andare.

Pochi secondi dopo, un Namjoon tutto sorridente entrò nel mio campo visivo, servendomi ormai il mio solito bicchiere pieno di liquido rossastro.

«Pur essendo in un misero pub, mantieni le tue abitudini reali... Chi cazzo berrebbe del vino in questa catapecchia?»

Dopo aver sbuffato una risata, gli diedi una sberla sulla spalla, scuotendo la testa.

«Non è una catapecchia! E non è colpa mia se mi fa schifo qualsiasi tipo di alcolico, compresa la birra. Il vino è molto più delicato»

Moonchild // TaekookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora