un angelo come compagna di banco

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Quando mi sveglio da un sonno senza sogni, Miracol è sparito. Scanso le lenzuola da parte e vado in bagno per una doccia veloce. Una maglietta con una manica sola, dei pantaloncini con i leggings di pizzo e una giacchina leggera non sono l'ideale per una giornata di fine gennaio, ma mi accontento. Dovrò far lavare questi altri vestiti, dato che li sporco continuamente nel bosco. Trovo Charity in cucina con una tazza di caffè I love Burgsville in mano. «Vuoi della cioccolata prima di andare?» mi chiede. Mi siedo su una sedia «Si, dai. Grazie» . Amo la cioccolata e non so spiegarmi il motivo. Sono attratta dal suo odore dolciastro e dal suo sapore intenso. Fortunatamente non ingrasso, altrimenti non passerei più dalle porte. Non che la cosa mi cambierebbe la vita, visto che il peso è qualcosa di secondaria importanza. Se solo, anche, gli adolescenti lo capissero, invece di concentrarsi sulle calorie. «Sai, ieri tuo padre era furioso» dice mentre mette due cucchiai di cioccolato nel latte bollente. «Che novità...» dico sarcastica mentre prendo la tazza azzurra dalle sue mani. «Non è colpa mia se mi sta con il fiato sul collo» ribatto. «Comunque sia, ieri sei sparita nella tua camera e non sei scesa per provare il vestito» il suo tono è disinvolto ed io annuisco. «Volevo stare un po’ da sola» ammetto. «Capisco, ma quando torni penseremo veramente al vestito, ok?» e ruota gli occhi nel vedermi sbuffare. «Aha, Tschüss mom !» le do un bacio e scappo via. Tom e Jason non sono ancora partiti, così io e il ragazzone con la maglietta aderente ci salutiamo. Ovviamente Tom sa che il suo modo di vestire fa andare fuori di testa le ragazze mortali e non. Una volta mi raccontò di come riuscì a conquistare sulle alpi italiane una Anguana, cioè una ninfa dell'acqua. Lui dice che era rimasta incantata dal suo fascino, ma io non ero poi tanto sicura. Lui è come il fratello maggiore che non ho mai realmente avuto e non potevo certo smentire la sua versione. Io, comunque, questa Beatrice, la ninfa, non l'ho mai vista in tutta la mia lunga vita. Arrivata a scuola, vado dritta verso l'aula di filosofia, nella speranza di non incontrare nuovamente Carsy. Temo che se continuerà a provocare la mia pazienza, molti dei codici sulla solidarietà tra i vampiri verranno violate. Tiro fuori dalla borsa le cuffie e accendo l' Mp3, mentre osservo i compagni di classe con le facce assonnate e il cervello ancora spento. Al suono della campana la professoressa Levetyn chiude la porta della classe e si siede alla cattedra. Inizia a parlare come una radio, senza ricevere alcuna attenzione. Se solo avesse un'po’ più di polso, magari qualcuno potrebbe ascoltarla. Forse è colpa della statura piccola oppure del fatto che si veste in modo scialbo e incurante. Poverina, mi dispiace vedere la sua faccia furiosa mentre lancia minacce a destra e a manca. Non fosse stata zitella, almeno avrebbe avuto qualcuno con cui sfogarsi la sera. Sospetto che il marito non sia morto per infarto, ma per essere arrivato al limite dell'esasperazione . A questo pensiero maligno sghignazzo tra i baffi. La prof mi guarda con i suoi piccoli occhietti, che mi ricordano quelli di un topo in gabbia. Per rispetto, o forse per pietà, mormoro uno scusi e smetto di ridere. Passano le prime due ore, durante le quali io mi metto a disegnare la figura di un corvo. Sulla punta del becco lascio una piccola macchiolina bianca, come quella che ha Miracol. A un certo punto i miei riflessi si risvegliano vigorosamente, ma non riesco a capire cosa possa aver causato ciò. Sento i canini graffiare l'interno delle labbra e tolgo le cuffie, cercando di concentrarmi sull'aula. Gli altri studenti sembrano non aver percepito nulla di strano, ma deve pur esserci qualcosa. Qualcuno bussa alla porta e dopo un avanti generale, entrano in aula la preside Stallery e una ragazza minuta. Capisco subito che è lei la causa della mia tensione e la osservo meglio per capire di che creatura si possa trattare. I boccoli biondi le ricadono sul viso, come per mascherarlo. «Ragazzi, questa è la vostra nuova compagna di classe. Date il benvenuto a Eveline Salvatore » esordisce la preside con un sorrido. Un mormorio eccitato si espande per tutta l'aula, cosicché la ragazza alza il volto verso la classe. Segue un Oh... generale e commenti su quanto sia bello il suo viso. Gli occhi azzurri si spostano curiosi sui volti dei miei compagni per poi fermarsi sul mio. Un sorriso le illumina il viso ovale e io la guarda alzando un sopracciglio. Cosa c'è di così divertente? «Bene ora ti troviamo un posto.» La preside si guarda intorno, mentre io cerco di nascondere quello accanto a me. «Ah, ecco vicino a Hope ce né uno.» Maledizione! Sbuffo per farle capire la mia irritazione, ma a quanto pare ha un problema al cervello, perché continua a sorridere. Quando si siede accanto a me io mi giro verso la finestra, cercando di ignorarla. Non è carino, ma mi fa paura quel suo perenne sorriso. Dopo le raccomandazioni, la preside Stallery esce e la lezione continua come prima. Ovviamente non mancano le occhiatine dei ragazzi alla nuova arrivata. «Ciao, io sono Eveline.» Sento dire dalla sua vocina delicata ed io annuisco senza guardarla «Gli amici mi chiamano Vivy, comunque.» mi informa ed io non posso fare altro che guardare due paia di occhi limpidi come il mare . «E cosa posso fare per te Eveline?» mettiamo in chiaro una cosa, solo perché siamo sedute vicine non significa che siamo best friend for ever adesso. Per un attimo il sorriso vacilla « Niente, volevo solo conoscere la mia compagna di banco" poi si volta e non mi guarda più. Per un attimo penso di voltarmi e chiederle scusa, ma non sono pronta a confessare i miei problemi e a socializzare. Sono paranoica, Dio. Quando suona la campanella lei mette le sue cose nello zainetto e si volta verso di me, che stavo ancora disegnando. Tutti salutano Vivy con un caloroso abbraccio, come se fosse la cosa più giusta da fare al momento. «Ci vediamo domani Hope.» sventola la mano e se ne va senza aspettare risposta. Dopo averla ignorata non mi aspettavo un saluto. Quando torno a casa non parlo con i miei della nuova arrivata ne faccio il suo nome. In camera mi aspettava il mio fedele corvo e io gliene sono grata. Passo la serata sul pc e con Miracol accanto. La mattina dopo il sorriso sincero dell'angelo illumina l'intera classe e io mi chiedo se non le facciano male i muscoli della faccia. Mi saluta e io farfuglio un ciao, ma per le restanti tre ore mi ignora anche lei. A pausa si unisce ad alcune ragazze ed esce con loro dalla classe. Ecco qui, anche lei diventerà presto acida e si metterà vestiti attillati per attirare l'attenzione di quegli idioti di ragazzi. Mi dispiace per lei, in realtà. Spero solo che sia abbastanza intelligente da non cedere ai loro commenti per flirtare. Dopo un paio di minuti torna verso di me «Senti che ne dici se andiamo insieme alla mensa? Le ragazze mi hanno detto che oggi c'è il pollo alla griglia. Mi accompagni?» chiede esitante. «Non vedi che ho da fare?» le indico il blocco «E comunque io non mangio!» le comunico. «Potresti sempre continuare dopo e accompagnarmi in mensa. Sai mi sento un po’ a disagio a passare davanti a tutti» e chi se ne frega! «Non ne ho voglia ok?» le dico alzando un poco la voce. I pochi ragazzi rimasti nella classe mi guardano come per rimproverarmi. «Che diavolo guardate? Accompagnatela voi, leccapiedi» gli sbraito contro. Il mio tono di voce sembra averli convinti a togliermi gli occhi di dosso. Sento ancora lo sguardo di Vivy addosso, così afferro le mie cose e me ne vado. Sento Vivy che chiama il mio nome, anche se non mi insegue. A casa mi precipito in camera, sperando che mia madre avesse portato i suoi dolci alla fiera dei dolci di Burgsville. Mi butto sul letto e cerco di allontanare da me quella sensazione di disagio che mi perseguita da ieri mattina. Sbatto ripetutamente la testa sui cuscini, come fossi impazzita e il letto si muove con me. Okey Hope, ti stai comportando infantilmente. E' solo una dannata ragazzina, per tutti i cavoletti di Bruxelles. «Tesoro sei tu?» grida Charity dal piano di sotto. Niente fiera oggi, così devo affrontare mia madre pure. Scendo pigramente di sotto e cerco di spiegare la situazione a mia madre. Lei ha gli occhi sgranati alla fine del mio racconto. Mi dice di sedermi sul divano rosso e di aspettare finché torna. Dopo pochi minuti entra nel salotto con due grossi volumi di magia ed incantesimi. «Mamma, non voglio polverizzarla!» la avverto allarmata. Lei ride come avessi fatto una battuta e apre il volume con la rilegatura in oro. Tra diversi oh e mmmfinalmente chiude il volume e si decide ad iniziare a parlare. «Credo che, ormai, tu abbia capito chi sia questa ragazza nuova giusto?» mi chiede, ma dal mio sguardo capisce che sono alquanto confusa. «Ti ricordi la famiglia degli angeli che si è stabilita fuori dalla città giusto?» mi guarda interrogativa. «Eveline fa parte di quella famiglia» concludo io per lei e lei annuisce. «Credo sia venuto il momento per te di fare qualcos'altro che essere un semplice vampiro, cara» mi informa e io la guarda perplessa. Non capisco cosa c'entri la ragazza angelo al momento. «Tuo padre non ha mai creduto che potesse arrivare questo momento, ma è così. Non vedo l'ora di informare Trevor del...». Lei continua a parlare, ma io la interrompo seccata. «Puoi andare al dunque, per favore?" . «Vedi Hope, nascere da un rapporto tra due creature molto diverse comporta delle conseguenze..» ho presente alcune di queste conseguenze, ma non la interrompo. «..sia negative che positive, come in questo caso. È successo con te, anche se più tardi del dovuto, ma non devi temere." Io sbuffo per farle capire di accelerare un poco, per la tensione. «È arrivata l'ora per te di imparare degli incantesimi e non sarai da sola in questa impresa.» I miei occhi si sgranano alla parola incantesimi. «Non è un caso che la famiglia Salvatore si sia stabilita proprio in questa città. Hai bisogno di aiuto per riuscire nella tua magia, poiché ogni incantesimo ha bisogno di un contro incantesimo. Questo vale anche per l'altra persona, cioè Eveline.» «Aspetta, questo significa che sono costretta a parlare con quella tipa alata?» dico turbata. «Insomma Hope, non è carino il tuo comportamento. Dai alla ragazza una possibilità. Oppure vuoi rimanere anonima per il resto della tua vita?» io alzo un sopracciglio a quelle parole. Anonima? Io? «Lo sai che non intendevo offenderti, però non puoi continuare ad avercela con tutto il mondo. Ora smettila di fare la bambina viziata e torna a scuola.» Detto ciò si alza e mi porge il volume con la copertina di pelle rossa. «Tieni, porta questo in camera. Sarà il tuo libro di incantesimi per le prossime lezioni con l'angioletto ». Mi da un bacio sulla tempia e mi fa l'occhiolino. Ma che diavolo...

The Light side of DarkDove le storie prendono vita. Scoprilo ora