Lose You To Love Me

2 1 0
                                    

By GiulsYes 

27 settembre

Mi manca, ma non mi manca.
Ma forse la mia paura in fondo è proprio questa: che lui smetta di mancarmi.
Forse la mia mente lo evoca, lo brama per questo.
Perché se lui smettesse di mancarmi, allora, come tutti gli altri prima di lui, dimostrerebbe ciò che già so e che temo di più: il fatto che non ho più un cuore.

03 ottobre

I giorni passano, e con loro anche tu.

28 ottobre

Tutto mi ricorda lui.
Esco di casa e il posto che solitamente occupava la sua macchina è vuoto.
Mi succede qualcosa e gli scrivo un messaggio, poi ricordo che lui non è più mio e lo cancello.
Mi verso l'acqua nel bicchiere e mi rendo conto che lo abbiamo rubato insieme, quel bicchiere, al bar sulla spiaggia. La nostra ultima giornata estiva al mare che abbiamo passato insieme.
Scorro la galleria del telefono e trovo le nostre foto. Il week-end a Trieste, il Capodanno in Toscana.
Entro nel calendario e trovo i suoi appuntamenti della settimana. È condiviso.
Pezzi della nostra storia, del nostro passato, di noi sono sparsi per la mia camera.
Serie tv guardate insieme sul divano.
Persone che mi chiedono di lui.
La realtà è che tutto muore. Anche l'amore.

L'acqua ghiacciata mi gela i piedi appena li immergo, ma non è difficile da sopportare considerando che è più freddo il mio cuore. Il vento mi sferza il viso come aghi che penetrano la pelle. L'odore di salsedine pizzica le narici. Il mare durante l'inverno è la cosa più bella del mondo. Un luogo che dona pace e malinconia allo stesso tempo. Soprattutto con un'acqua leggermente mossa. Il cielo è coperto da un velo di nebbia, grande agonia per chi vive in questa città.

Un tempo, vivevo le mie giornate chiedendomi se ciò che era stato fosse davvero stato.

Quando se ne andò, lasciò un buco enorme nella mia vita. La sera successiva stavo portando fuori il cane, quello che lo amava e gli saltava addosso ogni volta che lo vedeva. Quello che aveva visto crescere, come fosse nostro e non solamente mio. L'inverno stava arrivando e il gelo cominciava a farsi sentire. Infilai la mano nella tasca del mio cappotto e trovai i biglietti del cinema a cui eravamo andati giusto un paio di giorni prima. IT – Capitolo Due.

Quel giorno ci amavamo. Cosa è cambiato il giorno dopo?

Avevamo dei progetti. Che fine hanno fatto?

Volevamo un figlio. Io ero sicura che sarebbe stato un maschio, ma lui voleva una femmina. Aurora.

Volevamo sposarci.

Volevamo cambiare città, paese.

Quando le persone ci guardavano per il mio colore della pelle, diverso dal suo, lui mi diceva: «Ci guardano perché siamo belli.»

Avevamo fatto talmente tante colazioni "Gran Mattino" al McDonald's solo per ottenere i set di tazze e tazzine con zuccheriera che tanto ci piacevano. Per metterli via per la nostra futura casa. Non le ho buttate, ma dopo alcuni mesi le ho tirate fuori e le ho date a mia mamma perché venissero usate. La metà è già stata rotta e la zuccheriera non ha più il coperchio.

Fuggii in Svizzera per dimenticarlo. Non servì. Quando tornai a casa, piansi. Per la prima volta dopo anni. Piansi.

Il giorno dopo presi i bicchieri della Heineken che avevamo rubato al mare e li ruppi. Di proposito. Il vetro si infranse nel pavimento, proprio come mi ero infranta io. Non stavo meglio.

Mi chiedevo se un giorno mi avrebbe chiamata.

Mi chiedevo se un giorno mi avrebbe scritto.

Mi chiedevo se ogni tanto mi pensasse, se pensasse al noi che non era, già allora, più un noi.

Mi chiedevo se quel giorno al cinema si fosse divertito quanto mi divertii io mentre prendevamo in giro il vero nome di Black Panther lanciandoci i popcorn, oppure se, semplicemente, fingesse.

Mi chiedevo se, dopo aver fatto l'amore, sentisse come me di essersi donato completamente, o se per lui fosse solo piacere carnale.

Mi chiedevo se ci fossimo davvero amati o se fosse semplicemente l'abitudine di stare insieme a tenerci legati.

Mi chiedevo come avesse fatto ad andarsene così, senza dire nulla, senza provare a salvarci, senza provare a darci un'altra possibilità, un'altra chance.

Mi chiedevo come potesse non mancargli qualcuno con cui aveva passato tutto quel tempo.

Mi chiedevo come facesse a non aver voglia di chiamarmi, dopo avermi chiamata ogni giorno per quasi dieci anni.

Mi chiedevo come potesse non mancargli il nostro tocco. Le nostre mani che si protendevano in automatico l'una verso l'altra. La sensazione che ne scaturiva lo sfiorarsi appena.

Mi chiedevo se lo meritassi. Se meritassi tutto quel dolore.

Mi chiedevo se fosse stata colpa mia.

Mi chiedevo cosa avessi fatto di sbagliato.

Mi chiedevo cosa fosse stato vero.

Mi chiedevo cosa fosse stato finto.

Oggi non mi chiedo più nulla.

Oggi è San Valentino.

Non l'avevo mai festeggiato con qualcuno, lui fu la mia prima e ultima volta. Quel giorno mi riempì di regali. Fu il primo a portarmi un mazzo di fiori.

«Rose blu, perché le rose rosse sono per i plebei che non hanno fantasia», mi disse. Lo faceva per me. Il blu era il mio colore preferito.

Quel giorno andammo alle terme, poi ci unimmo come fossimo uno.

Quest'anno è diverso.

Sono sola, ma ora ho trovato una Nuova Giada. Questa versione di me stessa è quella che mi piace di più: più forte, più combattiva, più indipendente.

Questa Giada ha una caratteristica che nessuna delle precedenti aveva: è consapevole.

Tante donne si sentono bene quando qualcuno dice loro: «Non sei come le altre.»

Io voglio essere forte come le altre donne.

Io voglio essere intraprendente come le altre donne.

Io voglio essere intelligente come le altre donne.

Io voglio essere come le altre donne.

Mi sono accettata sia fuori che dentro, mi sono accettata con pregi e difetti. So cosa voglio e, soprattutto, so cosa non voglio.

Non voglio più sentirmi oppressa.

Non voglio più sentirmi indesiderata.

Non voglio più sentirmi di troppo.

Non voglio più sentirmi la metà di niente.

Sarò la Valentina di me stessa, quest'anno.

Dovevo perderti per amarmi

SaintVals' Anthology 2021Unde poveștirile trăiesc. Descoperă acum