Capitolo 4 - Omnia mutantur (pt. 1)

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"Non v'è nulla di più imminente dell'impossibile, e se c'è una cosa che bisogna sempre prevedere, è l'imprevisto."

Victor Hugo

Il Navigli giaceva dolcemente addormentato, il silenzio riempiva quelle lunghe strade illuminate solo dai lampioni e dal riflesso di questi sulle acque del canale. Non erano ghiacciate, mai lo erano state, ma dei grossi fiocchi ne accarezzavano lievemente la superficie, per poi sciogliersi e sparire come se non fossero mai esistiti. Se nella tavola calda si poteva avvertire il calore del numero di persone presenti, qui una strana solitudine si faceva strada alla vista di quelle vetrine scure e prive di vita. Era tardi e a quanto pareva la metropoli aveva deciso di andare a dormire, coperta com'era di quel grosso mantello candido.

Nella quiete rieccheggiavano solo i passi dei tre giovani, anime sperdute in una notte senza nome. Si resero conto, continuando a camminare, di essersi persi.

«Ecco, lo sapevo. Dovevamo fidarci proprio dell'esperta viaggiatrice, assolutamente» fece Luca ad alta voce, incurante dell'ora. Diede un calcio alla neve che si era raggruppata a blocchi lungo le sponde del canale mentre Rachele lo ammansiva.

«Non è vero, Google Maps dice che siamo quasi arrivati. Non ci siamo persi, è solo lunga la strada» rispose lei alterata e sicura di quello che stava facendo. Aveva da subito assunto il ruolo di guida in quella piccola impresa serale e di certo non sarebbe venuta meno al suo compito. Si fidava delle sue conoscenze, prese il cellulare e mostrò la mappa a Rachele a sostegno delle sue parola.

Questa si avvicinò a guardare l'intricato disegno delle vie attorno ai canali che stavano percorrendo, riconobbe i nomi di alcune ma faceva fatica a orientarsi. Il buio non aiutava e neanche gli occhi che avevano cominciato a lacrime per il freddo.

«Quel robo non ci porterà da nessuna parte, poi guarda, tutti i negozi sono chiusi!» disse il corvino, e indicò la lunga fila di saracinesche abbassate e discretamente illuminate dai lampioni di fianco.

«Siete sicuri che sia aperta la bottega? Non vedo nessuna insegna accesa, inoltre dubito che con tutta questa neve ci sia qualcuno» disse Rachele.

Si guardò attorno, non aveva mai visto quel luogo così privo di vitalità e suoni. Aveva vissuto a Milano fin da quando ne aveva memoria, era una città animata e variegata, il suo cuore batteva velocemente e le cose cambiavano in fretta senza che nulla potesse fermarne il passo. Ora invece dormiva, la pace riempiva i muri degli edifici e Rachele poteva sentirla quasi respirare, lentamente.

Sentì Luca starnutire e lei si strinse più a loro.

«Ormai siamo qui, amen. Ci conviene andare avanti e continuare a cercare» disse Mariam, e spense il cellulare divenuto inutile.

«Certo che il Navigli fa proprio schifo di inverno. Cosa servono tutti questi bar se non c'è un'anima viva? Bah.» E Luca tirò un grosso pezzo di neve nelle acque immobili del canale. Rachele osservò divertita.

«Acqua all'acqua, carina come cosa» ironizzò lei facendo ridere lo sconsolato amico.

«Fermi un attimo, guardate lì» disse Mariam indicando un punto non troppo distante col dito.

In quella notte buia e solitaria tre giovani ragazzi poterono scorgere una fievole luce, illuminando i loro volti e attirandoli come un faro nell'oceano. La facciata non era molto grande, la pietra scura che la formava era decorata sobriamente lasciando spazio alle grandi vetrine che mostravano numerosi oggetti dai colori sgargianti. L'ingresso era introdotto da due colonne sottili scanalate, probabilmente erano in legno intagliato ma Rachele non poteva esserne sicura vista la lontananza. Trovò che i dettagli delle vetrate, ornate da archi anch'essi in legno scuro, dessero al negozio un aspetto elegante, antico. Non seppe definire se stonasse o meno con il contesto generale degli edifici adiacenti, ma la ragazza si sentì il petto riscaldarsi di una dolce sensazione. Si avvicinarono.

Figli della Luna - Il mondo nascostoWhere stories live. Discover now