Capitolo 8 - Qui pro quo (pt.1)

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"Il sogno è l'ultima notizia che possiedo di te."

Franz Kafka

Rachele era seduta sull'erba secca, sentiva pizzicare le gambe a contatto con gli steli tagliati del grano. Osservava il cielo e le sue nuvole bianche, non c'era vento e queste rimanevano immobili permettendole di tracciarne i contorni e indovinarne le forme. Era proprio il paradiso.

«Secondo me assomiglia a un cane.»

Girò leggermente il capo e incontrò degli occhi castani guardarla. Non si spaventò e non trattenne nemmeno il respiro, lo riconosceva. Vestito di bianco e i riccioli sparsi sul tappeto dorato, il ragazzo tornò a guardare la stesa volta turchese e così fece lei.

«Sei tornato» disse lei respirando piano. «Pensavo te ne fossi andato per sempre.»

«Non me ne vado mai, dove sei tu sono anche io» rispose sorridendo e prendendo una spiga reduce dalla mietitrebbia. Se la mise alla bocca come quei ragazzi di campagna che si vedono nei film, facendolo sghignazzare Rachele.

«Che c'è?»

«Sembra tu stia fingendo.»

«Giammai, mai stato più reale in vita mia!» si offese. «Sarà pure un sogno ma quello che stai vedendo è vero per me, o almeno lo era.»

Allora stava nuovamente sognando, penso Rachele. Osservò nuovamente le nubi sopra di sé, ferme come fatte di ghiaccio. Effettivamente sembravano un cane.

Si mise seduta e neanche avvertì la velocità con cui l'aveva fatto. Non le girava la testa, semplicemente non se la sentiva nemmeno e così il corpo. Si rese conto di essere nello stesso campo di grano del sogno precedente e per un momento temette la tempesta.

«Perché sei qui?» mormorò facendosi sentire appena. Padrona del suo sogno sapeva che poteva controllarlo a suo piacimento ora che ne era a conoscenza. Quello non parlò.

«Rispondi. Chi sei?»

«Qualcuno di molto importante» disse il riccio guardando il cielo. «C'è tempo per parlare, ma non ora. Torna a stenderti e lascia che il sole ti riscaldi, non è bellissimo?»

«Non capisco perché tu sia sempre nei miei sogni.»

«Sono più effettivi dei ricordi» e chiuse gli occhi, sospirando. Passò qualche minuto e pareva completamente addormentato, tant'è che la spiga di grano gli cadde da bocca.

Rachele tornò a sdraiarsi, non c'era molto da fare e come lui aveva detto il sole era piacevole. Man mano il corpo cominciava ad avere un peso e le palpebre si chiusero come per effetto di un sortilegio gentile e buono.


Come gli occhi si erano chiusi, tornarono ad aprirsi infastiditi dalla luce. La morbidezza delle lenzuola su cui era stesa le fece intuire di essere nella sua stanza, a Milano, in inverno. La finestra era aperta e l'aria fredda dell'esterno aveva ormai invaso la camera.

Alzandosi per chiuderla notò con una nota di tristezza il cumulo vuoto di lenzuola sul letto dove la notte precedente ricordò esserci un gatto. In un qualche modo se n'era andato e aveva lasciato la finestra aperta.

«Dopotutto è riuscito a salire al primo piano» pensò tra sé e sé. «Non vedo perché non debba saper girare una maniglia.»

Scese le scale che la separavano dal piano terra ed entrò nella piccola cucina. Sua madre non c'era poiché impegnata al panificio nonostante fosse domenica. Erano anni che Silvia aveva aperto il suo negozio, fin da quando Rachele ne aveva memoria. Dal giorno in cui il padre le aveva lasciate la donna si era dovuta rimboccare le maniche e trovare un modo per andare avanti, lavorando giorno e notte da sola davanti alla fornace. La giovane ricordava le notti rimasta sveglia fino a tardi ad aspettare, mentre la babysitter si era addormentata sulla poltrona convinta di averla messa a letto. E ogni volta che la intravedeva dal vetro del vano in sala ecco che la piccola strillava per la gioia e svegliava la tata, come un tornado piombato in casa Della Torre. Per quanto amasse i dolci che la madre portava da lavoro ogni sera, ciò che veramente Rachele voleva era abbracciare la mamma tutta sporca di farina e profumante di pane. Era pura felicità quella dell'infanzia.

Aprì il frigorifero in cerca di un qualcosa da sgranocchiare, avrebbe passato la giornata sul divano cercando di non pensare alla sera prima e trovando le parole con cui scusarsi con la madre. E un modo per discutere con Luca e Mariam di tutto quello.

Si sedette al tavolo circolare e prese a mangiare dei biscotti natalizi avanzati dal bancone, pensando al micio che com'era apparso si era subito volatilizzato.

«Poteva anche rimanere quel musone» biascicò col biscotto in mano. «Ha fatto tante moine per entrare ed ecco che sgambetta via alle prime luci dell'alba!»

«A chi hai dato del musone?»

Stava ancora masticando il biscotto alla frolla con glassa verde e rossa che alzando lo sguardo si ritrovò di fronte non un gatto, nemmeno una qualche altra creatura che Rachele pensò poter essere lì vista la nottata precedente, ma un ragazzo.

Uno che non conosceva.

Si alzò così in fretta da far cadere la sedia alle sue spalle e con altrettanta velocità si precipitò al cassetto del piano cucina alla ricerca di un coltello o una qualsiasi altra cosa potesse fungere da arma. Non ci fece caso e nel girarsi verso il giovane si rese conto di aver impugnato un matterello. Fantastico.

«Se non esci da casa mia te lo becchi in testa» disse lei cercando di stare risoluta, cosa che la voce tradiva. Sentiva le nocche divenire bianche talmente stringeva con ferocia l'utensile di legno. Lo brandì come una spada e per un attimo ringrazio quelle poche volte che Mariam le aveva dato lezione di scherma. Tuttavia, erano assai inutile con un matterello.

«Prima di tutto vediamo di calmarci.» Si allontanò con le braccia alzate il ragazzo. «Non ho nessuna intenzione di farti alcunché se non me ne fai tu.»

Rachele squadrò da capo a piede quello che aveva l'aria di essere un biondino con più o meno la sua età. Era vestito normalmente, forse un po' più classicamente rispetto ai ragazzi che vedeva nella sua scuola. Indossava una camicia bianca con un gilet color panna e dei pantaloni neri, sembrava uscito dall'armadio di suo nonno. Furono le converse rosse a convincerla del contrario.

«Chi sei?» Si avvicinò di un passo, girando attorno al tavolo.

«Non ti ricordi di me?» Sollevò leggermente le sopracciglia ma il tono della voce non era né sarcastico né troppo innocente.

«Ricordarmi di te? Non ti ho mai visto in vita mia.» Toccò il suo petto con la punta del legno. «E ti conviene andartene prima che chiami i carabinieri, e subito.»

«Non avrai intenzione di colpirmi con questo coso, è abbastanza inutile contro di me.» Cercò di non riderle in faccia cosa che Rachele notò immediatamente. Di risposta gli batté il matterello sulla coscia e il ragazzo si piegò come trafitto da una spada. Doveva seriamente ringraziare Mariam.

«Okay okay, hai vinto ma smettila di picchiarmi. Diamine se fa male quell'affare» boccheggiò per un attimo tenendosi la gamba. Prese una sedia e provò a sedersi sotto lo sguardo truce di Rachele, in piedi di fronte a lui.

I carabinieri sarebbero arrivati nel giro di una ventina di minuti, nel migliore dei casi, e probabilmente non sarebbero bastati stando con quel...maniaco? La ragazza non conosceva minimamente le intenzioni di quel tipo eppure non voleva allarmare la madre che tornando a casa si sarebbe vista le volanti davanti alla soglia. Fu un grande "no" per Rachele e decise che se la sarebbe vista da sola, per ora.


Angolo dell'autrice

Vi prego, abbassate le pietre e lasciatemi spiegare...sono semplicemente pigra. Okay, so che non è una giustifica adatta a tale ritardo ma capitemi, l'estate sta finendo e il tormento per la scuola si fa sempre più prepotente (passo le giornate sul mio letto in attesa dell'inevitabile). 

In ogni caso, il capitolo di oggi è lunghino e così saranno i prossimi a venire. Ho riflettuto se dividerli o meno in due parti e ancora non sono venuta a una risposta definitiva, soprattutto perché ho paura che interrompendo la narrazione potrebbe non funzionare come dovrebbe. Cosa dite, troppo pesanti? Dividendoli magari farei un piacere a tutti, in effetti. 

[AGGIORNAMENTO: alla fine li ho divisi, per amor vostro]

Ma soprattutto, chi diamine è questo biondino? (Vi vedo che siate attentə mmmh, FURBACCHIONə)

Ci sentiamo sabato tesori!

Figli della Luna - Il mondo nascostoWhere stories live. Discover now