Capitolo 19 - Semen retentum venenum est

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"Il filo strappato può essere riannodato. Ora tiene, ma è strappato. Certo, forse ci rincontriamo, ma là dove mi hai lasciato là non mi trovi più."

Bertolt Brecht

Le settimane passarono, la neve dalle strade lasciò man mano spazio all'asfalto bagnato di un febbraio piovoso. Milano ricominciò a prendere ritmo, le vetrine si colorarono di decorazioni rosse e a forma di cuore. Nuove pubblicità venivano esposte sulle parete degli edifici che si ergevano verso il cielo e queste gridavano in lode all'amore di un secolo tanto materialista quanto poteva esserlo quello in cui Rachele si ritrovava a vivere, confusa com'era dalla nuova vita che la stava travolgendo.

Erano i primi di febbraio, quel giorno la maghetta aveva deciso di porre una pausa a quella sua routine da apprendista magica per poter concentrarsi a impegni ben più terreni e dare una mano al panificio della madre. Dopotutto avevano l'affitto da mantenere e non c'era pozione o incantesimo tale da poterle salvare dalla costosa vita milanese, o almeno, non che ne avesse trovati negli immensi libri dalla lingua indecifrabile che Er Vecio continuava a propinarle. Insomma, aveva bisogno di uno stop, respirare un po' di normalità e farina 00.

E in cuor suo, molto al di sotto degli strati della coscienza, si sentiva esser venuta meno al suo ruolo di figlia. Silvia, sua madre, le mancava. Non sapeva se era per il senso di colpa rispetto all'immenso segreto che le stava tenendo nascosto, la seconda vita che stava portando avanti nell'ombra della Notte, o semplicemente la distanza che aveva creato da qualche tempo tra lei e la madre risalente a ben prima della vicenda alle colonne di San Lorenzo. Si sentiva star crescendo troppo velocemente e di aver lasciato la madre sempre più indietro, distante dal mondo in cui man mano stava andando incontro. Ma in qualche modo provava un profondo sentimento di tradimento verso lei e quel suo padre, la cui identità informe lasciava un enorme buco in quel che pensava di conoscere. Se la madre fosse a conoscenza o meno di tutto ciò Rachele non sapeva di cosa farsene, la confusione era tale nella mente della ragazza da non avere idea neppure di come anche solo introdurre il discorso.

Uscì dal retrobottega con una teglia di pane caldo e fumante per poi porlo sul bancone e sistemarlo ad esposizione. Non era una giornata piena quella per il negozio, c'era stato giusto un via vai nella mattinata per commissionare dolci e torte in vista della festa che sarebbe caduta da lì a due settimane, così Rachele poté prendersi il tempo di respirare quell'aria di normalità che tanto aveva sentito venir meno ultimamente. Nessun drago, nessun mago, nessun fantasma. Pace dei sensi.

Ritornò verso il forno a legna sul retro e vide la madre intenta a riavvivare il fuoco dalle flebili fiamme.

«Ci penso io, ma'. Te vai che la signor Cristina vuole le paste pronte prima del ricevimento del battesimo» le fece, prendendole la legna dalle mani. Le sorrise, «lo sai com'è fatta, se non ti vede arrivare il tuo cellulare comincerà ad esplodere di chiamate anche se mancano ancora un'ora alla funzione.»

Lei sbuffò, pulendosi la fronte di cenere e sul volto si formò una risata combattuta. «A 'sto giro la nonna ha fatto le cose in grande, ho il furgone pieno manco partissi per il fronte.»

«Non riesco proprio a capire la necessità di 35 babà al battesimo di un neonato, non è che possa in qualche modo goderseli così pieni di liquore» ribatté Rachele, lamentosa. La cucina era piena di crema e farina ovunque, un po' come i suoi vestiti dopo quel finesettimana passato a seguire l'ordine di bigné, sfogliatelle e paste di tutti i generi. Da maga apprendista a pasticcera in erba, in ogni caso era riuscita a bruciare qualcosa pure lì.

«Oh, ma quelli sono per gli adulti, altrimenti come arrivano fino a sera?» rispose Silvia aggiungendo un occhiolino che portò la figlia a ridacchiare. Scosse la testa prendendo un altro ceppo di legno e tirandolo verso le fiamme.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 02 ⏰

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