Lo sai

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Le fedine erano nel cassetto della mia stanza: non le avevo più guardate. Non avevo più fatto nulla né pensato a nulla che riguardasse noi due. Dovevo ricominciare da capo dovevamo farlo entrambi, perchè insieme non potevamo farcela. Non eravamo fatti per essere uniti, forse non lo eravamo mai stati. 

C’erano troppe cose che non andavano, troppi rimpianti, troppi rimorsi, troppi rancori e cose non dette. Ci trascinavamo in una relazione che, probabilmente, avremmo dovuto troncare molto tempo prima, prima di arrivare ad amarci. 

Quello era il problema: nonostante la consapevolezza non riuscivo a non amarlo, a non sorridere anche di nascosto quando mi faceva una battuta o mi stava vicino. 

A differenza delle altre volte, non stavamo facendo drammi: parlavamo, ci confrontavamo, non rendendo difficile per gli altri convivere e lavorare con noi. In casa c’era comunque un’aria strana: nessuno riusciva a capacitarsi di quella cosa, di quella rottura a ciel sereno, capitata un po’ per caso. 

Nessuno, però, aveva chiesto e a noi andava bene così.

Io, nel mentre, stavo approfondendo sempre di più il mio rapporto con Martina, forse per solitudine, forse perchè un po’ mi piaceva, ma con lei stavo bene. Era spesso in villa e, nonostante la sua timidezza si stava integrando bene e, con mia sorpresa, pure Lele era aperto nei suoi confronti. Si stava comportando da persona matura, probabilmente molto di più di quanto stessi facendo io.

P: “Ehi, ho bussato ma non hai sentito”

Parli di lei ed eccola, le sorrisi guardandola e facendole cenno di entrare. 

T: “Scusa, stavo sentendo la musica e mi ero un po’ isolato”

P: “Tranquillo, capisco, a volte si ha bisogno di stare un po’ da soli e isolarsi”

Quello mi piaceva di lei probabilmente: non chiedeva mai e accettava i miei momenti di silenzio senza bisogno di spiegazioni, senza domandarmi nulla. Se Lele era stato il rumore della mia vita, lei era i silenzi compatibili ai miei.

T: “Dovevi chiedermi qualcosa?”

P: “Stiamo facendo dei tiktok tutti assieme di sotto e mi chiedevo se volessi unirti, ne ho fatto anche uno con Le. Che cute che è”

Annuii e mi alzai fingendo di non aver sentito quella frase finale, non mi andava, forse non volevo nemmeno farlo davanti a lei.  

Quando scendemmo di sotto, venni come travolto dal rumore e dal casino dei miei amici e delle mie amiche.

G: “Bentornato fra noi dormiglione!”

T: “Stavo cercando la mia pace, sentite che casino qua sotto”

V: “Come sei venuto delicato”

Tirai un pugno sulla spalla a Valerio, per poi veder spuntare da fuori Emanuele con Lorenzo e Diego.

D: “Eccoti qua, abbiamo dovuto mandare lei per farti alzare”

Lo: “Assurdo, sei sempre il solito”

T: “Ho comunque bisogno di input validi”

E lo vidi. Lo vidi sorridere fintamente e unirsi alla risata degli altri. Non volevo nemmeno dirla quella frase, faceva solo parte del mio processo di auto-convinzione che anche senza lui andava bene, sarebbe sempre andata bene. 

L: “Beh,almeno l'input è servito no? Almeno possiamo fare qualcosina tutti assieme, amor...Tanche”

E anche il quel caso lo vidi.

Vidi lo sguardo di tutti e il gelo sopra ai loro volti, ma non volevo che si creasse  quella tensione. Lui ci stava provando e io dovevo farlo con lui.

T: “Sono carichissimo, che volete fare?”

Da quel momento ci mettemmo sotto coi video e non ci pensai più.

Non era necessario farlo. 

POV EMANUELE. 

“Ho bisogno di input validi”

Quella frase mi martellava nella testa e non mi lasciava, nonostante stessi cercando di non darci peso. Le cose, bene o male, fra noi andavano bene e non volevo creare tensioni inutili. 

Non volevo far vedere quanto in realtà mi facesse soffrire  quella cosa, dovevo lasciarlo vivere e lasciargli frequentare chiunque lo rendesse felice. 

Quando finimmo di riprendere, uscii dalla stanza e mi andai a sedere sulle sedie fuori. Avevo bisogno d’aria per poter continuare o sarei esploso. 

T: “Scusa, non avevo visto fossi uscito, rientro”

Mi girai a guardarlo. Perchè il problema da cui stavo scappando mi inseguiva?

L: “Ma figurati, stai pure, dentro si crepa dal caldo e dal casino”

T: “Come darti torto, mi sembra di esplodere”

A chi lo diceva. Lo vedevo con lei e mi sembrava di esplodere, lo vedevo e mi sembrava di esplodere. 

Volevo esplodere e basta.

L: “A chi lo dici”

T: “Successo qualcosa?”

L : “Nah, sono solo molto stanco e un po’ mi manca Roma e Giogio”

T: “Beh, penso sia normale, col trasloco non sei più riuscito ad andare”

L: “Hai ragione, prima o poi devo pensare di andare giù”

Lo vidi irrigidirsi, ma feci finta di nulla. Odiava il pensiero che viaggiassi da solo, aveva sempre avuto il timore che potessi star male e lui non potesse aiutarmi. 

T: “Si potrebbe organizzare di andare giù tutti insieme”

L: “Mi spiacerebbe. Gian qua a Marta, tu ti stai frequentando con Martina, magari Diego, ma non so, vedremo”

Mi stavo sabotando da solo e nemmeno sapevo il perchè.

T: “Sai che verrei giù senz..”

L: “Tancredi, non dirlo, okay? Non farlo e fammi fingere di non conoscere i tuoi pensieri”

T:  “Però lo sai che...”

L: “Lo so, lo so”

Sentii la sua mano appoggiarsi sopra alla mia e senza nemmeno pensarci la strinsi, così forte da fermare quell’esplosione che provavo dentro.

T: “Non farti problemi a chiedere, mai, anche se non siamo più insieme, chiaro?”

L: “Va bene, ora torna dentro o gli altri si preoccuperanno”

Tolse la mano dalla mia presa e si alzò, per lasciarmi solo. Quando sentii la porta finestra chiudersi sospirai e portai la mano sulla mia guancia. 

Non riuscivo nemmeno più a piangere.

Someone’s note

Ciao a tutt ed eccoci qui. 

Grazie di leggermi, commentate e che gli anticorpi siano con voi.

Someone

Futuro per i Tankele//Part ThreeWhere stories live. Discover now